Il PCI siciliano si tira fuori
Documento della segreteria regionale del PCI sulle elezioni del 5 novembre in Sicilia
Il PCI siciliano, consapevole sia dei vincoli imposti dalla legge elettorale vigente, sia delle debolezze complessive, politiche e organizzative, di una forza politica nata appena un anno fa, ha lavorato per mesi, insieme ad altre forze politiche ed a esperienze dei movimenti di lotta, alla costruzione, per le elezioni del 5 novembre, di uno schieramento alternativo a partire da radicali discriminanti politiche e programmatiche.
L’operazione di Art.1-MDP, attorno alla candidatura dell’On. Claudio Fava, ha mutato questo quadro per le modalità inaccettabili con cui è stata avanzata, in netto contrasto con le esigenze di un percorso partecipato e soprattutto per le dichiarazioni di funzionalità alla ricostruzione del centrosinistra con cui è stata accompagnata da esponenti nazionali e locali di Art.1.
Abbiamo espresso da subito la nostra opposizione a quello che abbiamo ritenuto uno snaturamento del progetto originario ed una pericolosissima premessa per gli appuntamenti dei prossimi mesi, a partire dalle elezioni nazionali.
Dopo l’accordo Art1-Pisapia è apparso ancora più chiaro che l’orizzonte, per quella coalizione, è il centrosinistra. Inaccettabile per noi e per chiunque voglia cambiare veramente le cose in Italia, per almeno due motivi:
1) Non fa i conti con le disastrose politiche del centro-sinistra e con la natura organicamente moderata del PD;
2) Rimuove totalmente il risultato del referendum costituzionale, scegliendo addirittura come leader chi si è battuto accanto a Renzi per il sì.
La nostra critica si è incontrata con quella di altre forze politiche ed esperienze presenti nella realtà siciliana costituendo un patrimonio di relazioni importante per il futuro.
Purtroppo la scelta incomprensibile del Partito della Rifondazione Comunista di aderire alla coalizione egemonizzata da ART1 ha reso impraticabile, nei tempi strettissimi disponibili, la costruzione di una lista comunista ed anticapitalista, come da noi proposto, che sarebbe stata coerente prosecuzione del lavoro precedentemente svolto insieme, tra gli altri, ai compagni del PRC.
Da parte nostra, rivendichiamo la coerenza delle nostre posizioni e in particolare della capacità di lavorare in modo unitario, senza cedere neanche di un millimetro sulle discriminati di fondo. Lavoreremo ancora in questa direzione, al di là della scadenza elettorale, mettendo in evidenza la riconquista dei diritti sociali e politici.
Servono l’unità dei comunisti e di una sinistra anticapitalista che siano capaci finalmente di essere se stessi, fieri della propria tradizione, capaci di rinnovarla senza perdere di vista i veri interessi da difendere, quelli dei più deboli.
Nessuna delle opzioni presenti in questa campagna elettorale può aiutare, neppure parzialmente, questo necessario lavoro di ricostruzione di punti di riferimento di lotta politica e sociale. A partire da questa considerazione il PCI concentra le proprie forze sull’iniziativa sociale in difesa degli interessi dei settori più deboli della società.
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