Fiorella Mannoia alla Villa Bellini di Catania

Si rinnova l’appuntamento con Fiorella Mannoia, che la nostra testata ha come punto di riferimento praticamente a ogni estate. Canzoni e interpretazioni più volte ammirate, ci sarebbe quasi la tentazione a rinunciare a un ennesimo rendez-vous musicale con l’artista romana. Sì, proprio una mera tentazione. Ma come disse qualcuno, la migliore risposta alle tentazioni è cedere.

Ieri sera alla Villa Bellini di Catania, una delle tappe del suo nuovo tour dall’accattivante nome Fiorella Sinfonica - live con orchestra, non potevamo mancare, insieme a migliaia di estasiati astanti, pronti a un’ennesima osmosi musicale con l’artista.

Ed eccoci così a farci coinvolgere nuovamente nella forza trainante di questa ragazza instancabile, che nella sua professione ha riversato le passioni di una vita e il bisogno comunicativo, con le quali sempre un messaggio invita a una riflessione sulla cruda realtà del mondo che ci circonda e si associa alla speranza sorretta da una mai arrendevole rassegnazione da contrapporre agli orrori del mondo. Una rivoluzione culturale che si innalza da un palco, musica, sonorità, ritmo, energia, tra un’interpretazione nostalgica di una canzone di Dalla, un omaggio a Ivano Fossati, il ricordo di Lucio Battisti a 30 anni dalla morte, l’immancabile Sally di Vasco Rossi e Pescatore di Pierangelo Bertoli.

Fiorella parla con il suo pubblico, come è abituata a fare durante i suoi concerti. Essere una cantante e interpretare canzoni non è mai stato per la Mannoia una riduttiva considerazione di se stessa. Ad un concerto di Fiorella non si può rimanere distaccati dalle sue parole, dal suo invito a non voltarsi dall’altra parte, dalla necessità di continuare a dare voce ai più umili, a chi subisce ancora in questo terzo millennio le arroganze, a chi sembra predestinato a un’esistenza di violenza e un futuro negato. Non si può accettare passivamente che, in nome di un egoistico interesse spacciato per un ideale, si possa continuare a mietere stragi di civili, tra cui tanti, troppi bambini e osservare i "grandi" del mondo a dibattersi una assurda "giusta" motivazione.

I concerti di Fiorella Mannoia sono anche occasioni per lasciarsi andare alle emozioni, quelle più vere, quelle che strappano la corazza che idealmente immaginò Francesco De Gregori potesse avvolgere l’artista, come lei stessa ha raccontato prima di cantarla, e che fece nascere quella Giovanna d’Arco, canzone di riscatto sociale e di genere, mai come oggi ancora attuale.

Accompagnata da un’orchestra di archi, percussioni, arpeggi di chitarra e un carezzevole pianoforte, abbiamo potuto godere di due ore di concerto, durante il quale non sono mancate le occasioni in cui l’artista ci ha regalato la sua immensa sensibilità, tra un ricordo personale, una dedica a una madre e la lettura di un messaggio scritto su un cartoncino con il quale una donna del pubblico ha voluto ringraziare Fiorella per la sua musica che, da una sedia a rotelle le ha consentito di ritornare a essere una Combattente.

E a farci partecipi del suo ultimo invito e pensiero della serata, preso a prestito da Vik, il compianto Vittorio Arrigoni, un altro pacifista combattente. Un invito che non possiamo più permetterci di ignorare, noi protagonisti del terzo millennio, ancora una volta davanti ai nostri errori e orrori. Un invito che auspichiamo possa davvero farci "ritornare" a essere umani perché, forse, "rimanere" è un verbo che abbiamo già cancellato dalle nostre vite.

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I brani che Fiorella ha proposto durante la serata sono stati:
 Caffè nero bollente
 I treni a vapore
 Nessuna conseguenza
 Io vivrò (senza te)
 Come si cambia
 Se io fossi un angelo
 Giovanna d’Arco
 In viaggio
 Pescatore
 Le Notti Di Maggio
 Combattente
 Margherita
 Bésame mucho
 Quizás quizás quizás
 Che sia benedetta
 Sally
 Domani è primavera
 Mariposa
 La storia
 Quelle che le donne non dicono
 Il cielo d’Irlanda