Guadagniamo di meno

Tra i giovani under30 la retribuzione media oraria (11,9 euro) è del 36,4% inferiore a quella dei dipendenti over50. Le lavoratrici dipendenti guadagnano 6mila euro in meno dei lavoratori . Articolo di Giovanni Caprio (Pressenza)
Nel 2022 la retribuzione oraria media, nelle unità economiche con almeno 10 dipendenti, tra le donne è pari a 15,9 euro (0,5 euro inferiore alla media calcolata su tutti i dipendenti) e tra gli uomini è pari a 16,8 euro (0,4 euro superiore). Il differenziale retributivo di genere (Gender Pay Gap) è più marcato tra i laureati (16,6%, un valore circa triplo di quello medio) e tra i dirigenti (30,8%). Anche i giovani under 30 guadagnano il 36,4% in meno rispetto agli over 50 (38,5% tra gli uomini, 33,3% tra le donne) e i lavoratori con contratto a tempo determinato percepiscono il 24,6% in meno di chi ha un contratto a tempo indeterminato. E’ quanto emerge da un recente Rapporto dell’ISTAT sulla struttura delle retribuzione.
Le lavoratrici dipendenti guadagnano 6mila euro in meno dei lavoratori (33.807 euro contro 39.982). Anche con riferimento alla retribuzione media oraria (riferita al mese di ottobre), pari a 16,4 euro, le donne vengono retribuite circa un euro in meno rispetto agli uomini (rispettivamente 15,9 e 16,8 euro). Il differenziale retributivo di genere (Gender Pay Gap o GPG), calcolato come differenza percentuale tra la retribuzione oraria media di uomini e donne rapportata alla retribuzione oraria degli uomini, nel 2022 è pari al 5,6%. Il GPG raggiunge i valori più elevati nei Servizi di mercato (il 14,1%) e nell’Industria in senso stretto (il 13,2%). E’ nel “privato” che le donne guadagnano molto meno: se infatti il GPG nel comparto a controllo privato è pari al 15,9%, nel comparto a controllo pubblico scende al 5,2%.
In quest’ultimo le donne sono la maggioranza (55,6% dei dipendenti), hanno un elevato livello di istruzione e la più alta retribuzione oraria: tra le laureate la retribuzione oraria arriva a 23 euro ed è di ben 6,9 euro superiore a quelle delle laureate nel comparto privato; tra gli uomini la differenza si riduce a 4,1 punti, con retribuzioni orarie pari a 26,6 euro nel pubblico e a 22,5 euro nel privato. E anche le ore retribuite per le donne sono inferiori a quelle degli uomini del 15,1% – in media sono 1.539 a fronte delle 1.812 ore degli uomini – anche per effetto della maggiore diffusione di contratti con orario part-time. Nelle imprese con almeno 10 dipendenti, infatti, la percentuale di lavoratrici part-time, sul totale degli occupati, è più che doppia rispetto a quella degli uomini (12,3%, contro 5,2%).
La retribuzione media annua cresce all’aumentare del titolo di studio del lavoratore, in tutti i settori di attività economica e indistintamente per uomini e donne. Rispetto a un lavoratore che possiede al più un livello di istruzione secondaria inferiore (in passato la licenza media), chi possiede il titolo di istruzione secondaria di secondo grado (diploma) percepisce il 18,5% in più e il divario sale al 58,8% per chi ha raggiunto un livello di istruzione terziaria (laurea e oltre). La retribuzione media annua più elevata si registra tra i lavoratori con almeno la laurea nel comparto dell’Industria in senso stretto (56.404 euro), mentre la retribuzione più bassa si rileva tra i lavoratori con al più la licenza media nel comparto dei Servizi di mercato (27.067 euro). “Se si considera anche il genere, si legge nel Report, la retribuzione media annua più bassa è quella delle donne con al più la licenza media (26.003 euro), la più alta è quella degli uomini con livello di istruzione terziaria (56.104 euro). A parità di livello di istruzione, i dipendenti uomini hanno retribuzioni medie annue sempre superiori alle donne, con un divario che aumenta al crescere del livello di istruzione: si ferma al 19,9% tra i dipendenti con al massimo la licenza media, sale al 20,5% se l’istruzione è secondaria superiore e raddoppia, raggiungendo il 39,9%, per l’istruzione terziaria.”
Tra i giovani under30 la retribuzione media oraria (11,9 euro) è del 36,4% inferiore a quella dei dipendenti over50 (18,7 euro) e del 24,7% inferiore a quella di coloro che hanno un’età compresa tra i 30 e i 49 anni (15,8 euro). “Osservando le differenze per classe di anzianità lavorativa in azienda, si sottolinea nel Report dell’ISTAT, la retribuzione oraria maggiore si registra dai 30 anni di anzianità (21,6 euro l’ora), attestandosi a 1,6 volte la retribuzione oraria di chi ha meno di 5 anni di anzianità. L’aumento più significativo si ha nel passaggio da 0-4 ai 5-9 anni di anzianità (+17%) e tra 5-9 e 10-14 anni di anzianità (+16,5%). La retribuzione oraria degli uomini supera sempre quella delle donne, per qualsiasi anzianità lavorativa, pur aumentando per entrambi al crescere degli anni di lavoro.
Le retribuzioni medie orarie più basse caratterizzano il Sud (15,7 euro), immediatamente seguito dal Nord est (15,9 euro); quelle più alte si registrano nel Centro (17 euro). Infine, la retribuzione media oraria aumenta al crescere della dimensione dell’unità economica: le più piccole (tra i 10 e i 49 dipendenti) hanno la più bassa retribuzione media oraria (12,8 euro l’ora), mentre le più grandi (con almeno 1000 dipendenti) hanno quella più alta (19,2 euro l’ora).
In allegato il report Istat. L’articolo di Giovanni Caprio è stato diffuso anche da Pressenza.
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