Gianni Berengo Gardin. Storie di un fotografo

Viaggio nelle mostre estive di Palazzo Reale a Milano. 4° puntata
Il Comune di Milano e Palazzo Reale, con la collaborazione di Tre Oci, Fondazione Forma per la Fotografia, Civita Tre Venezie, presentano la mostra “Gianni Berengo Gardin Storie di un Fotografo” a cura di Denis Curti. Più di 180 immagini raccolte in nove macro sezioni – Gente di Milano, Morire di classe, Dentro le case, Venezia, Comunità romani in Italia, I baci, Lavoro, Fede Religiosità Riti, Berengo Gardin Reporter: le collaborazioni con il “Mondo” e il “Touring Club Italiano” – tracciano i momenti fondamentali dell’attività fotografica di una delle figure più autorevoli e longeve del fotogiornalismo italiano, Gianni Berengo Gardin.
Instancabile testimone del nostro tempo, nei suoi scatti in bianco e nero traspare la straordinaria capacità di raccontare le storie senza pregiudizi, una ricchezza di sentimenti che si scioglie in narrazione sempre lineare e coerente. La sua grandezza è la semplicità. O meglio la capacità di rendere leggibile la complessità del mondo. Quel modo diretto e senza scorciatoie di guardare dritto negli occhi. Nelle sue storie c’è una quantità umana che corrisponde al suo amore per la vita. C’è commozione senza retorica.
C’è quel Gianni Berengo Guardin che guarda avanti senza smettere mai di voltarsi indietro. Gianni Berengo Gardin nasce a Santa Margherita Ligure nel 1930 e inizia a occuparsi di fotografia nel 1954, dopo avere vissuto a Roma, Venezia, Lugano e Parigi. Nel 1965 si stabilisce a Milano e inizia la carriera dedicandosi al reportage. Dai primi servizi per il “Mondo” di Pannunzio ha lavorato con le principali testate della stampa italiana e straniera, ha realizzato centinaia di mostre e 210 libri. Già nel 1972 la rivista Modern Photography lo inserì tra i “32 World’s Top Photographers” e può a buon diritto essere considerato tra i dieci più grandi fotografi italiani di tutti i tempi.
Di lui ha detto Italo Zannier ( storico, fotografo e critico della fotografia): "il fotografo italiano più ragguardevole del dopoguerra, quello che meglio ha saputo mediare proficuamente le varie tendenze, con un acume visivo che non si è lasciato condizionare troppo dal gusto del momento, slittando subito oltre la moda, per cercare garanzie soprattutto nella chiarezza dello sguardo".
Insignito nel 2012 dell’”Ambrogino d’oro” dal Comune di Milano, questa mostra di Palazzo Reale è arricchita di una nuova sezione dedicata proprio alla gente di Milano: 40 fotografie con i volti, i cortili e la storia della città che lo ha adottato. Una curiosità: le foto della serie “Morire di classe” furono realizzate su commissione di Basaglia, col preciso intento di indagare sulla drammatica situazione dei manicomi in Italia, realizzando di fatto così una vera e propria inchiesta storica.
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