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Flotilla: i parlamentari rientrano: e gli altri?

Una brutta pagina anche dal punto di vista della comunicazione.

di Adriano Todaro - domenica 5 ottobre 2025 - 449 letture

Nel 2021, il 15 agosto, i talebani, per la seconda volta conquistano Kabul. Usa e suoi alleati controllano solo l’aeroporto internazionale Hamid Karzai così da consentire l’evacuazione. Il nostro ambasciatore a Kabul è Stefano Pontecorvo. È lui che garantisce il pieno funzionamento dell’aeroporto e coordina il ponte aereo grazie al quale 124 mila persone riescono ad abbandonare la capitale. Lui, Pontecorvo, partirà per ultimo dopo aver garantito l’evacuazione di tutti. Questo atto, certamente non mediato da Pontecorvo, dal punto di vista della narrazione giornalistica ha costituito, nell’opinione pubblica, un atto di alta responsabilità istituzionale.

Vediamo, ora, la vicenda della Global Sumud Flotilla, non tanto il vergognoso assalto dei militari a persone inermi armati solo della volontà di aiutare le popolazioni affamate e brutalizzate dal criminale di guerra Netanyahu, quanto piuttosto la narrazione dei mezzi di comunicazione su questa vicenda, in particolare il fatto che i parlamentari, grazie ai canali del ministro degli Esteri Tajani, presenti sulle barche, sono stati subito rimpatriati (il senatore 5S Marco Croatti, l’eurodeputata Annalisa Corrado del Pd come il deputato Arturo Scotto, e l’eurodeputata verde Benedetta Scuderi). Intanto cosa rappresentavano alcuni deputati sulle barche della Flotilla? A mio parere rappresentavano l’Italia intera, rappresentavano il Parlamento italiano, erano gli “scudi umani” a garanzia dell’incolumità di tutti gli altri presenti sulle barche.

Al momento che scriviamo queste note ci sono 40 italiani della Flotilla detenuti nelle carceri di Israele. Quella di Tajani è stata una mossa istituzionale “dovuta”. Dal punto di vista, invece, di ciò che ha percepito l’opinione pubblica, è stata semplicemente un assioma ben visibile: i parlamentari rientrano, gli altri restano in carcere. Da qui, ancora una volta si scava il fossato fra fatti concreti, e molte volte dovuti, e percezione dei cittadini. E, ripeto, i cittadini hanno percepito che la diversità, il distacco fra rappresentanti delle istituzioni e cittadini comuni, è ben presente in tutte le situazioni.

Provate a frequentare qualche bar, qualche circolo non politico, provate a stare fra gruppi di volontari e sentirete, nelle discussioni, come sia ben presente questo fossato con un finale sempre uguale: siamo tutti uguali ma qualcuno è più uguale degli altri.

Si sarebbe potuto agire diversamente? Io dico di sì. Non dando un giudizio morale, ma sostanziale, di credibilità istituzionale. Pensate cosa avrebbe provocato nell’opinione pubblica il rifiuto dei parlamentari di rientrare mentre gli altri restano in carcere? Rifiutare quel privilegio istituzionale avrebbe dato una linfa maggiore a tutti coloro che da anni si battono per i diritti del popolo palestinese, contro il genocidio. E avrebbe tagliato le unghie a coloro, a livello istituzionale, che dopo il blocco della Flotilla hanno ridicolizzato la loro impresa con frasi del tipo: «È terminata la crociera!». Per me una brutta pagina questa del rientro dei parlamentari. Anche dal punto di vista comunicativo.


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