Gli anti-putiniani e la pace mondiale
"In sostanza io vedo questa guerra come uno degli episodi possibili di una guerra sotterranea di strategia militare tra superpotenze, che non ci porterà su spiagge sicure."
L’opinione del professor Orsini sui fattori causali della guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina può essere discutibile quanto si vuole, ma è l’opinione di un uomo che cerca di capire il contesto causale entro il quale è esplosa la guerra. È un dato inconfutabile che gli elementi contestuali, cui egli fa riferimento, abbiano fornito il destro, si voglia o no, a Putin per scatenare la guerra. Di certo, non l’hanno limitato.
A questo punto di bagarre campanilistica scatenata in Italia da tale evento, bisogna precisare che essere contro la guerra è la minima cosa che una persona intelligente possa dire e fare, per l’indiscutibile e notevole dramma che essa comporta. Personalmente riconosco demerito a chi per distinzione si spertica solo in severe condanne, "senza se e senza ma", della guerra e di chi l’ha scatenata. È retorica della peggiore maniera, se si pensa ai morti che essa provoca, nonostante la condanna. Laddove riconosco un alto merito a chi cerca di capirne le cause contestuali, perché è la prima via per tentare di rimuoverle e di avvicinarsi alla fine del dramma in atto. Così come riconosco un alto merito a chi fornisce mezzi di supporto umano alla popolazione civile invasa.
E se allargo il punto di osservazione del professor Orsini e lo approfondisco, dico che nella fattispecie trovo, ad essere benevolo, disdicevole il rigore morale di quanti, anti-putiniani, si appellano ai diritti internazionali, quali la libertà dei popoli, l’auto-determinazione degli stati e a quant’altro del genere. Principi che appaiono astratti quando ci sono diverse prove che sono violati (alla bisogna di chi?) e quando, da che mondo è mondo, si sa che gli assesti mondiali degli stati sono predeterminati dalle strategie delle superpotenze dominanti. E allora? È un dato di fatto che la guerra dichiarata dalla Russia (le manifestazioni dei pacifisti russi non sono la prova della volontà di non guerra dello stato russo) segna la rottura dell’equilibrio dell’ordine internazionale che aveva posto fine alla guerra fredda tra l’URSS e gli Stati Uniti d’America.
E i motivi oggettivi di questa rottura, al di là del non trascurabile guerrafondaio Putin, ci sono: la perdita di potenza dello stato russo, non più URSS; l’apparizione sul proscenio di una nuova superpotenza, la Cina; la necessità per gli Stati Uniti di riassestarsi a livello di superpotenza dominante in questa nuova prospettiva, non più bipolare ma tripolare.
In sostanza io vedo questa guerra come uno degli episodi possibili di una guerra sotterranea di strategia militare tra superpotenze, che non ci porterà su spiagge sicure. E ai fermi avversari anti-putiniani dico di alzare lo sguardo, se ne sono capaci, oltre l’avversario - che sono d’accordo nel non considerare un agnellino - e di vedere anche gli altri minacciosi pericoli per la pace mondiale.
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