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Grande liquidazione: oligopoli 2003

Un articolo di di Silvia Ribeiro* fornisce dati e informazioni sull’economia degli oligopoli nel mondo.

di Redazione - mercoledì 31 marzo 2004 - 5430 letture

Secondo i dati della Banca Mondiale, nel 2003 si è mantenuta la tendenza iniziata nel nuovo millennio: delle cento maggiori economie del pianeta, 51 sono gruppi societari transnazionali e 49 sono nazioni. I paesi primi della lista, in base al loro prodotto interno lordo (PIL), sono: Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Cina, Italia, Canada, Spagna, Messico, India, Corea, Brasile, Olanda, Australia, Russia, Svizzera, e Belgio. Segue la catena di supermercati Wal-Mart, con vendite del valore di 246 mila 525 milioni di dollari nel corso del 2002, superiori persino al PIL di Svizzera, Austria o Norvegia. E ancora la General Motors, la Exxon Mobil, la Shell, la BP, la Ford, la Daimler Chrysler, la Toyota, la General Electric, la Mitsubishi, Citigroup, ING Group, la IBM ecc.

Le società petrolifere e le case automobilistiche sono state per decenni le principali economie del pianeta. Ad esse si sono aggiunte da diverso tempo le aziende di elettronica e i grandi gruppi finanziari, quali le società assicuratrici e le banche.

Dall’inizio del secolo, la Wal-Mart è l’impresa più grande del pianeta e lascia dietro di sé tutte le altre. Altre grandi catene di ipermercati, come Carrefour, SA, e Royal Ahold, stanno risalendo rapidamente la classifica con volumi di vendita superiori al PIL di paesi come Perù e Nuova Zelanda. Le seguono molto da vicino le aziende alimentari e di bevande quali Nestlè e Vivendi, mentre hanno fatto la loro entrata tra le cento maggiori economie globali le multinazionali farmaceutiche, con Merck & Co. al 99° posto sulla base delle vendite del 2002. Durante il 2003, la fusione dei giganti farmaceutici Pfizer e Pharmacia ha garantito loro una posizione molto più avanzata nella classifica, collocandosi un 40 % al di sopra di Merck quanto a volume di vendite.

Dal 1990 ad oggi, le fusioni e le acquisizioni imprenditoriali hanno moltiplicato dieci volte il loro volume. Fusioni avvenute sia verticalmente (tra imprese dello stesso settore) sia orizzontalmente (tra settori differenti ma collegati) hanno dato vita a gruppi di fortissimo potere economico, in grado di controllare enormi porzioni di mercato, sia per il volume sia per la dipendenza generata con il fine di tenere sotto controllo una catena di prodotti.

Completa il quadro il controllo oligopolistico delle nuove tecnologie e la loro convergenza (biotecnologia, nanotecnologia, informatica, neuroscienze), nella ricerca e nel campo delle applicazioni industriali. Il potere di queste megacorporazioni sui paesi, sulle loro economie (investimenti, impieghi, risorse, infrastrutture, tecnologie, commercio internazionale) e sulla definizione di politiche che le favoriscono è enorme, attraverso mezzi legali o illegali.

La Wal-Mart, con una politica aziendale che non ammette sindacati e che paga salari da fame, è la compagnia di vendita al dettaglio più grande negli Stati Uniti, Canada e Messico. Dal 1995 sono stati avviati negli Stati Uniti ben 65 procedimenti legali per attività antisindacali. Il New York Times ha dichiarato in un editoriale che la "wal-martizzazione della forza lavorativa... minaccia di portare migliaia di statunitensi alla povertà" (NYT, 15/11/2003). In Messico è il gruppo che impiega attualmente il maggior numero di persone, dietro i nomi di Bodegas Aurrerà, Superama, Suburbia, i ristoranti Vips, El Portón e Ragazzi, i magazzini Sam’s Club, Wal-Mart e Home-Mart.

Negli ultimi due anni sono stati resi pubblici casi scandalosi di truffe nei confronti di pubblico, lavoratori, azionisti e contribuenti. Enron, WorldCom, Tyco International vengono presentate come "mele marce", quando in realtà la corruzione e il marcio sono elementi strutturali del sistema dei grandi gruppi. Ovvio che è più probabile vedere nelle liste dei corrotti i governi del terzo mondo: quante volte sono gli stessi esecutivi che pagano le tangenti a denunciare la corruzione!

Il Gruppo ETC ha iniziato a seguire questi processi sin dagli anni ’70, in particolar modo nei settori agricoli ed alimentari. Per prima cosa, le imprese chimiche hanno brevettato delle sementi, per cercare di creare la dipendenza dell’agricoltore vendendogli in un unico pacchetto semi e prodotti agrochimici. Poi hanno dato il via ad una serie di fusioni o di accordi di cooperazione nei settori farmaceutici a cominciare soprattutto dalla condivisione della ricerca biotecnologica. Il "sogno" della dipendenza è stato plasmato nel campo delle coltivazioni transgeniche che tollerano l’erbicida prodotto dalla stessa ditta: attualmente i tre quarti degli organismi transgenici in circolazione.

I nomi delle maggiori imprese di agrotransgenica mostrano chiaramente il processo: Monsanto, Syngenta (Novartis più AstraZeneca), Bayer, Dupont, Dow, le cui vendite nel campo della biotecnologia hanno superato, nel 2001, i 3 milioni di dollari. Queste stesse imprese hanno esteso il loro dominio con acquisizioni o accordi con imprese di prodotti veterinari, di genomica, biotecnologia e recentemente con investimenti nella nanotecnologia.

Nel settore della veterinaria, le vendite maggiori si riscontrano per i prodotti per animali domestici, superando l’insieme delle materie prime agropecuarie. I prodotti farmaceutici per uso umano vengono brevettati con un altro nome aggiungendo l’uso veterinario, sono poi le imprese ad inventare patologie degli animali domestici. La Novartis vende un antidepressivo per uso umano con un nome diverso per curare l’"ansia da separazione canina". Il dipartimento di salute animale della Novartis afferma che più di sette milioni di cani negli Stati Uniti soffrono di ansia da separazione. La Pfizer vende prodotti per il morbo di Parkinson, ribattezzati "per cani con problemi di vecchiaia". Tra i prodotti annunciati, ci sono medicine per l’incontinenza dei gatti e la "fobia dei tuoni" dei cani...

La concentrazione si verifica anche tra le imprese alimentari e di bevande, e infine tra quelle che vendono tutti questi prodotti direttamente al consumatore: i supermercati, i quali per il loro volume e ampiezza dell’offerta (alimenti, farmacie, abbigliamento, empori ecc.) sono capaci di dettare condizioni a tutti gli altri.


*L’autrice è ricercatrice del Gruppo ETC. L’articolo si basa sulla relazione Oligopoly, Inc. www.etcgroup.org Alai-Amlantina, 9/2/2004

Traduzione a cura di Sonia Chialastri, Traduttori per la Pace

Fonte: GRANELLO DI SABBIA (n°125), bollettino elettronico settimanale di ATTAC, venerdì 26 marzo 2004

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