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“Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”: il presidente di Baobab Experience a processo

di Redazione - sabato 23 aprile 2022 - 3414 letture

Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: è questo il reato per cui è imputato Andrea Costa, il presidente di Baobab Experience, associazione di volontari e attivisti che dal 2005 offre supporto e assistenza legale ai migranti. Fra poco più di due settimane, il 3 maggio, sarà pronunciata la sentenza di primo grado, scrive Baobab in un comunicato stampa. Il reato prevede pene tra i 6 e 18 anni di reclusione. Il motivo? Nell’ottobre 2016 Costa e altri attivisti di Baobab avrebbero aiutato economicamente otto ragazzi del Sudan e uno del Ciad ad acquistare dei biglietti del treno per dirigersi verso il nord Italia.

“Secondo l’accusa, questo configurerebbe il reato previsto dall’art. 12 del Testo unico sull’immigrazione perché tale comportamento sarebbe stato diretto a provocare l’ingresso illegale dei migranti in un altro Stato, la Francia”, riporta Il Manifesto. Per la difesa, i 9 giovani migranti cercavano di raggiungere la sede della Croce Rossa di Ventimiglia in cerca di un riparo, dopo che il presidio di Baobab, in via Cupa a Roma, era stato definitivamente sgomberato.

“Come in altre migliaia di circostanze simili, i volontari e le volontarie di Baobab Experience hanno offerto il loro supporto per identificare il biglietto del treno o del bus più economico, per contribuire all’acquisto dei titoli di viaggio per coloro che non possiedono le risorse economiche per sostenere il costo di un biglietto, per preparare kit con l’essenziale per affrontare lo spostamento, contenente un pranzo al sacco e prodotti per l’igiene”, spiega Baobab. In queste parole c’è tutto il senso dell’impegno dell’associazione, un progetto nato per rispondere a un mancato (e adeguato) intervento politico da parte delle istituzioni nella gestione dei cosiddetti migranti “transitanti” che stazionano per un periodo di tempo limitato a Roma per poi dirigersi in altri paesi. Il Baobab non è un luogo, è un metodo di accoglienza, scriveva all’epoca lo scrittore Nicola Lagioia: “Il Baobab è un corridoio umanitario per migranti in transito che una rete di privati cittadini ha prima messo a punto e subito dopo si è caricato sulle spalle”.

Questo metodo di accoglienza è ora “equiparato dall’accusa ai tanti trafficanti che agiscono impunemente nelle Stazioni italiane e che quel biglietto se lo fanno pagare caro, anche con la vita, che vendono documentazione falsa al prezzo di una illusione e speculano sulla fragilità di persone abbandonate a loro stesse”, scrive ancora Baobab. “Se la vocazione e l’agire umanitari del Presidente di Baobab Experience, Andrea Costa, rappresentano un reato, ognuno di noi è un criminale. Se Andrea è colpevole, lo siamo tutte e tutti”. «Mi stupiscono due cose», commenta Andrea Costa a Il Manifesto. «L’incriminazione per aver dato dei soldi e non per averne ricevuti. Le differenze con quanto accade al confine est: pochi giorni fa siamo tornati da quello tra Ucraina e Moldavia attraversando varie frontiere insieme ai profughi in fuga dalla guerra. Istituzioni e autorità ci hanno ringraziato. Il processo contro di me è partito per molto meno. E comunque anche i sudanesi erano in fuga da un conflitto terribile».

“La direttiva 2002/90/CE del Consiglio – nota come ‘Facilitation Directive’, fornisce una definizione comune del concetto di favoreggiamento dell’immigrazione illegale e stabilisce che gli Stati membri possono introdurre una clausola umanitaria, che mette gli operatori e i volontari che prestano assistenza umanitaria al riparo dal rischio di finire sotto processo”, scrive Baobab nel comunicato stampa. “L’Italia si è ben guardata dal farlo. Ancora oggi, nel nostro ordinamento, non è stata introdotta alcuna differenza tra trafficanti di esseri umani e solidali”.


Fonte: ValigiaBlu

Vedi anche: Baobab Experience


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