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Gli omicidi in Italia: un delitto in costante calo

Dalla Direzione Centrale Polizia Criminale...

di Redazione - sabato 8 marzo 2025 - 561 letture

È stato pubblicato nei giorni scorsi il report della Direzione Centrale della Polizia Criminale dedicato a Omicidi volontari consumati in Italia. Il report ha degli evidenti limiti quantitativi (l’analisi è circoscritta all’ultimo decennio, con particolare attenzione al biennio 2023-2024) e qualitativi (i dati riportati e la prospettiva di analisi sono esclusivamente quelli delle forze di polizia) ma, pur con questa caratterizzazione, offre un contributo utile a superare la demagogia e l’allarmismo che caratterizzano il dibattito sulla “sicurezza” nel nostro Paese. È significativo, infatti, che esso sia stato presentato dalla stampa con titoli tesi a sottolineare che l’Italia è uno dei Paese più sicuri d’Europa e che la diffusa percezione contraria è priva di fondamento. Il dato è, del resto, univoco e risulterebbe ancora più netto se il confronto dei dati attuali fosse effettuato con quelli del 1991 (anno in cui c’è stato, nel nostro Paese il picco degli omicidi volontari): il salto quantitativo è infatti impressionante con passaggio da 1.916 (3,4 per 100mila abitanti) a 319 (0,54 per 100mila abitanti).

L’attuale report mostra che anche nell’ultimo decennio in Italia si registra una diminuzione costante degli omicidi volontari consumati. Il calo degli stessi è pari al 33%: nel 2015 sono stati 475, mentre lo scorso anno il numero è sceso a 319 (il tasso di omicidi è, come si è detto, di 0,54 vittime per 100mila abitanti). Il decremento è stato del 6% se si considera il biennio 2023-2024. Due anni fa gli omicidi sono stati 340, mentre nel 2024 hanno raggiunto quota 319. Il trend è confermato dai dati Eurostat relativi agli omicidi volontari registrati in Europa, che, per il 2022, collocano l’Italia tra i Paesi più sicuri in riferimento a questa tipologia di reato.

La Direzione centrale della polizia criminale si sofferma anche sugli omicidi commessi in “contesti di criminalità di tipo mafioso”. In questo caso il calo, nel decennio, è stato addirittura del 72%. Dieci anni fa gli omicidi sono stati 53, lo scorso anno 15. Un quadro che impone un diverso approccio rispetto alla narrazione corrente, anche se ciò non significa che la mafia è “sparita” ma, più realisticamente, che agisce, rispetto al passato, con altre modalità. “In passato – si legge nel report –, le organizzazioni criminali di stampo mafioso, come Cosa nostra, camorra, ‘ndrangheta e criminalità organizzata pugliese ricorrevano all’omicidio come uno degli strumenti principali per intimidire e risolvere conflitti interni o esterni, sia pure con le dovute differenze relative alle rispettive caratteristiche strutturali e organizzative. In contesti criminali di stampo camorristico, infatti, l’omicidio era finalizzato a segnare la supremazia dell’organizzazione stessa su un determinato territorio, intimidire i clan rivali o rafforzare il proprio potere e la propria influenza all’interno delle comunità locali. Negli altri ambienti mafiosi, invece, caratterizzati da un’organizzazione verticistica di stampo prettamente familiare, la violenza era usata o per eliminare gli esponenti dello Stato e della società civile, percepiti come minaccia, o per punire chi non si sottometteva o non rispettava le regole del gruppo, alimentando quella paura che rendeva difficile la denuncia e la collaborazione con le forze dell’ordine e la magistratura”.


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