Il Medioevo è stato un periodo di rivoluzioni
Molti pensano al Medioevo a un periodo cupo e opprimente. Niente di più errato...
Non ho mai capito tutta questa prosopopea contro Il Medioevo. Solo per il semplice fatto di essere ritenuto un periodo intermedio fra la classicità e la modernità? Mi pare una forzatura irrazionale e che non corrisponde per nulla alla realtà storica dei fatti. L’origine di questo astio nei confronti del Medioevo - che è palpabile nei libri scolastici - lo si deve agli umanisti italiani del quattordicesimo secolo secondo i quali la vera "età dell’oro" aveva due nomi di città: Atene e Roma. Pertanto, tutto quanto è successo fra il declino della Roma imperiale e la rinascita del quattordicesimo era da considerare "buio", "assenza di civilità" e "oscurantismo". Per fortuna che ci pensò il romanticismo a ridestare il giusto interesse verso il Medioevo.
In questo mio articolo intendo porre l’attenzione su tre aspetti del Medioevo da riternersi precipui alla tesi di un Medioevo fonte di rivoluzioni in grado di cambiare la storia.
Un primo aspetto attiene alla Chiesa. Nel 534 d.C. San Benedetto da Norcia detta "La Regola dell’Ordine di san Benedetto" o "Regola benedettina" (in latino denominata "Regula monachorum" o "Sancta Regula"). Una regola dall’impianto strutturale corposo: un "Prologo" e di settantatré "capitoli". Cosa c’è di così rivoluzionario in questa Regola. Per la prima volta si attesta che c’è una parte sociale nella missione della Chiesa su questa terra. E’ la Regola dell’ "ora et labora". Ossia della "preghiera e del lavoro". Fino a quella data tutte le Regole - aventi come riferimento la Regola Agostiniana - si occupavano del lato spirituale dell’essere cristiano. Secondo Sant’Agostino il cristiano non era in possesso neanche del suo corpo poiché il vero padrone era Dio. Invece, con San Benedetto da Norcia si comprende che la Chiesa deve avere un’anima sociale. Questo attraverso il lavoro in quanto il lavoro è un metodo di preghiera per avvicinarsi a Gesù Cristo. In termini "volgari" si direbbe che il lavoro nobilita l’uomo. Si passa, pertanto, da una Chiesa chiusa nella cura asfittica dell’io dell’uomo a una Chiesa che ha come palcoscenico della propria azione diuturna il Mondo. Tale impostazione costituirà nei secoli undicesimo e dodicesimo il terreno di nascita degli Ordini c.d. "Mendicanti". Ordini nati per differenti motivi. In primis, per opporsi a un processo di evidente secolarizzazione della Chiesa. Secondariamente, strumenti contro le varie eresie allora molto diffuse. Infine, per sviluppare nuove forme di contatto fra la Chiesa e i propri fedeli. Rappresentavano una Chiesa povera che non aveva nessun bene e che faceva della mobilità uno status peculiare. Da questi "Ordini Mendicanti" ebbero origine, secoli dopo, i germi di movimenti ideologici e politici tesi a limitare, se non ad abbattere, i regimi monarchici autoritari.
Un aspetto che reputo fondamentale al fine di scrivere una storia rivoluzionaria del Medioevo attiene al concetto di "orario". L’ "orario" assume differente valenze in rapporto sia all’Alto Medioevo che al Basso Medioevo. Nell’Alto Medioevo l’ "orario" era la tempistica imposta dalla Chiesa che suddivideva la durata di un giorno in parti ben precise a secondo delle attività del clero. L’ "orario" era anche espressione di un mondo che aveva nella campagna il centro dell’attività in quanto nell’Alto Medioevo le città avevano perso d’importanza. Le cose cambiano quando l’Europa sale dall’Alto al Basso Medioevo. Dal 1000 d.C. in poi. In quel periodo le campagne iniziano a perdere quella centralità avuta in precedenza. Iniziano a formarsi delle forme primitive di città risultato dell’accorpamento di centri urbani costruiti attorno a un castello con agglomerati di case nelle immediate vicinanze. In quel preciso istante nacquero quei centri urbani che divennero le città del periodo delle autorità comunali, dei principati e del Rinascimento. L’ "orario" cambio. Non era più regolato dalle attività della Chiesa, ma dai tempi della città. Dove nascevano le prime attività imprenditoriali e finanziarie. Quindi, l’ "orario" era l’ "orario" delle attivtà umane che non rispettavano i canoni in auge in precedenza. L’ "orario" divenne più flessibile. Era anche i lrisultato dell’affermarsi di una borghesia cittadini che spendeva il suo tempo anche in attività ludiche. Questa rivoluione dell’ "orario" lo dobbiamo al tanto vituperato Medioevo.
Terzo ed ultimo aspetto. Nell’Alto Medioevo chi lavorava nei terreni del duca o del conte era spesso ritenuto un servo della gleba. Questo significava che non era considerato una persona umana. Era un pezzo dei beni immobiliari di proprietà del signore di turno. Non aveva nessun diritto. Quando il terreno cambiava di proprietà anche lui doveva mettersi a disposizione del novello signore. Le cose iniziarono a mutare allorquando fu esteso l’utilizzo di un particolare contratto agrario detto "livello". La cui codificazione risalente al 368 d.C. agli imperatori Valentiniano I e Flavio Giulio Valente. Era un contratto rivoluzionario poiché per la prima volta i servi della gleba venivano considerate persone che avevano diritti e doveri. Finalmente i servi della gleba erano posti in grado di poter avere una parte del frutto del loro lavoro e di non essere sbattuti fra u nsignore ed un altro. Infatti, il livello che prevedeva un affitto dell’appezzamento del terreno era rinnovabile. Ciò determino la nascita di un ceto agricolo più moderno. Grazie al livello l’agricoltura cambiò modalità operativa. Da semplice agricoltura di sussitenza si potè sviluppare un modello per così dire più "industriale" in grado di creare un sistema economico che girasse attorno all’agricolutra. Non per nulla il commercio di derrate agricole vide un aumento esponenziale dei propri volumi di traffico.
Vogliamo, dunque, perseverare nella storiella di un Medioevo stagnante e figlio di una concezione della vita oscurantista? Non credo proprio. Riscopriamo il piacere di conoscere il Medioevo. Potremmo trovare delle inusuali ed innaspettate soluzioni agli angoscianti problemi che assillano questo moderno c.d. "moderno" ed "evoluto".
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