Incendi estivi: Hanno distrutto la nostra Civiltà

Quanto è successo nell’Italia del Sud e in Grecia provoca moti di infinita rabbia e tristezza in chi ha vivo il mito della Classicità greca

di Emanuele G. - martedì 11 settembre 2007 - 3123 letture

Vergo queste righe con un misto di rabbia e tristezza. Sentimenti forti, lo ammetto, ma condivisibili.

Mi riferisco agli incendi che hanno devastato vastissime aree del Sud d’Italia e della Grecia provocando decine di morti. Sento che una parte della nostra Storia è andata persa del tutto annerita da terribili fiamme devastatrici. Quando affermo “parte della nostra Storia” intendo puntualizzare un preciso dato di fatto. Il territorio oltraggiato da mani sacrileghe non va inteso solo dal punto di vista della mera fisicità (ciò che si vede), ma, anche, dal punto di vista culturale (ciò che non si vede).

E il senso della perdita, allora, diventa ancor più angosciante. Gli incendi hanno distrutto un insieme di territori legati fra di loro da un ben preciso modello culturale voluto dai greci. Questo modello culturale aveva precise qualificazioni caratteriali in quanto espressione della vita di collettività autoctone e allogene laboriose e creative. Posso affermare, senza temere smentite, che in quei territori, del Sud d’Italia e della Grecia, è sorto il primo modello di unità d’Europa.

Quindi, capirete che quanto è successo non può essere letto come un semplice fatto di cronaca. Ma le implicazioni sono ben altro e molto più complesse. La mano insanguinata dell’uomo “contemporaneo” ha oltraggiato le terre del mito. Le terre culla della nostra cultura e dei nostri valori. Se ci si pone innanzi a una carta geografica e si comincia a prestare attenzione ai nominativi delle località, molti ricordi si manifestano nella nostra mente. Si sviluppa un procedimento di ricostruzione geografica di una cultura che ha dato a noi le conoscenze basilari. Ogni nome riportato in quella cartina ci fa balenare il ricordo di un personaggio storico, di una città che ebbe lustro in quei secoli, di una battaglia, di un evento letterario, di una corrente filosofica. La denominazione geografica funge, in sintesi, da tassello di un puzzle che partecipa all’elaborazione del nostro dna culturale e della nostra identità.

Per chi è amante della Classicità greca quelle terre appaiono veramente come la “terra promessa”. E’ un’esperienza unica che si sperimenta attraverso la lettura di un frammento di una poesia, la visione di un’anfora, l’ammirazione di un panorama.

Pertanto, i drammatici eventi incendiari occorsi nelle ultime settimane sono vissuti da noi come un’autentica apocalisse costringendoci a delle amare riflessioni sulla povertà dei nostri tempi.

Tuttavia, non dobbiamo abbatterci e il reagire deve diventare il sale della nostra azione quotidiana. Reazione che si deve sostanziare in alcune linee guida ben precise:

1. Ricostruire un positivo rapporto con il territorio mediante lo sviluppo di progetti di alfabetizzazione civile delle collettività;

2. Maggiore cura del territorio in tutte le sue accezioni perché un territorio trascurato è sintomo di una collettività che non si ama;

3. Considerare in modo meno rilevante il valore economico di un territorio e introdurre un indice di valore culturale del medesimo;

4. Rendere più decisa l’azione delle autorità competenti in riferimento alle fattispecie collegate ai reati ambientali;

5. Modificare una consuetudine che vuole la Protezione Civile come una struttura dello Stato che interviene dopo il fatto, mentre andrebbe sviluppata una Protezione Civile del prima;

6. Rafforzare l’Agenzia Europea per la sicurezza ambientale con sede in Danimarca attribuendole funzioni di controllo sull’applicazione della normativa ambientale da parte dei paesi dell’Unione e ospitando una struttura di coordinamento interforze delle protezioni civili nazionali.

I tragici eventi di cui siamo stati testimoni devono essere lo sprone a una riappropriazione attiva e positiva del nostro territorio. Chi può permettersi di vivere in un territorio reso inospitale per sua stessa volontà? E’ questo il vero problema di una “civiltà” che sembra aver perso il senso della propria identità.


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Incendi estivi: Hanno distrutto la nostra Civiltà
30 settembre 2007, di : Maddy lucania

Un bel discorso...secondo me non è solo un fatto di cultura ma anche un fatto di appartenenza, io sono lucana,e,bruciare i boschi o comunque posti nella mia terra è come bruciare un pezzo di me,un pezzo di grecia,infatti,mi sento molto vicina al popolo greco,essendo la lucania parte della magna grecia e vivendo la grecia antica nel dialetto di tutti i giorni.Potrebbe sembrare che questo non c’entri molto con gli incendi,ma non è così.E’ un modo inusuale per dire stop agli incendi dolosi.Oltre a fare del male a noi fate del male a voi stessi...BASTA!!!