Fumo: L’ipocrisia di certe leggi
A proposito della legge sul fumo... "No" al fumo nei bar, "sì" all’inquinamento nelle città...
Da qualche settimana ormai è entrata in vigore la nuova legge sul fumo che vieta lo stesso nei luoghi pubblici o aperti al pubblico. Una norma che, al di là delle ideologie o semplici simpatie politiche ha trovato il consenso, scontato, dei non fumatori ma anche dei fumatori più "democratici" o, se preferite, sensibili nei confronti dell’altrui ragione…
Nessun dubbio dunque sulla giustezza di una legge il cui obbiettivo è "quello di tutelare la salute del cittadino" e che, a nostro parere, avrebbe dovuto essere introdotta già da molto tempo. La giustezza di questa norma è però soltanto il punto di partenza per introdurre un argomento più generico e complesso: e cioè il tasso di ipocrisia contenuto nelle dichiarazioni e nelle azioni dei nostri politici quando parlano e agiscono in nome della tutela della salute e dell’incolumità del cittadino.
Col centro-destra al Governo anche possedere droghe leggere, oltre che pesanti, per uso personale è diventato reato penale e dunque perseguibile col carcere. L’obbiettivo, sempre per usare il linguaggio dei nostri legislatori, è "tutelare la salute del cittadino". Ed è pensando "all’incolumità fisica del cittadino" (norme meno recenti quelle che seguono) che è obbligatorio portare il casco quando si guida una moto e mettere le cinture di sicurezza al volante di un’ automobile. "Che Stato sensibile a preoccuparsi così tanto della tutela fisica del cittadino", potrebbe essere portato a pensare l’italiano più sprovveduto. Certo, deve essere un italiano che si guarda poco attorno e che superficialmente e male riflette sulla realtà che lo circonda…
Per dire quanto virgolettato sopra infatti, bisogna essersi "dimenticati" che, nonostante gli effetti dell’alcool sulle persone siano potenzialmente assai più catastrofici di quelle delle cosiddette droghe leggere, andando in un bar o in un pub, si è liberi di bere liquori e cocktail in quantità; e, recandosi in un supermercato, acquistarne tutte le bottiglie che si vuole…
"Vero", ribatterà il politico di maggioranza (è quanto ha dichiarato più volte Gasparri, tanto per fare un esempio), "ma se la stessa persona che ha bevuto troppo alcool sale in macchina e subisce un controllo rischia l’arresto e il ritiro della patente".
Ma, chiediamo al politico: se la persona che ha "bevuto" non sale in macchina e prende a pugni il primo malcapitato all’uscita dal pub (cosa che succede non di rado)?
Il punto è questo: perché chi fa uso di droga viene sbattuto in carcere in modo da non nuocere a sé stesso e in seconda battuta alla collettività, mentre chi si alcolizza non subisce alcuna sanzione a meno che non venga "pescato" a guidare o non compia atti illeciti contro cose o persone?
Se l’obbiettivo è uno solo, quello di tutelare la salute e l’incolumità del cittadino, perché se si parla di sostanza diverse (droga e alcool) ma dagli effetti ugualmente dannosi (o meglio, più gravi nel secondo caso), la legislazione cambia in maniera così netta? Non vi pare alquanto "singolare"?
E, variando un po’ tema, perché il cittadino ha ormai "diritto" ad entrare in un bar non malsano per il fumo delle sigarette, mentre non ha lo stesso "diritto" a fare una passeggiata nel centro di una città a causa dei gas di scarico delle automobili che hanno reso l’aria irrespirabile per i polmoni?
Non si potrebbe obbligare la gente a utilizzare più spesso i mezzi pubblici in modo da inquinare meno l’aria, ovvero il bene principale per l’intera umanità assieme all’acqua?
Gli esempi potrebbero essere tantissimi, ma vogliamo porre all’attenzione del lettore solo un’ultima questione incomprensibile. E cioè: perché lo Stato è così "preoccupato" quando si parla di mettere le cinture di sicurezza, mentre, quando si parla, ad esempio, di sicurezza nei cantieri edili (la maggior parte di essi è fuori norma) chiude un occhio se non due, con pene lievissime, o inesistenti, per il datore di lavoro? E’ forse più importante la vita dell’autista rispetto a quella del lavoratore? Sarebbe una considerazione assurda e incomprensibile. Tanto più considerando che le due figure spesso coincidono!
Per concludere, lungi dal fare l’apologia delle droghe leggere o, al suo opposto, del proibizionismo dell’alcool, quello che ci premeva mettere in evidenza in questo articolo era l’ipocrisia e l’incoerenza di certe leggi. Che solo la più patetica retorica dei nostri politici, di fronte al cittadino più "distratto" o più ideologizzato, può negare!
Gianni Monaco
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ti sembra giusto che una persona adulta e consapevole per farsi uno spinello deve rivolgersi agli spacciatori e rischiare il carcere per questo? questo è uno stato di M.... e sono d’accordo su quello che dici. se l’erba fosse legale sarebbero in troppi a rimetterci in termini economici per cui tutto resta così, quello che preme ai nostri politici è tenersi stretta la poltrona e visto che sono i grandi capitalisti che ce li tengono, frega un corno a loro della salute della gente!!! io non ho certo smesso di fumare, ma non mi serviva una legge per rispettare gli altri, e a me piuttosto chi mi rispetta come fumatrice?
Sono di sinstra quindi non è mio interesse difendere l’operato del passato governo. Quello che dici è giusto per quanto riguarda le droghe leggere e (anche se un po’ troppo populistico) l’inquinamento. Ma il proplema di fondo è un altro. Fermo restando l’ipocrisia del legislatore (che spesso si manifesta nella sessuofobia, potrei farti esempi sul codice penale o codice di procedura penale ma sarebbe troppo lungo) la ratio della legge sirchia è anche un’altra. Tutelare la salute del fumatore, sì forse. Ma soprattutto il diritto del cittadino a non entrare in locali pubblici ridotti a fumerie. Non sono medico e non so se faccia peggio il fumo o l’alcool all’organismo del fumatore o del bevitore. Però so che è molto più probabile che la gente muoia per fume passivo che per una rissa con un ubriaco.
Penso che ci sia un po’ di confusione, vediamo di fare chiarezza su alcune questioni. Credo perciò che sia necessario partire da alcune domande:
a) Ha lo stato il dovere di tutelare la salute dei suoi cittadini?
b) In Italia detta tutela è assicurata in modo accettabile in tutto il territorio nazionale e nei diversi ambiti lavorativi?
c) Sino a che punto può spingersi lo stato per assolvere a quei compiti di tutela? In altre parole, può lo stato limitare i diritti di libertà personale in nome della tutela della salute del titolare di quei diritti?
Alla prima questione (retoricamente) posta, la risposta è ovviamente affermativa (art.32 Cost.),salvo specificare ulteriormente il significato dell’affermazione. In un paese civile la tutela effettiva della salute e dell’incolumità dei cittadini, di tutti i cittadini, minori e adulti, operai e professionisti, uomini, donne e/o altro, cattolici, atei, agnostici o buddisti,non può che essere un pilastro di un sistema di welfare fondato sulla solidarietà tra i consociati ( altri pilastri sono la previdenza e l’assistenza sociale).
b) Ma, ovviamente, questa non può restare una vuota petizione di principio: assicurare dette tutele significa .... ...lascio a chi legge cosa significa, alla luce di quanto accade a Napoli e altrove con lo smaltimento dei rifiuti, degli incidenti nei cantieri e nelle fabbriche che causano un numero impressionante di morti e di feriti, delle liste di attesa per operarsi o per beneficiare di una visita specialstica (previo pagamento di un ticket adeguato), dei numerosi decessi durante i calvari da un ospedale all’altro per mancanza di posti o di attrezzature adeguate, della sicurezza di tante strade della morte, e così via.
Allora la risposta alla seconda domanda dev’essere no: uno stato che punisce con la multa chi fuma o chi non indossa la cintura di sicurezza o chi si ubriaca non si legittima come uno stato che si prende cura dei suoi cittadini, se poi non è in grado di assicurare a tutti, ovunque e sempre, una sufficiente assistenza sanitaria, sicurezza sul lavoro e sulle strade, ecc.
c) Alla terza domanda ritengo si debba dare una risposta per quanto è possibile precisa. E’ fuori di dubbio che lo stato, al fine di tutelare la salute di tutti, debba limitare le libertà di ciascuno di noi: la nostra libertà trova un limite nella libertà e nei diritti degli altri. Fa bene quindi lo stato a punire l’eccesso di velocità, la guida in stato di ebrezza, la carenza delle strumentazioni di sicurezza negli automezzi, il fumo nei locali pubblici e quant’altro può costituire una minaccia per il prossimo.
Ma il fumo, il casco o la cintura di sicurezza non indossati chi minacciano? si dirà: minacciano la salute o l’incolumità dell’autore di tali comportamenti o omissioni, e lo stato dovrà sostenere delle spese sanitarie aggiuntive per fare fronte ai suoi malanni. Questo argomento, a pensarci bene, è solo apparentermente convincente e presta il fianco a un paio di obiezioni.
In primo luogo, uno stato che si erge a papà dei suoi cittadini considera questi ultimi, implicitamente, dei minorenni i cui comportamenti non sono corregibili se non con la forza della legge. Dei minorenni che non sanno fare buon uso delle proprie libertà e che finirebbero col farsi del male da soli, degni quindi di essere costretti a non farsi del male. Si profila il reato di abuso di mezzi di correzione, visto che non ci si accontenta delle campagne di sensibilizzazione.
La seconda questione, quella relativa alla spesa che lo stato deve sostenere in conseguenza dei comportamenti sconsiderati dei suoi cittadini minorenni, è ancora più insidiosa e fuorviante: se si accetta il principio del chi è cagion del proprio mal pianga se stesso, della malattia come peccato, allora si dischiudono scenari che hanno del comico. Forse del tragi- comico- totalitario.
Nei paesi occidentali, come si sa, una delle principali cause di malattia e di morte sono le patologie cardio vascolari. L’insorgenza e la gravità di esse sono strettamente correlate alla scarsa attività fisica e alle errate abitudini alimentari. Ebbene, se in nome del risparmio sulla spesa sanitaria si giustificano, non solo le campagne di sensibilizzazione e le varie educazioni alla salute, cose accettabili, ma anche leggi che infliggano dure penitenze agli oltranzisti della mortadella e del Mc Donald, che ne direste di una dieta di stato imposta con legge? e di uno stile di vita sano, all’insegna dell’esercizio fisico mattutino stabilito con decreto del ministro della salute?
E se la benemerita scienza scoprisse che, per stare bene e in salute, bisogna rientrare in un range ottimale di copule settimanali o mensili, che ne diremmo di sottoporci al controllo legale dei nostri discorsi settimanali per verificare quante volte usiamo il verbo essere correttamente? Magari mediante installazione di un apposito dispositivo elettronico piazzato in prossimità del calamaio? E’ un discorso iperbolico? negli USA, dove possiamo intravedere la proiezione del nostro presente, non per tutto ovviamente, ma per il peggio che quel grande paese può offrirci, sono già state avanzate proposte di legge per combattere la piaga dell’obesità popolare prevedendo per gli ingordi sanzioni esemplari.
D’altronde, non siamo il paese dei papà impotenti che chiedono allo stato-papà di far chiudere prima, e per tutti, le discoteche (come se la ricerca dello sballo o l’incapacità di gestirsi fosse provocata dagli orari di queste ultime)?
Penso che sia urgente richiamare dall’esilio, dove i ragazzi incoraggiati dalle loro scuole l’hanno recluso, il Senso critico, che ramengo sopravvive in qualche testa bizzarra.
Saluti. Cassandro