Amnesty condanna l’assassinio di Natalia Estemirova
Amnesty International ha condannato con forza l’assassinio avvenuto ieri di Natalia Estemirova, una nota attivista per i diritti umani che lavorava nella regione del Caucaso del Nord, da tempo vicina all’organizzazione.
"L’uccisione di Natalia Estemirova è una conseguenza della perdurante impunità permessa dalle autorità russe e cecene" – ha affermato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International. "Le violazioni dei diritti umani in Russia e in particolare nel Caucaso del Nord non possono più essere ignorate. Coloro che si battono per i diritti umani hanno bisogno di protezione".
"La terribile tragedia dell’omicidio di Natalia Estemirova è un crimine su cui le autorità devono esprimere condanna e compiere ogni sforzo per portare dinanzi alla giustizia i responsabili. Questo è un ulteriore tentativo di imbavagliare la società civile in Russia e mette in luce l’instabilità nella regione".
"Natalia Estemirova era una donna estremamente coraggiosa che, con grande entusiasmo, non si stancava mai di difendere i diritti umani. Era una persona davvero eccezionale e un’amica di molti di noi" – ha proseguito Irene Khan. "Siamo rimasti scioccati e rattristati dalla notizia della sua morte ed esprimiamo le più profonde condoglianze alla famiglia, ai suoi amici e ai suoi colleghi".
Natalia Estemirova, una delle esponenti più note dell’organizzazione non governativa Memorial con sede a Grozny, la capitale cecena, era stata rapita ieri mattina intorno alle 8.30. Dopo essere stata trascinata in una macchina bianca, era stata portata via in un luogo sconosciuto. Secondo le testimonianze, Natalia Estemirova sarebbe riuscita a gridare di essere stata rapita.
Nella tarda giornata di ieri, l’agenzia Itar-TASS ha riferito del ritrovamento del suo corpo, che presentava colpi di arma da fuoco, nella vicina Repubblica di Inguscezia. Nessuno ha rivendicato la responsabilità dell’omicidio, ma secondo i colleghi sarebbe stata uccisa per il suo impegno a favore dei diritti umani.
Il lavoro di Natalia Estemirova è stato fondamentale nella documentazione delle violazioni dei diritti umani nella regione, quali torture e altri maltrattamenti, uccisioni illegali e sparizioni forzate, dall’inizio della seconda guerra di Cecenia nel 2000. Si era dedicata, inoltre, all’assistenza agli sfollati e a gruppi svantaggiati.
La sua attività è stata apprezzata sia a livello nazionale che internazionale attraverso il conferimento di numerosi riconoscimenti, quali la "Medaglia Robert Schuman" del Parlamento europeo (2005), il premio "Right Livelihood" (il cosiddetto Nobel alternativo assegnato dal Parlamento svedese, 2004) e il premio "Anna Politkovskaya", di cui è stata la prima vincitrice (2007).
L’assassinio di Natalia Estemirova mette ancora una volta in luce le precarie circostanze in cui i difensori dei diritti umani agiscono all’interno della Federazione russa. La sua uccisione segue quelle, avvenute all’inizio di quest’anno, dell’avvocato per i diritti umani Stanislav Markelov e della giornalista Anastasia Baburova, entrambi amici stretti e colleghi di Anna Politkovskaya, a sua volta assassinata nel 2006.
Amnesty International chiede la fine dell’impunità per l’uccisione di difensori dei diritti umani, giornalisti e avvocati nella Federazione russa.
Ulteriori informazioni
Nell’aprile di quest’anno, la autorità russe hanno annunciato la fine delle operazioni antiterrorismo in Cecenia. Tuttavia, negli ultimi mesi, nel Caucaso del Nord, sono stati registrati alcuni omicidi di alto profilo, oltre a segnali di un aumento della tensione.
In un rapporto pubblicato all’inizio di questo mese, Amnesty International ha chiesto di fare piena chiarezza sulle violazioni dei diritti umani commesse in Cecenia e nel Caucaso del Nord, ritenendo questa l’unica strada per una stabilità reale e per il ritorno a una vita civile e pacifica nella regione.
da amnesty.it
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(solo un piccolo pensiero, un piccolo fiore che vada posato sulla tua tomba, Natalia...)
Non te ne accorgi. Capita, capita mentre stai facendo le solite cose. Gesti ripetitivi come per esempio infilare la chiave nella toppa, chiudere il cancelletto del tuo palazzo, pigiare il tasto di chiamata dell’ascensore, entrare o uscire di casa. Definitivamente. Definitivamente. Non te ne accorgi. Non te ne accorgi perché sei come al solito scissa in due: una parte di te – il tuo corpo - compie meccanicamente e meticolosamente i rituali del mattino, del mezzogiorno o della sera, e l’altra parte – il cervello – sviluppa efficienza in programmi futuri: cosa farai oggi, cosa farai domani, dopodomani, fra un mese. Cerchi di scacciare da sempre quel momento. Non te ne accorgi ma ti arriva un brivido, non te ne accorgi ma sai benissimo cosa sta per succedere anche se non fai in tempo a pensarlo. E’ tutto ridotto ad una manciata di secondi, meno di un minuto. Accade che percepisci una frenata brusca e assieme un fotogramma: un fuoristrada bianco. E sai già. Sai già cosa sta per succedere. Si posiziona fra te e il tuo domani, quella manciata di secondi, a dividervi per sempre. Per sempre. Endorfine che viaggiano alla velocità della luce si impossessano dei tuoi centri nervosi in lampi, scosse, sudore. Come te lo immaginavi tu questo maledetto momento? Te lo immaginavi nitido, solenne, vicenda centrale, affare che dura e si marchia sul cuoio del Tempo? Te lo immaginavi in azioni soppesate, lucide? Invece no. Te lo immaginavi come lo hai visto fare altre volte. Come lo raccontava Anna, nei suoi diari 2003 – 2005. te lo immaginavi per quel che è, squallido momento che non si ricorda nemmeno nella faccia e nella mente dei tuoi aguzzini. Te lo immaginavi coi sibili che passano inosservati, che si confondono con mille altri fruscii e micro rumori, come per esempio di vestiti strappati, di piedi trascinati; te lo immaginavi con l’ esalazione polmonare, respiro e voce che non viene e non urla, che è sopraffazione e rassegnazione. Te lo aspettavi. Perché pur scacciando questo momento, questo squallido momento, rituale che non si conficca nemmeno più nelle retini del conducente di fuoristrada portatore di destino di morte, lo sapevi che sarebbe arrivato anche per te. Perché c’erano, c’erano i tuoi assassini, esecutori che non hanno disobbedito agli ordini, che non si sono ribellati. C’era e c’è chi deporta ancora i vivi in campi di concentramento anonimi, esecuzione sommaria, sibilo di arma da fuoco e via. C’era e c’è chi, vigliacco, non si chiede perché, non si chiede semmai esista soluzione diversa. Cara Estemirova, suono secco aspirato tra le corde vocali, capelli appiccicati tra grumi di sangue, sudore e freddo di pochi attimi Ceceni, dove tu hai voluto resistere, lottare, in quella Terra così martoriata, raccontatami da Anna Politkovskaija, che c’ero stata male da morire a leggere i suoi taccuini, a sentire su di me e dentro di me il momento del suo assassinio annunciato. Ma ora no. Ora no non voglio, non voglio che le mie carni siano pasto squallido di momenti in cui tutto finisce. Voglio resistere. Resistere. Voglio pensare che domani, domani sì, una donna resisterà e firmerà l’epopea di un vincitore finalmente diverso. Brindo a quel momento con la certezza che ci sarà. Quel giorno ci sarà in tutte le terre martoriate.
Francesca Cenerelli, dedicato a Natalija Estemirova e a tutte le donne coraggiose...