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Fuori corso: i Suoni di Lettere sono indie

Nei tre giorni si è vista un’affluenza di persone in continuo crescendo, che ha avuto la sua serata di massima partecipazione sabato nove Luglio, quando sul palco si aspettavano Suzanne’Silver, Diane and the Shell, e il ritorno degli Uzeda dal vivo davanti la loro città.

di Tano Rizza - lunedì 11 luglio 2005 - 7007 letture

On line se ne parlava da mesi, all’interno del Monastero dei benedettini, sede delle facoltà di Lettere e Lingue, anche. L’iniziativa parte da Astratti Furori, se ne parla su Girodivite, su Step1, sui forum universitari Marforio e Soqquadro, se ne parla su Unimagazine, un tam tam continuo, che finisce anche sui giornali cartacei di mezza Sicilia. Ma qual era l’argomento in questione? Fuori Corso: una tre giorni di musica tra le mura della facoltà di Lettere. Località Catania.

La possibilità di effettuare una rassegna musicale di questo tipo viene in mente ad un gruppo di studenti che si organizzano e, girano la proposta al professor Di Grado (fondatore d’Astratti Furori), quest’ultimo passa la palla al preside che da l’ok definitivo concedendo autorizzazioni e fondi necessari. Detto cosi sembra una cosa lineare, semplice, ma non lo è stato. L’organizzazione ha lavorato duramente per mesi, selezionando i gruppi e cercando i contatti giusti. Anche la location, delicatissima e monumento al contempo, aveva le sue particolari esigenze. Aprire l’ex monastero dei Benedettini, di sera e per fare una manifestazione simile, non è cosa da tutti i giorni. Anzi è la prima volta che questo accade. La rassegna s’inserisce in un più largo contesto di manifestazioni organizzate dalla facoltà di lettere - Fuori dall’Aula dentro la Città- ma è stata l’unica che ha visto il diretto coinvolgimento, in fase organizzativa, degli studenti.

Una scommessa vinta, largamente vinta dagli organizzatori. Nei tre giorni si è vista un’affluenza di persone in continuo crescendo, che ha avuto la sua serata di massima partecipazione sabato, quando sul palco si aspettavano Sussanne’Silver, Diane and the Shall, e il ritorno degli Uzeda dal vivo davanti la loro città.

La prima giornata ha visto sul palco Sky in the Land, Iuca Buona e Jerica’s. Sorvoliamo sul primo gruppo, sicuramente volenteroso ma anche acerbo, e segnaliamo, invece, l’enorme maturazione effettuata dai siracusani Iuca Buona. Li avevamo visti live sul paco del Taxi Driver alcuni anni fa, ma a distanza di qualche anno sono irriconoscibili. Suoni molto più ricercati, melodie che, costantemente attente, utilizzano l’attitudine alla strumentalità per costruire emozioni sonore. Gruppo ospite della serata: i Jericà’s. Catanesi suonano assieme da otto anni, i risultati sono a disposizione d’orecchio. Alla già collaudata formazione si è aggiunto il violino di Giovanni Fiderio. È dove c’è Fiderio c’è sempre qualità aggiunta. I suoni suono quelli a cui la scena catanese indie è felicemente abituata. Chitarra graffiante e suoni che schizzano nevrotichi dalla violenza sonora alle melodie più rilassate ma pregne di significato sonoro. Secondo giorno è sul paco troviamo: H.C.-B, Flx e Bettles. H.C.-B. è un gruppo storico nella scena giovanile catanese, ha collezionato svariati live nel capoluogo eteneo e, ha una schiera d’accaniti sostenitori. Propongono suoni strumentali al quale alternano varie atmosfere, lasciando spazio anche alla pura sperimentazione. Battles è stata la chicca che ha voluto proporre Indigena (co-organizzatori dell’evento) a questa manifestazione. Quartetto statunitense che schiera tra le sue file Ian Willams un ex Dob Cabballero dalle qualità impressionanti.

Terzo giorno e apoteosi. Sul palco: Suzanne’Silever, Diane and The Shell e Uzeda. È bene cominciare dalla fine. Uzeda non suonava live a Catania dal 1999, il dato fa sicuramente pensare e stare male. Catanesi doc ma apprezzati soprattutto in tutto il resto del mondo, gli Uzeda, propongono indie-rock duro, maturo e da ascoltare in silenzio. Violenza sonora e tecnica assolutamente sopra canoni e norme, sono il loro biglietto da visita. Per un sound che entra dentro e ti trasporta nel loro universo sonoro. Live da incorniciare e pubblico, numerossissimo, estasiato. Hanno suonato per circa un ora, ma avremmo voluti ascoltarli per settimane. Quando la musica è violenta ma allo stesso tempo riesce a trasmettere e provocare emozioni forti, lasciando spazio ai pensieri, vuol dire che c’è qualità assoluta, che mostra la sua funzione comunicativa, che riesce a fare il suo dovere. Ascoltare in silenzio. Questo vi consigliamo.

Suzanne’Silver è stato il gruppo che ha aperto la serata di chiusura, siracusani, pongono un grunge-rock-indie-altrernatrive non classificabile in nessuno dei generi che ho definito ad inizio questa frase. Forse li inglobano tutti, forse nessuno. Suoni corposi, tirati, che fanno ben intendere il loro modi di porsi nei confronti della musica. Aggressivi e riflessivi. Diane and the Shall. Suoni celebrali, atmosfere post-rock accademiche è forte personalità.

La rassegna ha messo insieme sul palco il meglio delle nuove proposte provenienti da Catania, che girano tutte attorno all’ambiente universitario delle facoltà di lettere. Un agglomerato di potenzialità che vuol esplodere e imporsi, e che ne ha tutte le carte in regola. La scena catanese, attuale, ma soprattutto futura, è fatta di questa proposte sonore, dure e qualitativamente buone, che vengono fuori dal vissuto quotidiano delle band che le hanno proposte. Si ispirano alla musica indipendente d’oltre oceano, ma si nutrono del contesto catenese e delle sue movenze. Catania è un serbatoio enorme fatto di musica e cultura che vuole venire fuori. Manifestazione come quella vista in questa tre giorni, sono solo la punta di un iceberg nascosto che vede nella potenzialità dei suoi giovani le porte per un riscatto sociale immanente. Fuori Corso è stato un colpo di reni nella paludosa realtà etnea, una esperienza da riproporre e ampliare, facendo entrare in questo progetto tutte le realtà sommerse, ma attive, che magmatiche si muovono in città. Un’esperienza da fare crescere e riproporre. Necessariamente.


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