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Giornalisti: si allarga il caso Farina-Betulla

Altre dimissioni e spuntano i "pentiti". Non più procrastinabile una seria riforma dell’Ordine

di Adriano Todaro - venerdì 17 ottobre 2014 - 4031 letture

Ancora dimissioni per il caso Farina, lo spione dei servizi segreti riammesso all’Ordine dei Giornalisti dopo cinque anni di radiazione. Dopo le dimissioni di Claudio Bonini (Repubblica) e di Pietro Suber (Mediaset) dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ora è la volta di un’altra giornalista di Repubblica, Anna Bandettini. Non solo. Dopo l’invito del Consiglio del Lazio a quello Lombardo di riesaminare la questione, ben cinque Consigli regionali si sono detti contrari alla riammissione di Renato Farina, nome in codice Betulla, nell’Ordine dei giornalisti. Anche l’Assemblea di Repubblica, all’unanimità, ha chiesto a tutti i giornalisti italiani di mobilitarsi con gli strumenti politici e i mezzi disponibili per denunciare all’opinione pubblica, al Parlamento e a tutti gli organismi di categoria, "l’inaccettabile riammissione nell’Ordine dei giornalisti di Renato Farina, già a libro paga del Servizio segreto militare (Sismi) con nome in codice ’Betulla’, chiedendone l’annullamento".

La vicenda, quindi, assume aspetti nuovi tanto più che spuntano anche i "pentiti". Quando si votò di riammettere Farina all’Albo, su otto consiglieri dell’Ordine lombardo, i voti favorevoli furono otto. Ora, due di loro, Mario Consani e Luca Pagni, si sono dichiarati "pentiti" di aver espresso il voto positivo: "Abbiamo sottovalutato altri aspetti della questione, che sono emersi successivamente con l’ondata di polemiche all’interno della categoria e soprattutto con la presa di posizione del consiglio nazionale dell’Ordine. Visto il dibattito che si e’ aperto e la posizione del nostro massimo organo amministrativo, chiediamo che sia proprio quest’ultimo a dover rivalutare e decidere la questione". I consiglieri Pagni e Consani, insieme all’ex presidente dell’Ordine lombardo, Letizia Gonzales, assente al precedente consiglio, hanno chiesto al presidente in carica, Gabriele Dossena, di mettere all’ordine del giorno del prossimo consiglio la proposta di rivedere la decisione sull’iscrizione di Farina e la remissione al consiglio nazionale per un riesame di tutta la questione.

Come si vede una grande confusione che scaturisce dal personaggio in questione. Renato Farina è un pluripregiudicato più volte condannato: per favoreggiamento nel caso di rapimento di Adu Omar, l’ex imam di Milano; per falso in atto pubblico a 2 anni e 8 mesi; per 4 articoli diffamatori nei confronti del magistrato Boccassini condannato al risarcimento di 130 mila euro; responsabile del caso Sallusti per un articolo firmato sotto pseudonimo Dreyfus che lui stesso ha ammesso di avere scritto direttamente dai banchi del Parlamento. Poniamo una domanda semplice semplice all’Ordine, non solo a quello milanese: se Farina-Betulla invece di essere l’amico dei potenti e un senatore del Pdl, fosse stato un semplice giornalista sconosciuto, l’Ordine si sarebbe comportato allo stesso modo?

E chiaro che questa mia domanda verrebbe tacciata immediatamente di ignoranza delle leggi. Ma al di là di queste, ripetiamo che deve esistere una legge morale che deve superare tutti gli articoli a favore della re-iscrizione di Farina che pur ci sono. Questo non è un giornalista qualsiasi; questo spiava anche i colleghi, tramava, destabilizzava, faceva finta di intervistare i magistrati per cercare di sapere cosa avevano in mente di fare e raccontava tutto al Sismi. Può stare un simile personaggio all’interno di un ordine professionale? E chi ha votato la sua riammissione all’Albo può rappresentare la categoria?

Il presidente dell’Ordine milanese, Gabriele Dossena, ribadisce "la correttezza tecnico-giuridica della riammissione di Farina e nel contempo rimetto la decisione nelle mani del Consiglio nazionale, organo decisionale supremo della categoria. Renato Farina è stato riammesso all’Albo dei giornalisti dal settembre 2014, con decisione unanime dei presenti a quella riunione, da parte del Consiglio della Lombardia, perché dal punto di vista tecnico-procedurale e secondo le leggi in vigore ‒ spiega ‒ è in possesso di tutti i requisiti formali per essere re-iscritto, come previsto dagli articoli 29 e 31 della legge ordinistica, la 69 del 1963".

Risponde il presidente nazionale, Enzo Iacopino: "L’iniziativa di Dossena su Farina non è prevista dalle norme. Opportuno consultare il ministero della Giustizia". D’altronde Farina, secondo molti, rimarrebbe egualmente nell’Albo (ex art. 45 del dlgs 59/2010) perché si sarebbe formata nel frattempo la fattispecie del silenzio/assenso rispetto alla sua domanda di re-iscrizione del luglio scorso.

Insomma una grande confusione e un italico scaricabarile. Nessuno ha mai colpa di nulla. Tutti scaricano le proprie responsabilità che sono grosse e che riguardano questioni relative all’etica ma anche alla leggerezza con cui si prendono certe decisioni. Quindi, di fatto, un’impreparazione palese.

Quando si va a votare per il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti, si assiste al mercato delle vacche: all’entrata dove sono posti i seggi, ci sono decine e decine di personaggi che invitano a votare per loro. Vogliono tutti una poltroncina nell’Ordine, fanno promesse mirabolanti, sicuri che basterà la loro presenza per cambiare tutto, in meglio. Poi una volta eletti, tutto resta come prima. E la vera riforma dell’Ordine non si fa. Si continua con gli stessi personaggi e con le stesse brutte figure come dimostra la vicenda di Farina-Betulla.

E la riforma vera e seria non si fa perché ci sono in gioco troppi interessi. Con un Ordine obsoleto che boccia agli esami orali Milena Gabanelli e re-iscrive Betulla. Per l’Ordine, Milena Gabanelli, ex inviata di guerra e decisamente una delle migliori giornaliste d’inchiesta, deve restare pubblicista. Poco male. D’altronde anche un grande direttore del Corriere della Sera come Ugo Stille (Mikhail Kamenetzky) è restato pubblicista tutta la vita pur dirigendo il più grande quotidiano italiano. Bocciata anche Giulia Innocenzi (Servizio pubblico) come erano stati bocciati, a suo tempo, Paolo Mieli, Aldo Busi, Alberto Moravia e tanti altri noti personaggi.

Piccole miserie italiane. Intanto Renato Farina, spione Sismi, pluricondannato, farà parte dell’Ordine dei giornalisti, a fianco di tante persone oneste che si battono per un giornalismo libero e indipendente, che pagano di persona per le loro idee, per il loro coraggio, per la loro onestà, magari per 5 euro ad articolo. Lui prendeva soldi anche dal Sismi. Ha patteggiato ed oggi è di nuovo giornalista professionista. Lui, l’esame, l’ha superato.


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