Facciamo approvare i referendum propositivi
di
Franco Novembrini
- martedì 5 giugno 2018
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In questi giorni si fa un gran parlare di una nuova legge che permetta, come in molti paesi democratici, referendum propositivi. Finora siamo andati avanti in maniera farraginosa e con lungaggini burocratiche di enormi proporzioni e di questo stato di cose si sono pasciuti alcuni micro partiti che ne hanno fatto un uso sconsiderato proponendo abolizioni di norme ed articoli di legge che spesso nascondevano veri ’’trappoloni’’ e portavano visibilità ai proponenti che per anni ci hanno campato. Ora pare che il Movimento 5 stelle sia intenzionato a proporre una legge che introduca anche in Italia il referendum propositivo in cui i cittadini si possano esprimere a favore di una legge e non solo per contrastarla.
Penso che gli italiani siano maturi per farlo anche visti risultati delle ultime elezioni e sono altrettanto certo che tale proposta troverà contrari una serie di ’’caste’’, politiche e burocratiche, di giornalisti, di mezzibusti tv che si vedranno alienare i privilegi dovuti alla rendita di posizione e alla funzione quasi oracolare e ben remunerata spesso non corrispondente al loro reale valore. Sono d’accordo anche che i referendum debbano essere approvati o meno dai voti che raccolgono e non sulla percentuale degli aventi diritto che, sempre secondo me, si presta a troppe manovre e manovrine a seconda che il referendum sia indetto in una stagione o in un’altra. Una cosa a cui prestare attenzione sarebbe quella della semplicità delle operazioni di voto, tenendo conto che in Italia una volta se non votavi e non avevi motivi giustificativi veniva ’’segnalato’’ nel certificato penale ed ora che non esiste più tale norma si sono introdotte la inutilissima tessera elettorale, cioè quel tesserino, illeggibile dopo due o tre timbrate e che ricorda ai più vecchi la tessera del ’’caropane’’ con i relativi bollini o timbri degli ultimi anni ’40 e ora anche della striscetta antifrode, causa di lunghe code ai seggi spesso ospitati in vecchie scuole fatiscenti e non dotate di servizi funzionanti.
Il primo referendum che proporrei sarebbe quello sull’aborto ma in difesa della legge 194, dando un dispiacere al novello ministro leghista, includendo che nella revisione ci fosse un articolo che dicesse che la legge va applicata nelle strutture pubbliche e che eventuali obiettori possano essere dirottati nelle strutture private o, se restano nel pubblico, perdano ’’punti’’ nella carriera in quanto non in condizione di eseguire tutte le pratiche loro richieste per legge. In buona sostanza il contrario di quanto sta succedendo ora.
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