Fine vita

La Regione Toscana, a governo PD, ha approvato la legge sul fine vita. Il suicidio assistito è stato regolamentato attraverso una serie di passaggi...

di Salvatore A. Bravo - mercoledì 12 febbraio 2025 - 420 letture

La Regione Toscana, a governo PD, ha approvato la legge sul fine vita. Il suicidio assistito è stato regolamentato attraverso una serie di passaggi che risolveranno i casi in poche decine di giorni (37 giorni). Il testo prevede una commissione multidisciplinare che dovrà accertare, se vi siano le condizioni per poter procedere al “suicidio medicalmente assistito”. La decisione finale sarà del comitato etico territoriale. Le richieste di suicidio assistito riguarderanno “soggetti consapevoli con patologie incurabili”.

Non si può non notare che su un tema etico rilevantissimo come il “fine vita”, le regioni si muovono in ordine sparso. La Toscana arriva per prima al traguardo lasciandosi dietro il Veneto e la Puglia e oltrepassa il Parlamento dove la delicatissima questione aspetta di essere discussa al fine di disciplinarla. Una nazione che consente su un aspetto così determinante alle Regioni di approvare singolarmente leggi senza il confronto nazionale è inquietante. La nazione si sta dissolvendo e temi che toccano la carne, è il caso di dire, di tutti sono sottratti alle pubblica discussione. Applaudono i radicali della Bonino, oggi “Più Europa”, e tacciono in tanti, insomma la nazione è presa dal suo funebre silenzio anche su certi temi, nel frattempo impera Sanremo con Papa Francesco che benedice il festival. L’economicismo e la società dello spettacolo sembrano rimuovere le innumerevoli tragedie del nostro tempo. Dunque le regioni si sostituiscono alla nazione e il pubblico dibattito ha come succedaneo “Sanremo” o qualsiasi altro evento mediatico.

Un altro dato è rilevante, in un contesto in cui i diritti sociali sono sostituiti dai soli diritti individuali, coloro che in una condizione di fragilità fisica vivranno la violenza dei diritti sociali tagliati con conseguente difficoltà di accedere ai servizi sanitari, a cui si deve aggiungere un clima di infernale solitudine, non potranno che cogliere l’occasione per “togliersi di mezzo”. Vi è da chiedersi talvolta se siamo umani o stiamo diventando “altro”.

Forse, se si raccogliessero le firme per sostenere qualitativamente i servizi sanitari sarebbe meglio. Forse se si favorisse la socialità solidale anche l’esperienza della malattia sarebbe meno ingrata. Se ci fossero investimenti per le cure palliative sarebbe ancora meglio, invece si decide di procedere per la via semplice, che pare diritta ma forse non lo è, ovvero l’interruzione “volontaria della vita”. Si dovrebbe favorire la vita con interventi massicci, invece si procede alla sua ”libera eliminazione”. Si è liberi di scegliere, quando si hanno tutti gli strumenti per poter meditare “sul che fare”, quando si è costretti a dover decidere in condizioni di disagio, la scelta difficilmente è libera. Porci domande e agire questo dobbiamo fare, anche se talvolta le nostre parole sono solo squittii senza ascolto.

Oggi la legge prevede solo per coloro che sono affetti da malattie incurabili con sofferenze psicologiche e fisiche insopportabili, è facile prevedere che preso basteranno le condizioni psicologiche insopportabili per procedere all’autoeliminazione.

Una società competitiva ed edonista non può che comunicare a coloro che soffrono il suo disprezzo, pertanto non è difficile ipotizzare che il suicidio assistito sarà favorito da solitudine, modelli sociali irraggiungibili e sofferenza psico-fisica. Il dolore di un malato è acuito da condizioni sociali perverse. In ultimo in un mondo di tagli il suicidio assistito sarà gratuito, pertanto sarà molto democratico accedervi. Questa è la nostra realtà.


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