Giornalisti, uffici stampa e questioni irrisolte
Non è maturo il tempo per dare un’occhiata all’ordinamento di questa fondamentale professione?
di
Antonio Carollo
- lunedì 22 agosto 2011
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Per giorni ha tenuto banco nelle cronache siciliane il caso dei ventuno giornalisti dell’ufficio stampa del Governatore che accettano supinamente di cassare le critiche negative dalla loro rassegna stampa quotidiana. Giornali di carta e online, blog e network hanno sceverato molti aspetti e conseguenze di quanto è accaduto. Mi faccio una domanda: è compatibile la posizione di questi signori con la carta dei doveri dei giornalisti? Far parte di un ufficio stampa significa eseguire gli ordini del proprio datore di lavoro. La cosa risalta ancor di più se questi è un esponente politico che detiene il massimo di potere nell’ambito territoriale di competenza. Dove è andata a finire l’immagine del giornalista come cane che morde il potere? Nel calderone delle cose che non vanno metterei anche i casi di certi giornalisti adusi programmaticamente a travisare o a ignorare fatti e notizie, proni soltanto dinanzi al verbo della propria parte politica. Queste sono solo due delle questioni in campo. Ce ne sono altre, ad esempio lo sfruttamento dei precari, l’emergere di nuove figure di lavoratori nel settore della comunicazione (web), gli eccessi del corporativismo, le motivazione del persistere di uno sbarramento chiamato ordine dei giornalisti, eccetera. C’è tanta carne al fuoco, non è maturo il tempo per dare un’occhiata all’ordinamento di questa fondamentale professione?
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