Formiche e giornalisti

Meloni più presente su X – L’ossessione di Marina per Report – Censura al Washington Post – Le parole non sono neutre – Il Post compie gli anni e cambia direttore – Mondadori acquista – Repubblica delle cause perse
MELONI PIÙ PRESENTE SU X – La conferenza stampa di fine anno (o meglio d’inizio anno) della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha mobilitato 160 giornalisti ed è stata trasmessa su 6 piattaforme social. Secondo uno studio di Arcadia, a incassare la quota maggiore di like è stato X che ha superato sia Facebook che Youtube. Ci ricorda La Stampa che Meloni ha superato Matteo Salvini nel numero complessivo di follower (seguaci) superando 11 milioni e 280mila seguaci contro i 9 milioni e 973mila di Salvini.
GIORNALISTI E FORMICHE – Sempre a proposito della conferenza stampa della signora Meloni c’è da sottolineare che le domande ficcanti non sono arrivate. Meloni ha parlato di tante cose soprattutto di Musk e di Cecilia Sala e poi di Trump ma non ha detto nulla su inflazione, sanità, morti sul lavoro, trasporti ecc. Uno dei giornalisti, il bulgaro naturalizzato italiano Alexander Jakhnagiev, direttore dell’agenzia Vista ha chiesto: «Lei calpesta le formiche, ci fa caso quando cammina?». Domanda da far tremare i polsi. Una domanda incistata nel cervello degli operai licenziati o in cassa integrazione, una domanda cui i cittadini che attendono mesi per una radiografia, desiderano risposte concrete. Quando è arrivata qualche domanda più impegnativa, la presidente del Consiglio ha rimandato, affermando che non bastano certo venti secondi per sviluppare un argomento del genere. Ecco, questa è la stampa italiana. D’altronde la maggior parte dei giornalisti è sempre prona davanti al potere, qualunque esso sia. Anche sul discorso di fine anno di Mattarella la stragrande maggioranza dei quotidiani s’è inchinata. Il suo discorso è stato definito «della speranza», un discorso «pacato ma denso», discorso «intenso e profetico». Poi Massimo Giannini, su Repubblica, ha confessato di volersi trasferirsi in Svizzera ma dopo aver ascoltato il «picconatore gentile» ha deciso di restare tra noi perché il presidente «mi ha dato valide ragioni per scommettere su un 2025 migliore». Viva l’Italia!
WASHINGTON POST, CENSURA – Non sono più i tempi del Watergate quando il Washington Post costrinse, addirittura, alle dimissioni il presidente Usa Richard Nixon. Oggi la proprietà del quotidiano americano è nelle mani di Jeff Bezos, padrone, fra tante cose, anche di Amazon. Uno dei miliardari che hanno sostenuto Trump e che non gradiscono che i loro giornali prendano in giro il nuovo presidente Usa. E così la vignettista Ann Telnaes disegna una vignetta che mostra quattro personaggi proni davanti al magnate-presidente, issato su un piedistallo. Bezos, Mark Zuckerberg (Facebook/Meta), Sam Altman (OpenAI/ChatGPT) hanno in mano tre sacchi di dollari, il quarto Patrick Soon-Shiong, proprietario del Los Angeles Times, tiene in mano un rossetto. Zuckerberg è in piedi, gli altri tre in ginocchio. C’è un quinto personaggio, Topolino/Mickey Mouse che rappresenta la Disney ed è steso per terra, in adorazione. Bezos e Soon-Shiong hanno vietato ai loro giornali di appoggiare Kamala Harris mentre Topolino (Disney) ha chiuso la controversia fra la sua rete Tv (Abc) e Trump versandogli 15 milioni di dollari. La vignettista, a seguito della censura subìta, si è dimessa. Telnaes collaborava con il Washington Post dal 2008 e aveva vinto un premio Pulitzer.
MONDADORI FA ACQUISTI – Il Gruppo Mondadori ha annunciato di aver acquisito il 100% del capitale di Ali Srl – Agenzia Libraria International. Il prezzo provvisorio per l’operazione, corrisposto in contanti, ammonta a 12,2 milioni di euro. La cifra d’acquisto è stata calcolata sulla base dell’Ebitda, un acronimo che sta per Utili Prima degli Interessi, delle Tasse, delle Svalutazioni e degli Ammortamenti e viene usato negli acquisti di aziende così da avere una visione chiara della capacità di un’azienda di generare profitti operativi. È calcolato prendendo l’utile netto e aggiungendo gli interessi, le tasse, le svalutazioni e gli ammortamenti.
LE PAROLE NON SONO NEUTRE – No, non lo sono mai. La Fondazione Diversity, insieme a un partenariato internazionale, ha lanciato le «Linee Guida per un Giornalismo Sensibile alla Diversità, Equità e Inclusione». Questo documento, innovativo e pratico, si propone di trasformare il giornalismo europeo in un agente di cambiamento sociale e culturale. Da oggi, le Linee Guida sono disponibili sul sito diversityinjournalism.eu. con una Checklist Pratica che rappresenta uno strumento operativo per le redazioni di stampa, TV, web e radio. Aiuta a identificare e affrontare potenziali criticità durante la produzione delle notizie, fornendo una serie di “Alert” per ogni fase del processo. Questi “campanelli d’allarme” permettono di individuare rischi connessi a temi sensibili e spesso non immediatamente evidenti. Inoltre, nella colonna “Buone pratiche”, sono riportati suggerimenti su come affrontare ogni “Alert” in modo coerente con i principi di inclusione, accessibilità, rispetto, diversità e rappresentazione equa.
IL POST COMPIE GLI ANNI E CAMBIA DIRETTORE – Il quotidiano online Il Post, fondato e diretto dal 2010 da Luca Sofri, il prossimo 19 aprile compie quindici anni di vita e da quella data ci sarà un nuovo direttore, Francesco Costa, mentre Luca Sofri passerà al ruolo di direttore editoriale.
REPUBBLICA DELLE CAUSE PERSE – Sette cause chiuse positivamente per i giornalisti precari di Gedi News Network. L’importo complessivo delle quattro cause terminate con sentenza è di 853mila euro, più contributi degli ultimi cinque anni per ogni posizione. L’ammontare delle tre conciliazioni intervenute dopo la sentenza, più il contenzioso che non è finito in tribunale, è di 728.500 euro. Per il coordinamento dei precari, una vittoria. «Per i giudici – hanno dichiarato – i precari di Repubblica vanno assunti come dipendenti… Il muro eretto da Gedi contro il riconoscimento del rapporto di lavoro dipendente è però stato abbattuto dalle sentenze dei giudici del lavoro e, nel frattempo, anche altri precari storici sono stati stabilizzati. Questi primi importati risultati sono un’indicazione che la strada per vedersi riconosciuti i propri diritti è quella di agire collettivamente con il sindacato».
LA MARINA INCAZZATA – L’ultima puntata di Report ha fatto incazzare la signora Marina Berlusconi che ha definito «pattume mediatico-giudiziario» il contenuto di un servizio del giornalista Paolo Mondani che ha riportato il contenuto di una perizia agli atti della Procura di Firenze del 5 luglio 2024 sull’entrata di capitali esterni nelle casse Fininvest. La Procura di Firenze ipotizza un coinvolgimento esterno alla mafia nelle stragi del 1993. Nell’elenco degli indagati, sino alla data della sua morte, appariva anche il nome di Silvio Berlusconi. Questo fascicolo, nel passato, è stato più volte archiviato. L’accusa della figlia di Berlusconi e che Report vuole «riesumare le infamanti, paradossali accuse di una presunta vicinanza di mio padre alla criminalità organizzata». Per gli avvocati si prospetta un grande lavoro. Intanto è arrivata la replica di Report attraverso il conduttore Sigfrido Ranucci. È stata, quella di Report, afferma Ranucci «un’inchiesta rigorosa, basata su documenti e dichiarazioni vagliate dai magistrati», e sottolinea che ha suscitato «grande interesse pubblico» tanto che «è stata seguita da punte di oltre 1,5 milioni di telespettatori». «Si è dato conto – spiega il conduttore – delle novità emerse dalle perizie finanziarie economiche emerse dalla Procura di Firenze dove Silvio Berlusconi era indagato e dove oggi è ancora indagato Marcello Dell’Utri». Ranucci sottolinea infine che «si è data possibilità alla famiglia e a Dell’Utri di intervenire e in alternativa si è dato ampio spazio alle risposte dei legali».
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