Finanza e Miserie

di Alberto Giovanni Biuso - lunedì 29 settembre 2008 - 2488 letture

Il fondamento teorico della politica economica statunitense risiede in gran parte nelle teorie monetariste di Milton Friedman, il quale ha teorizzato la deregolazione sia dei cambi che dei movimenti di capitale, una tesi in realtà opposta a quella dei maggiori esponenti del liberismo classico (Smith, Ricardo, Keynes) i quali ritenevano che a circolare liberamente dovessero essere le merci ma non gli uomini e i capitali. E in questi giorni e in queste ore la deregulation mostra il suo vero volto distruttore di ricchezze e di vite. L’Alitalia è un caso periferico ma anch’esso significativo; i liberali e liberisti al governo del nostro Paese hanno trovato la facile soluzione di ogni truffatore al potere: incamerare privatamente i profitti e far pagare i costi all’intera collettività.

Nel cuore dell’Impero -gli USA- la rovina di milioni di famiglie del ceto medio e delle classi lavoratrici sembra ormai inevitabile e «le incredibili ricchezze degli Stati Uniti svaniscono nel buco nero da esse creato». I grandi gruppi e soggetti del crimine finanziario statunitense -Lehman Brothers, Merrill Lynch, Goldman Sachs, Marc Rich e altri...- «vogliono sfruttare il loro controllo sul governo per scaricare le loro perdite sui comuni cittadini americani. Che quest’atto venga chiamato “nazionalizzazione”, “privatizzazione” o “salvataggio”, il succo è che molti americani si ritroveranno in miseria e che tutti gli americani dovranno sopportare un enorme fardello fiscale. Ma i fondatori della piramide la faranno franca; si ritireranno nei loro castelli e nei loro investimenti sicuri e protetti, come hanno sempre fatto in precedenza» (Fonte: www.comedonchisciotte.org).

I grandi media sono anch’essi espressione –negli Stati Uniti come in Italia- del potere di banche e gruppi imprenditoriali e continuano dunque a cercare di convincere le masse della fortuna che hanno di vivere in un mondo che è il migliore tra quelli visti sinora, mentre le Corporations tentano disperatamente di salvarsi scaricando sull’intero corpo sociale i costi della loro dismisura economica (il liberismo più rapace che si sia mai visto) e politica (le guerre condotte ovunque -Afghanistan, Iraq, Georgia...- per incrementare investimenti e mercati).

La radice probabilmente più profonda della violenza e della sua percezione -l’insicurezza- sta nel fatto che la ricchezza finanziaria è diventata l’unico criterio di azione politica ed esistenziale, anche a costo di calpestare vite e diritti degli altri, dei singoli e delle nazioni. La precarizzazione dei rapporti di lavoro, gli irraggiungibili modelli televisivi, il martello ossessivo del consumismo e della pubblicità, contribuiscono tutti a creare un’atmosfera di frustrazione e di paura, una autentica e pervasiva miseria psichica che è effetto e causa del crollo della Piramide finanziaria, un crollo destinato a procedere velocemente nelle prossime settimane.

«Il vulcano della produzione e la palude del mercato» non è soltanto una vecchia formula marxiana di Amedeo Bordiga ma rappresenta anche una sintetica e realistica descrizione del presente.

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