IL COPERCHIO DEL MARE
di
laura Timpanaro
- mercoledì 12 dicembre 2007
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"Alla fine dell’estate chi è stato l’ultimo a uscire dal mare?
L’ultimo è tornato a casa senza chiudere il coperchio del mare
Ed allora, per tutto questo tempo il mare è rimasto scoperchiato..."
Con questi versi di Hara Masumi prende avvio l’ultimo romanzo di Banana Yoshimoto: "Il coperchio del mare", uscito in Giappone nel 2004 e approdato in Italia da qualche mese. "Il coperchio del mare" ha una trama molto semplice, ma per nulla esile. Mari, appena laureata in scenografia teatrale, è tornata nel suo paese natale e ha deciso di aprire un piccolo chiosco di granite. Quest’estate sua madre ospita Haijme, figlia di una sua cara amica, che sta attraversando un periodo molto difficile, a causa di un lutto. Mari è una ragazza decisa, determinata ad ottenere ciò che vuole, energica. Haijme, pur avendo una forte personalità, è una presenza più silenziosa, più malinconica. Mari, tutta presa dal suo lavoro, si è un pò trascurata. Haijme è magrissima, ed ha una parte del viso coperta dalle cicatrici di un’ ustione. Tra passeggiate in spiaggia, nuotate, e lunghe chiaccherate, tra Mari e Haijme nasce un forte legame d’amicizia. Finita l’estate Haijme torna a casa, Mari è triste, ma il ricordo della loro amicizia l’aiuterà a superare anche la solitudine dei lunghi mesi invernali. Forse non è riuscita a risolvere del tutto i problemi dell’amica, ma sicuramente l’ha aiutata a guardare al futuro con maggiore fiducia ed ottimismo.A fare da sfondo un incantevole paessaggio marino. Il mare, con i suoi misteri e le creature che si celano negli abissi, assume un ruolo fondamentale nella vicenda: una presenza costante e rassicurante nella vita di Mari, un balsamo per l’anima ferita di Haijme. L’amicizia delle due protagoniste è il mezzo atttraverso il quale la Yoshimoto indaga i grandi temi universali: l’amicizia,l’avidità, l’importanza di credere nei propi sogni, e tematiche del mondo contemporaneo come la globalizzazione. L’amicizia come centro propulsore di energia, incentivo a coltivare i propi sogni, valore molto raro, e forse anche per questo più prezioso. L’avidità umana, causa del degrado esistenziale degli uomini, e sintomo di un vouto esistenziale. L’importanza di coltivare i propi sogni, di considerarli il motore della nostra esistenza. La globalizzazione, elemento centrale nella descrizione del paese della narratrice, viene presentata come un fenomeno, che nel giro di pochi anni, ha cambiato la morfologia di un piccolo e grazioso paesino giapponese, modificandone l’anima. Privandolo delle sue "tipicità", l’ha omologato, fino a renderlo spoglio. Lo stile semplice e limpido della scrittrice giapponese, approdata in Italia nel 1991 con "Kitchen", è in quest’ultimo lavoro al servizio di una delicata parabola sul mondo contemporaneo.
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