FANA (Free acoustic neutral area). Un luogo uguale a tanti ma profondamente diverso
L’inevitabilità o meno di un rumore definisce l’area neutra acustica: esente da suoni non necessari. Perché non poterla riconoscere da fuori?
Un luogo uguale a tanti poiché si tratta di spazi fisici condivisi per lavorare, spostarsi, ricevere un servizio. Diverso perché lo stesso negozio, o mezzo di trasporto, in assenza di colonne sonore aggiunte diventa acusticamente neutro: non per forza silenzioso ma nemmeno frastornante per via di rumori non necessari.
Ma quando un rumore non è necessario?
Quando non serve a far funzionare un servizio. Non si può eliminare il rumore di un treno se questo sta andando, di tazze e piattini se il Bar è operativo: si può però evitare di trasmettere musica se il locale non è specifico per il suo ascolto o per ballare.
L’intrattenimento sonoro in un negozio, ristorante o su un autobus è superfluo: anche senza musica e canali radio il servizio è attivo, il mezzo di trasporto funziona, quindi il sonoro non giustifica alcun beneficio: per chi non lo gradisce diventa inutilmente fastidioso.
- Area neutra acustica - no musica e programmi radio
L’area neutra acustica quale luogo pubblico, aperto al pubblico, immune da suoni non necessari, ricopre gran parte della superficie terrestre: dove non c’è niente e nessuno non c’è intrattenimento sonoro. Tuttavia, dove si abita e si svolgono delle attività, questa dimensione, libera da musica e informazioni amplificate, è sempre più rara. Di fatto, la diffusione di suoni aggiunti per mano delle tecnologie sonore conquista sempre nuovi spazi, avvalendosi di dispositivi facili, economici: è sufficiente un telefonino per sonorizzare l’intera sala di un ristorante (come quando un cliente usa il vivavoce), una piccola cassa acustica per uno spazio aperto, un cavo elettrico collegato a un’automobile per improvvisare un Rave Party che coinvolgerà interi isolati.
Tipico rumore non necessario è dunque quello attuale della socializzazione, ovvero dell’intrattenimento sonoro nei luoghi della quotidianità. Si compone di frasi e canzoni (attualmente motivi Rap) provocando a propria volta un innalzamento del livello vocale medio: lo si descrive come sottofondo ma, in realtà, il suono tecnologicamente mediato prevale sulle voci naturali inducendo a parlare più forte. Si manifesta ovunque ci siano i presupposti commerciali, modani di assembramento, flusso di turisti, di potenziali consumatori. Rispetto ai tradizionali rumori urbani il suo impatto è recente: i microfoni esistevano già a fine ’800 ma la grande diffusione di suoni amplificati attraverso radio portatili, mangiadischi e mangianastri, è avvenuta non prima degli anni ’60. La liberalizzazione delle emittenti private negli anni ’80 ha poi comportato la sonorizzazione di sempre più spazi comuni.
Così come ci sono voluti secoli per abituarsi ai rumori del carretto, e successivamente delle macchine, ci vorrà ancora molto tempo perché l’essere umano si adegui al suono amplificato continuo. Il fatto che la gente subisca, o addirittura ne divenga dipendente, non elimina i suoi effetti in termini di distrazione mentale e patologie varie.
Così come uno sfondo bianco pone in risalto ogni altro colore (anche se tenue), l’area neutra acustica permette l’ascolto di suoni distinti come il vociare di una scolaresca in gita e tutti quegli impatti più deboli, col tempo dimenticati: la presenza di un ciclista non viene avvertita da un automobilista abituato a intrattenersi con le tecnologie sonore/comunicative (e le conseguenze sono gravi!).
Se le tecnologie meccaniche si impegnano a produrre motori via via più silenziosi quelle sonore, al contrario, tendono a realizzare dispositivi sempre più risonanti: il messaggio promozionale deve arrivare a più persone possibili.
Questo fa riflettere su quale potrebbe essere il paesaggio sonoro in un futuro non così lontano, con atri e pianerottoli di case trasformati in spazi pubblicitari acquistati dalle emittenti commerciali, in un continuum di annunci di prodotti per la casa, stacchi musicali ecc.
Poter selezionare con anticipo i luoghi esenti da suoni non necessari contribuirebbe a prevenire una tale degenerazione: senza costi di transizione ecologica o altro perché crescerebbe spontaneamente una coscienza del disagio da ascolto indesiderato come è accaduto per quello da fumo passivo quando, anni fa, hanno iniziato a distinguersi le aree per non fumatori. Le aree neutre acustiche già esistono. Importante sarebbe poterle riconoscere attraverso un simbolo: ad indicare che lì dentro i rumori sono solo quelli essenziali, inevitabili (senza l’aggiunta di colonne sonore). Nel rispetto di un diritto di scelta tra i più legittimi ed elementari.
Questo articolo è diffuso anche da Fana.one.
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