Il Quadro della settimana: Il Bacio (di Francesco Hayez, Venezia 1791 – Milano 1882)

Olio su tela, 112 x 88 cm.
- 1859. Ubicato nella Pinacoteca di Brera

di Orazio Leotta - martedì 31 luglio 2012 - 8261 letture

Capostipite di tutti i baci-icona, al dipinto possono essere date diverse chiavi di lettura. Intanto rappresenta il simbolo della nuova alleanza intervenuta tra Francia e Italia a seguito degli accordi di Plombieres: i colori delle bandiere di Italia e Francia si incrociano; l’uomo che ha un cappello verde così come è verde il risvolto del mantello oltre il rosso della calzamaglia, abbraccia la donna interamente ammantata d’ azzurro con le maniche bianche della veste. il_bacio_hayez[1]Il quadro altresì nel rappresentare un intimo atto amoroso punta l’indice sui nuovi ideali risorgimentali (l’impeto, la passione, l’amore puro, l’ardore della gioventù). Sentimento puro e naturalezza, che fanno trasudare sensualità. Hayez rappresenta l’uomo con un piede sullo scalino e ciò trasmette nello spettatore l’idea che lui se ne stia andando: questo particolare rende ancora più sensuale ed emozionante la vista, perché dà l’idea della priorità della ricerca del gesto passionale ancor prima di ogni altro impegno preso o azione da eseguire.

I corpi sono simmetricamente in posizione da assecondarsi vicendevolmente, con l’uomo che divarica leggermente le gambe e con la donna, che inclinandosi sensualmente, si lascia avvolgere e sembra “gradire” l’audacia dell’uomo. In principio fu “Il Bacio” di Hayez, ma altri baci famosi sono stati immortalati da quel momento fino ai nostri giorni col significato di intenso e privato momento di tenerezza che si isola dal resto del mondo. bacio-times-square[1] Celebre a tal proposito il bacio di Times Square, immortalato da Alfred Eisenstaed, momento simbolo della fine della seconda guerra mondiale (1945).

Un marinaio baciava una giovane donna americana, nei momenti susseguenti all’annuncio del presidente Truman che il Giappone era stato sconfitto. La foto fu pubblicata dal settimanale Life. Poi c’è “Il bacio di Vancouver”: in mezzo alla guerriglia urbana scatenatasi tra opposte tifoserie di squadre di Hockey su Ghiaccio (Canucks di Vancouver vs. Bruins di Boston, finale di Stanley Cup, Giugno 2011) due fidanzati 20110617_vancouver_bacio[1], incuranti di ciò che sta avvenendo a poca distanza da loro si baciano distesi a terra e il loro sembra un invito del tipo “fate l’amore, non fate la guerra”.

Identificati nei giorni successivi, i due giovani rispondono ai nomi di Scott Jones, studente universitario nell’Ontario e della sua fidanzata, la canadese Alex Thomas. In ultimo facciamo cenno al bacio di Doisneau (Le baiser de l’Hotel de Ville), doisneau-robert-le-baiser-de-l-hotel-de-ville-paris-1950[1] immortalato nel 1950, davanti al Municipio di Parigi. Erano i tempi di Edith Piaf, Juliette Greco, del Cafè de Flore. Il bacio in questione fece ben presto il giro del mondo ed è l’immagine d’amore più sfruttata in cartolina. Peccato che il fotografo, rivelò al mondo intero, che i due amanti non erano dei veri innamorati, ma furono all’uopo assoldati per il celebre scatto.

Francesco Hayez (1791-1882) ebbe una formazione giovanile neoclassica. Originario di Venezia, nel 1809 si trasferì a Roma dove entrò in contatto con Antonio Canova di cui divenne amico ed allievo. Trasferitosi a Milano nel 1820, in questa città raccolse l’eredità del maggiore pittore neoclassico italiano: Andrea Appiani. Il suo stile pittorico si formò di un linguaggio decisamente neoclassico che non perse mai neppure nella sua fase romantica. Il suo romanticismo è infatti una scelta solo tematica. Nel 1820 realizzò il suo primo quadro di ispirazione medievale «Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri» che venne considerato il manifesto del romanticismo italiano. Due anni dopo realizzò il quadro de «I Vespri siciliani». La sua produzione, oltre ai temi storici, fu proficua anche nel genere dei ritratti. Dal 1850 diresse l’Accademia di Brera, divenendo un personaggio di spicco dell’ambiente culturale milanese.


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