Gioventù a perdere
Il male della nostra gioventù
Oggi a Primavalle (Roma) Michelle di 17 anni è stata uccisa. Ancora non si sa perché in quanto le indagine poste in essere dalla Magistratura sono appena iniziate. Ma qui si tratta dell’ennessimo caso di omicidio fra giovani, una costante che sta cominciando a diventare allarmante e dovrebbe spingere le autorità competenti a imbastire una politica per i giovani. Una fascia di età spesso destinata all’abbandono e all’emarginazione.
Qui è davvero necessario un battitto d’ali potente per invertire la rotta. L’Italia non si può permettere di "allevare" (si fa per dire) una gioventù destinata a un avvenire quanto meno fumoso. Tutti a dire che la gioventù rappresenta l’avvenire dell’Italia, ma a parole. Perché nella realtà si fa ben poco anzi nulla per rendere reale questo assunto.
Certo il quadro generale della società è spezzato, sbrindellato, stracciato e senza legami organici. In questi decenni tutti le c.d. "agenzie educative" sono entrate in una crisi senza precedenti. Non riescono più ad essere quei soggetti formativi per le generazioni più giovani. Fanno quello che possono, ma quel poco appare del tutto insufficente e inneficace.
Famiglia, associazionismo, scuola, strutture comunali, assosistenza sociale e tanto altro ancora non sembrano più in grado di seguire l’evolversi di una società che va veloce e "social". Appaiono sempre in ritardo, mentre dovrebbero essere in possesso di quegli strumenti atti a presidiare il monmdo dei giovani. Forse quanto sta accadendo nel mondo giovanile è un campanello d’allarme dei giovani stessi nei confronti di chi può. Questo campanello d’allarme va raccolto e in fretta per evitare ch la situazione possa degenerare.
Bisogna appropriarsi nuovamente del territorio da tempo abbandonato a se stesso. Ritornare in questo ambito è fondamentale perché c’è da riumanizzare spazi che il c.d. "progresso economico" hanno reso deserti. Deserti sociali, morali, etici e affettivi. E’ da questo obiettivo che può rinascere una speranza per il nostro paese. Non è più tempo di panniccelli caldi. In gioco c’è la coesione sociale del nostro paese e il fatto che non possiamo considerare uno spreco questa gioventù a cui non bisogna dare ammaestramenti, ma la possibilità di essere la benzina del nostro paese. L’Italia è dei giovani, diamogli speranza e non parole.
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