Giorgio ’o Sicco l’inciucista

I miei auguri senza dimenticare cosa affermava Re Giorgio di Savoia nel 2006

di Adriano Todaro - mercoledì 31 dicembre 2014 - 2692 letture

Questo è l’ultimo pezzo che scrivo nel 2014. E voglio farvi un regalo. Ma prima desidero farvi presente che ci aspettano anni luminosi, senza la zavorra dell’art. 18, con le aziende che assumono a tutto spiano, con l’economia che cresce, con l’Expo senza più ’ndrangheta ecc. E a proposito di art. 18, Renzino il Berluschino ci ha fatto sapere che sarà una "rivoluzione copernicana". Subito la stampa, quella con la schiena diritta e democratica, l’ha annunciato a tutte le galassie e le Tv l’hanno ripetuto per un totale di 72 ore. Quando i padroni si libereranno, con poca spesa, di qualche rompicoglioni, questi tornando a casa dirà fieramente a suo figlio: "Mi hanno licenziato ma faccio parte della rivoluzione copernicana". Mentre in cuor suo si domanderà: "Ma cosa cazzo gli ho fatto a questo Niccolò Copernico che ce l’ha tanto con me? Non era meglio che continuasse ad occuparsi di stelle e pianeti?".

Grazie al Democristiano Nominato e Non Eletto, il futuro, comunque, appare più roseo. Giorni fa, infatti, in un supermercato di Roma è stata bloccata una donna di 60 anni mentre tentava di trafugare una coperta, una pentola e alcuni bicchieri. I carabinieri subito accorsi, si sono impietositi e hanno fatto una colletta per ripagare il direttore del supermercato.

Sì, siamo tutti più buoni nel periodo natalizio. Sempre a Roma le persone a rischio freddo sono 8 mila perché non hanno casa. A Milano sono in 14 mila che non hanno casa ma in compenso ci sono 9 mila case sfitte. Sempre a Milano c’è stato il primo morto per il freddo. Un uomo di 48 anni che viveva su una panchina. Ma tanto chi se ne fotte: era un ucraino. In Italia di poveri ce ne sono ancora 6,2 milioni. Non sono grandi traguardi questi? In Sicilia si salvano i migranti in mare, qualcuno nasce in Italia ma non sarà mai italiano. Nei posti di villeggiatura c’è la solita fauna fancazzista a cui non importa un belino di niente se a marzo l’Italia prenderà la procedura d’infrazione europea per i conti pubblici. In compenso i loro cani, oltre al cappottino rosso, quest’anno sfoggiano il maglione a collo alto. Non sono soddisfazioni queste?

Massì che lo sono. E soddisfatti sono anche i concessionari autostradali che dopo aver incassato dal governo provvedimenti a loro favore, ora aumentano i pedaggi del 9%. E il pellet? Siccome questo prodotto non inquina e fa risparmiare, allora è necessario penalizzare chi lo usa portando l’Iva dal 4 al 22%.

Bene, mi fermo qua per non tediarvi. E poi dovevo dirvi una cosa... Ah, sì, il regalo! Vi ricordate il 15 maggio 2006? No? Forza fate uno sforzo. Cosa è accaduto in quel giorno? Vabbè ve lo dico io. Il nostro Re Giorgio di Savoia ‒ chiamato negli Anni ’50, a Napoli, Giorgio ’o Sicco per distinguerlo da Giorgio ’o Chiatto (Amendola) ‒ si è insediato come Regnante e ha fatto una prolusione, il primo monito del regnante. Certo, il monito è lungo e non ho intenzione di riproporvelo interamente. Ma siccome il 31 dicembre ci delizierà, forse per l’ultima volta, con il discorso a reti unificate, sarà opportuno anche sapere e, soprattutto, ricordare, cosa affermava nel 2006.

Fin dal 2006 il nostro Savoia aveva le idee chiare su come inciuciare il più possibile perché "in tali condizioni più chiara appare l’esigenza di una seria riflessione sul modo di intendere e coltivare in un sistema politico bipolare i rapporti tra maggioranza e opposizione. Ma il fatto che si sia instaurato un clima di pura contrapposizione e di incomunicabilità, a scapito della ricerca di possibili terreni di impegno comune, deve considerarsi segno di un’ancora insufficiente maturazione nel nostro paese del modello di rapporti politici e istituzionali già consolidatosi nelle altre democrazie occidentali...

"A chi vi parla, chiamato a rappresentare l’unità nazionale, spetta semplicemente trasmettere oggi un messaggio di fiducia, in risposta al bisogno di serenità e di equilibrio fattosi così acuto e diffuso tra gli italiani... Ci si può ritrovare ‒ senza riaprire le ferite del passato ‒ nel rispetto di tutte le vittime e nell’omaggio non rituale alla liberazione dal nazifascismo come riconquista dell’indipendenza e della dignità della patria italiana. Memoria condivisa, come premessa di una comune identità nazionale, che abbia il suo fondamento nei valori della Costituzione...

"Considero mio dovere impegnarmi per favorire più pacati confronti tra le forze politiche e più ampie, costruttive convergenze nel paese; ma è un impegno che svolgerò con la necessaria sobrietà e nel rigoroso rispetto dei limiti che segnano il ruolo e i poteri del Presidente della Repubblica nella Costituzione vigente...

"Non sarò in alcun momento il Presidente solo della maggioranza che mi ha eletto; avrò attenzione e rispetto per tutti voi, per tutte le posizioni ideali e politiche che esprimete; dedicherò senza risparmio le mie energie all’interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte. Viva il Parlamento! Viva la Repubblica! Viva l’Italia!".

Il 31 dicembre 2014 spargerà retorica come sa fare solo uno che è in politica "da sempre". In pratica non dirà nulla; solo aria fritta. Quando è diventato Re aveva 81 anni. Oggi ne ha quasi 90. Invece di fare il solito toto presidente con nomi di tutti i tipi, potremmo ricandidare ancora lui. Fra sette anni, di anni ne avrà 96, neppure tanti.

Anche il semestre a guida italiana si è chiuso e nessuno si è accorto che era iniziato. Chissà come sono felici quelli in fila alla Caritas per mangiare. Viva il Parlamento! Viva la Monarchia! Viva l’Italia!

Buon Anno!

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Il Vangelo secondo Matteo /10 ‒ "Più tutele a chi ne ha bisogno, più libertà a chi vuole investire: non lo riconosce solo chi è ideologico o in malafede" ‒ 24 dicembre, legge delega Jobs Act ‒ (fine).


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