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Giorgio Federico Siboni “Il Confine Orientale” (Oltre Edizioni)

Trieste e la sua area di pertinenza sono stati da sempre sinonimo di confine. Il prof. Siboni ne traccia la sua complessa e drammatica storia.

di Emanuele G. - lunedì 2 aprile 2012 - 4221 letture

Quando in Italia si pensa a un confine il discorso va immediatamente a collegarsi con la storia di Trieste e di tutta un’area che si estende fino a Cattaro. E’ un processo mentale che accomuna Trieste alla parola confine. Un processo che definire inerziale e naturale è poco. Trieste è il confine per eccellenza. Tanto da assurgere al ruolo di spazio a sé provvisto di proprie peculiarità e dinamiche. Un luogo della mente ecco. Eppure Trieste ha rappresentato uno dei punti di snodo fondamentali della storia italiana dai tempi della Repubblica di Venezia in poi. Spesso le vicende accadute a Trieste hanno influenzato in maniera determinante la storia del nostro paese.

A ricordarcelo è un libro scritto dal prof. Siboni edito per Oltre Edizioni. Un libro provvisto di un titolo esemplare: “Il Confine Orientale”. Un luogo dove negli ultimi trecento anni sono accaduti parecchi avvenimenti storici. Il confine orientale dovrebbe rappresentare il limite fra la penisola italiana e la penisola balcanica. E’ stato così, ma è stato anche qualcosa d’altro. In quel luogo – non solo fisico – si sono intrecciate e sovrapposte molteplici frontiere, di natura politica, culturale, religiosa e infine nazionale. Quel confine ha giocato il ruolo di luogo di frattura fra l’ovest e l’est in Europa. Un confine che è entrato più di una volta nella trattatistica internazionale a significare una sua specificità.

Il prof. Siboni con un paziente lavoro di tessitura testuale ci invita a un viaggio in questo luogo speciale della storia italiana ed europea. Luogo su cui regnava la Serenissima. Poi l’entrata sulla scena della storia di Napoleone provocò tanti e tali sconquassi che Trieste passò agli austriaci. Diventando un punto di riferimento per l’Italia, i Balcani e l’Europa Centrale. L’avvento delle ideologie nazionaliste esacerbò gli animi a Trieste fino in Dalmazia dando vita a continue tensioni che si basavano su differenziazioni etniche. Sulle quali la politica europea ci giocava “pro domo sua”. Eccome! Solo con la Prima Guerra Mondiale Trieste diventa italiana a pieno titolo. Ma il fatto di essere luogo di confine non rende la sua storia tranquilla. Anzi. Il crollo dell’Impero Austro-Ungarico provoca un’accelerazione di tutti quei fenomeni di rivendicazione nazionalista ed etnica. Pertanto, fra Italia, Croazia e Slovenia si sviluppano parecchi attriti che la Seconda Guerra Mondiale e le Foibe porteranno ad assurdi livelli di violenza.

Un certosino lavorio diplomatico, seguente a tali fatti caratterizzati da un’inenarrabile violenza fisica e morale, fa debuttare a Trieste e in quelle zone un nuovo vento. Un vento di sostanziale pace dove particolari status riferentesi alle aree di confine permettono l’instaurarsi di modalità tese più alla collaborazione che alla prevaricazione territoriale. Tendenza ancora più accentuata da quando la prospettiva è l’Europa. Infatti, sia l’Italia che la Slovenia fanno già parte dell’Unione Europea. La Croazia lo sarà fra poco. Giustamente il prof. Siboni nel sotto-titolo scrive “…all’approdo europeo”. Un approdo dove le differenziazioni storiche che prima davano adito a feroci battaglie nazionalistiche ora costituiscono la base per implementare nuove ed originali dinamiche tese alla compartecipazione di uno spazio in comune. “Il Confine Orientale” è un prezioso saggio sull’evoluzione di una delle zone più nevralgiche dell’Europa. Un saggio scritto sì con rigore assolutamente scientifico, ma in possesso di una frontiera ideale: l’Europa.


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