Gratta e corri

Vademecum della Regione Friuli-Venezia Giulia su come comportarsi

di Adriano Todaro - martedì 23 gennaio 2018 - 4490 letture

Quella notte, Zuan (sarebbe Giovanni), sindaco di un piccolo paese posto a 1.300 metri d’altezza, in provincia di Udine, aveva dormito malissimo. La mattina seguente avrebbe dovuto intervenire ad una riunione ufficiale, con altri sindaci della regione, a Trieste, al cospetto della Frangetta più intelligente prima del Paramento europeo, poi della direzione Pd e, in futuro del Parlamento italiano, Debora Serrachiani.

Mentre faceva colazione e la moglie Rotilda zampettava da una stanza all’altra, aprendo questo o quell’armadio, lui, il sindaco, era preoccupato ed emozionato: cosa succederà oggi? Riuscirò a chiedere per i miei 412 abitanti di fare una strada e non restare isolati per tutto l’inverno? Poi la moglie aveva cominciato a berciare da una stanza all’altra: “Mi raccomando, comportati bene, non fare brutte figure”. “E cosa dovrei fare o non dovrei fare, secondo te?”, aveva risposto nervoso Zuan.

Beh! – rispondeva la moglie – Prima di tutto non grattarti continuamente la pancia”. “Ma è la maglia di lana che mi fa grattare…”. “… Senti, cambiati la maglia perché il prontuario lo dice chiaramente: ‘non grattarsi la pancia’. E poi non correre sempre”.

Dovete sapere che una caratteristica dei sindaci friulani è quella di grattarsi la pancia e correre in continuazione. Non solo. Si tolgono spesso le scarpe si mangiucchiano le unghie, giocherellano con le posate e giocano con il telefonino. Ora voi capite che tutto ciò non sta bene perché mentre, ad esempio ad una cena ufficiale, la Debora sta mangiando, quello seduto di fronte a lei tira su la minestra con il risucchio boccale, parla con la bocca piena e ha la barba malcurata. A fianco della Frangetta, c’è una sindaca che si è tolta le scarpe e usa il coltello come fosse “un pugnale” e la forchetta come fosse “una ruspa” (ma Salvini non c’entra).

Poi quando magari la Serracchiani, inizia a parlare, qualcuno gli “sbadiglia platealmente” in faccia. Ora qua ci sono almeno due scuole di pensiero. Com’è lo sbadiglio plateale? Se per caso lo sbadiglio cerco di mascherarlo facendo la boccuccia a culo di gallina, è consentito? Boh!

Su questo problema il manuale non dà una risposta univoca. Sì perché le cose che ho scritto sopra, sono tratte da un manuale di 68 pagine, costato ai friulani 6 mila euro e che l’Ansa così lo presenta: “Pratico vademecum sul cerimoniale e protocollo degli Enti territoriali a uso dei Sindaci e dei piccoli Comuni, una sorta di sintesi dei testi classici su cerimoniale e regole di comportamento istituzionali, scritto dal cerimonialista Giovanni Battista Borgiani, di cui il riferimento più noto è un volume di 450 pagine, curato da Massimo Sgrelli”.

Voi magari pensate che i problemi siano le strade, le comunicazioni, i trasporti, i piccoli paesi isolati. E, invece, il manuale indica chiaramente le modalità di esposizione delle bandiere, l’utilizzo della fascia tricolore, come scrivere le lettere e la messaggistica istituzionale, le precedenze e i “piazzamenti” a tavola e nelle sedi istituzionali e tanto altro.

E i vestiti. Cioè come vestirsi. Guardate che questo è problema fondamentale. Mica uno può andare ad un pranzo ufficiale con Debora con gli scarponi d’inverno e gli infradito d’estate, eh! Il sindaco Zuan, su questo problema, aveva aperto un “tavolo” (come dicono i politici importanti) con la moglie Rotilda. “Le scarpe – aveva chiesto – quali metto?”. Rotilda, che come tutte le friulane ha uno spirito pratico, era andata subito a prendere il Vademecum della Frangetta: “Guarda c’è scritto tutto qua non preoccuparti: gonna al ginocchio o pantaloni per la donna, completo (mai nero) per gli uomini. Le sindache avranno l’accortezza di indossare calze e scarpe chiuse anche d’estate”.

Qua la parità di genere va a farsi benedire: perché le donne, anche d’estate, debbono portare le calze e le scarpe ben chiuse? E gli uomini? Sbarazzini, senza calze e con le scarpe aperte? E poi: aperte come? Sul davanti, dietro? Propongo di fare una nuova edizione, magari da 10 mila euro, un po’ più completa inserendo le cose che questo Vademecum non illustra. Ad esempio le mani nel naso si possono mettere? Quando scappa la pipì, anche per l’emozione di stare a tavola con la Frangetta, bisogna trattenerla fino allo spasimo compiendo contorsioni degni di Ben Dova, o andare subito in bagno? Guardate che non sono problemi da poco.

Ora capisco perché Frangetta, nel 2009, ha scritto un libro (e te pareva!) per la Rizzoli (a ridagli!) dal titolo un po’ criptico: “Il coraggio che manca. A un cittadino deluso dalla politica”. E qual è il coraggio che manca a un cittadino deluso dalla politica?

Chiedere dove sono i gabinetti.


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