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Franco Stefanoni “I Veri Intoccabili” (Chiarelettere)

Viaggio all’interno delle lobby del privilegio che ostacolano lo sviluppo dell’Italia

di Emanuele G. - martedì 17 gennaio 2012 - 4218 letture

L’Italia dopo gli anni del c.d. “boom economico” è andata progressivamente fermandosi. E’ come se la spinta propulsiva iniziata subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale avesse perso slancio per arrestarsi del tutto ai giorni nostri. Le ragioni di questa stasi generalizzata sono diverse. Un insieme di cause hanno conroso a che si addivenisse alla presente drammatica situazione che il nostro paese sta vivendo ora. Una delle concause è da rinvenire nell’eccessivo peso delle lobby professionali. Ossia degli ordini professionali che sono organismi regolamentati dalla normativa e che dovrebbero servire a migliorare le competenze dei professionisti attualmente in attività in Italia.

Un argomento di sicuro interesse. Argomento molto ben trattato dal giornalista Franco Stefanoni che in “I Veri Intoccabili” traccia un profilo più che approfondito ed esaustivo della materia. Le lobby hanno rappresentato e rappresentano una delle sconfitte più cocenti dello Stato italiano. E’ da almeno trentanni che si parla di una riforma complessiva del comparto. Senza nessun risultato concreto in quanto le medesime – mi riferisco alle lobby – si sono sempre attivate a ostacolare, se non a sabotare, innumerevoli tentativi di riforma. Il primo in assoluto quello tentato nel 1982 dall’allora ministro di grazia e giustizia Clelio Darida. Tentativo naufragato miseramente. In seguito ci furono alcuni tentativi posti in essere da ministri, sottosegretari e presidenti di autorità per la concorrenza (fra i quali Antonino Mirone, Piero Fassino, Michele Vietti, Pierluigi Bersani, Giulio Tremonti…), ma anche questi non è che abbiano sortito effetti positivi. I rappresentanti delle lobby in Parlamento hanno annacquato in modo sapiente tutti i succitati tentativi.

Perché riformare gli ordini professionali? Per due motivi fondamentali. Il primo, è quello di permettere alle giovani generazioni di affermarsi professionalmente. Cosa che ai giorni d’oggi è impossibile proprio perché chi dirige un ordine professionale ha trasformato quell’ordine in un centro di potere che non si può scalfire neanche con le bombe. Il secondo, attiene all’esigenza di creare un serio sistema di monitoraggio della professionalità di ogni appartenente a tutti gli ordini professionali. In modo da creare un sistema di professionisti davvero preparati e in grado di erogare servizi al più alto livello qualitativo. Capirete che ciò rappresenta un pericolo mortale per chi ha trasformato gli ordini professionali in organismi autoreferenziali che hanno contributo in modo pesante al blocco dell’ascensore sociale. Cioè di quel meccanismo di mobilità sociale che agevole le dinamiche in una società complessa quale la nostra.

Vorrei porre l’attenzione su alcuni punti che dovrebbero farci riflettere sulla deriva clientelare degli ordini professionali in Italia:

• Ogni anno le tasse di iscrizione agli ordini professionali fruttano per 500-600 mln di euro. Come viene gestita questa somma?

• Il vertice dell’ordine nazionale dei dottori commercialisti costa ben 3,5 mln l’anno. Sono spese giustificabili?

• L’archietetto Vincenzo Perrone di Napoli effettuò qualche anno fa un’indagine e scoprì che un membro del consiglio nazionale dell’ordine degli archietteti guadagna ben 400.000 euro per i 4 anni di carica;

• I bilanci degli ordini professionali sono per lo meno fumosi e i controlli sono quasi nulli;

• Come la mettiamo con i viaggi per il mondo che molti consiglieri degli ordini professionali fanno utilizzando i fondi degli ordini? Viaggi motivati dalla partecipazione a presunti convegni internazionali!

• Per non menzionare le spese fuori controllo per corsi di formazione fantasma e congressi dalla dubbia valenza scientifica;

• Come sono gestite le casse previdenziali? E’ una domanda lecita visto lo scandalo che ha colpito la cassa previdenziale dell’ordine dei medici le cui disponibilità erano destinate alla creazione di conti cifrati presso i paradisi fiscali!

• Molti ordini professionali hanno trasformato le disponibilità finanziarie in dubbi investimenti immobiliari e persino nei derivati…

• Nonostante i reati posti in essere da appartenenti a ordini professionali siano in crescita esponenziale si rimane sconcertati dall’apprendere che i casi di radiazioni sono minimi se non del tutto assenti!

Siamo sicuri che queste lobby facciano l’interesse del paese e contribuiscano alla sua crescita? A me sembra che il quadro fornito dall’inchiesta di Franco Stefanoni sia piuttosto inquietante. Uno degli atout per rilanciare il nostro paese sarebbe quello di avere degli ordini professionali che si occupassero sul serio del valore etico e qualitativo del professionista. Invece, gli ordini professionali sono stati trasformati nel corso del tempo in tante satrapie che a livello provinciale, regionale e nazionale concorrono al sistema clientelare che ha distrutto il nostro paese. Per inciso sono un giornalista pubblicista e sarei d’accordo nell’abolizione dell’ordine nazionale dei giornalisti come richiesto da Marco Pannella. Intestatario di una lotta quarantennale contro il suddetto ordine. Ed ecco perché è necessario supportare con ogni mezzo i programmi del governo Monti tesi a liberalizzare gli ordini professionali. E’ una lotta di civiltà in un paese dove il lavoro fa spesso rima con clientelismo.


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