Escissione, mutilazioni sessuali: 130 milioni di donne ne sono vittime
Le mutilazioni genitali femminili riguardano oggi 130 milioni di bambine, ragazze e giovani donne in tutto il mondo. Secondo l’UNICEF, più di due milioni ne sarebbero minacciate ogni anno.
Le mutilazioni genitali femminili riguardano oggi 130 milioni di bambine, ragazze e giovani donne in tutto il mondo. Secondo l’UNICEF, più di due milioni ne sarebbero minacciate ogni anno. Principalmente nell’ Africa dell’Est e dell’Ovest e nel Sud-est asiatico. Per favorire la sensibilizzazione dei paesi interessati e donatori, l’ONU ha decretato il 6 febbraio come "Giornata Internazionale di Lotta contro le Mutilazioni Genitali Femminili".
Le ragioni invocate per perpetuare l’escissione sono molteplici, ma non religiose. Nessun testo sacro prescrive questo rito. È dunque tradizione, pura e semplice... E sconvolgente: oltre a dolori insostenibili, le vittime rischiano emorragie che possono provocarne la morte, infezioni urinarie e genitali, cisti, complicazioni ginecologiche sia nella vita quotidiana sia al momento dei rapporti sessuali o ancora durante la gravidanza e durante il parto, la trasmissione dell’AIDS (una stessa lama viene utilizzata spesso molte volte)...Anche dal punto di vista psicologico le mutilazioni possono causare disordini del comportamento, traumi e una perdita di fiducia nelle persone care, nei familiari, preoccupazione e angoscia...
Si valutano a decine di milioni le donne che soffrono a livello urinario e vaginale come conseguenza delle mutilazioni e sono una delle due cause principali delle gravidanze precoci. “All’ospedale di Bamako, c’è un servizio specializzato per accogliere queste donne che sono respinte dalle loro famiglie e dai loro villaggi", ha dichiarato Diallo Djénéba Diakité, deputato dell’Assemblea Nazionale del Mali. "Vogliamo un impegno politico per arrivare a legiferare sull’abolizione dell’escissione ma non è cosa facile. Occorre fare un grande lavoro d’informazione per convincere. In realtà dobbiamo far fronte ad organizzazioni tradizionaliste, spesso islamiche, la cui maggioranza si oppone all’abolizione, ritenendo la pratica un rito religioso essenziale. Tuttavia tali pratiche non trovano nessuna giustificazione nella religione islamica. Ci stiamo battendo, ed un giorno raggiungeremo il nostro obiettivo. C’è una piccola evoluzione nel buon senso, soprattutto nelle famiglie in cui non ci sono pressioni sociali, dove la coppia è istruita e non abita con i genitori ", fa osservare il deputato.
Molti governi africani hanno iniziato a pronunciarsi contro questa pratica, ma finora solo il Ghana ha adottato una legislazione specifica. In Burkina, le campagne condotte dal 1990 tramite il Comitato nazionale contro l’escissione si sono intensificate in questi ultimi tre anni grazie ad un sostegno aumentato da parte del governo. I responsabili dell’eventuale decesso in seguito all’intervento sono diventati perseguibili dinanzi alle giurisdizioni penali. Campagne di sensibilizzazione sono state lanciate. Ma tutti sono ancora profondamente ancorati alle tradizioni, che comporta ogni anno migliaia di decessi prematuri. "Uno dei mezzi per progredire, testimonia Maïga Sidibe, presidente dell’Associazione del Mali per il Seguito e l’Osservazione delle Pratiche Tradizionali (AMSOPT), consiste nell’agire sui legami tra la salute ed i rischi che pesano sulle donne nel corso della loro vita."
In Burkina-Faso gli Imam musulmani rifiutano generalmente di prendere posizione, anche se riconoscono in privato che nulla nel Corano giustifica questa pratica barbara. Dopo aver accordato interviste sull’argomento alla televisione del Burkina Faso, Imam, predicatori ed insegnanti musulmani di cinque province sono stati recentemente minacciati in occasione del loro ritorno a casa. A un capo religioso è anche stato vietato di predicare a Uagadugu (capitale del Burkina Faso). Sulle vetture della compagnia Sogebaf, che fanno il tragitto tra Uagadugu e Bobo-Dioulasso, i passeggeri ascoltano religiosamente i predicatori musulmani alla radio. Quest’ultimi esortano i fedeli a purificarsi e dunque a essere circoncisi prima di andare alla Mecca. In Arabo, come in Moreè (dialetto del Burkina-Faso), la stessa parola designa la circoncisione e l’escissione. "Molti musulmani pensano che la norma si applichi anche alle ragazze, ha detto Isabelle Millogo." mutilano le loro piccole figlie perché possano un giorno andare alla Mecca."
La cooperazione belga ha iscritto la lotta contro le violenze fatte alle donne, in particolare l’escissione, fra le proprie priorità. La legge belga condanna queste mutilazioni. Coloro che le praticano, le facilitano o le favoriscono rischiano dai 3 ai 5 anni di prigione. Ed il segreto professionale riguardante i professionisti interessati da casi di MGF (mutilazioni genitali femminili), come i medici, è stato tolto. " Gli stati generali della famiglia hanno recentemente raccomandato di lottare maggiormente contro le MGF "spiega Gisèle Mandaila (MR), segretario di Stato belga, deputato alla famiglia ed alle persone minorate. Nel quadro dell’anno europeo per la parità di opportunità tra uomini e donne, un gruppo di lavoro si sta impegnando in un piano d’azione nazionale in materia di lotta contro le mutilazioni genitali. "studiamo i mezzi per rafforzare l’informazione del personale d’accoglienza dei candidati all’asilo, dei poliziotti, dei medici, degli insegnanti e degli addetti ai centri psico –medico -sociali", prosegue Mandaila. "non riesco a capire come, mentre sappiamo che ragazze mutilate vivono in Belgio e che altre rischiano di esserlo, nessun’azione penale sia stata ancora avviata nel nostro paese". I lavori del gruppo dovrebbero chiudersi in marzo.
I partecipanti alla conferenza dell’ONU sulla popolazione mondiale al Cairo nel 1994 furono sconvolti. La proiezione di una pellicola che rivela le "operazioni" d’escissione e di infibulazione praticate su una ragazza egiziana che urla di dolore mentre viene trattenuta con la forza da donne che potevano essere sua madre e le sue zie, ha sollevato proteste. Per alcuni, d’indignazione legittima di fronte a questi due minuti di immagini brutali e sanguinarie, per altri, di contestazione per aver messo in atto una fra le tradizioni più vecchie e più oscure. Dopo la conferenza del Cairo ed in seguito alla contestazione delle donne, l’anno successivo, la protesta viene dimenticata e le pratiche mutilatrici sulle ragazze e sulle adolescenti continuano le loro devastazioni. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), invece di diminuire, il numero delle MGF aumenterebbe di circa più di due milioni all’anno e colpisce ogni giorno 6.000 nuove fanciulle, di cui 75% in Egitto, in Etiopia, in Kenya, in Nigeria, in Somalia e in Sudan. A Gibuti ed in Somalia, il 98% delle ragazze è mutilato. In Costa d’Avorio, la pratica colpisce circa il 40% delle donne; è nel nord e nell’ovest del paese che la pratica è più ricorrente.
A Parigi, in un recente un congresso d’informazione e di sensibilizzazione all’Accademia Nazionale di Medicina, l’Organizzazione Equilibri e Popolazioni, in partenariato con i Gruppi di Donne per l’Abolizione delle Mutilazioni Sessuali (GAMS), ha voluto informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’ampiezza di questa tragedia, perpetuata non soltanto nei paesi d’origine. In Francia, 30.000 donne e ragazze ne sarebbero interessate. La Francia è tuttavia l’unico paese occidentale ad avere intentato processi per condannare queste pratiche. Dal 1979, ce ne sono stati più di 20 nei confronti di genitori i cui figli sono morti sul territorio dell’esagono in seguito a mutilazioni genitali, ma anche nei confronti di “exciseuses”.
Sempre più numerose sono le donne che hanno deciso di fare intendere la loro voce nella lotta contro la piaga dell’escissione.
Il grande numero di vittime di questa pratica sfida le coscienze e pretende che l’escissione venga considerata dalla legge e dalla morale una violazione grave dei diritti della donna e delle ragazze.
Ripeto, dopo Kant, che un giudizio morale vale soltanto se è applicato a tutti ed in qualsiasi circostanza. Tale universalità è possibile tuttavia quando il giudizio riguarda pratiche consuetudinarie, particolari per definizione?
Lancio un appello ai capi comunitari e religiosi, alle famiglie, ai genitori, alle organizzazioni della società civile dei paesi interessati ed a tutti i loro partner per dire "NO” all’escissione.
- Ci sono 6 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Kant non si occupava di evirazioni o mutilazioni ai genitali.
Forse nemmeno Maometto era interessato all’argomento (si può pronunciare questo nome? O rischio l’evirazione?).
La cultura della barbarie non ammette sterili discorsi culturali o dotte citazioni, ma solo una grande fermezza morale. Non c’è alcuna immoralità in una sessualità vissuta liberamente e senza costrizioni sociali, etiche o religiose. Sono queste costrizioni ad aver generato mostruosità: la sottomissione e la frustrazione da una parte e la pornografia dall’altra.
Se iniziassimo ad accettare il corpo come componente dell’anima forse ci capiremmo meglio.
Se un certo Islam crudelmente porta avanti una politica di frustrazione della sessualità, anche dalle nostre parti non si scherza. Si usano forse modi più sofisticati per frustrare questa componete dell’anima: tutto ebbe inizio quando un Papa ordinò di mettere il pannolone ai santi del giudizio universale di Michelangelo.
Tuttavia l’islam ha ancora gli harem e alcuni da noi vorrebbero i bordelli.
Forse la religione e la politica dovrebbero smetterla di occuparsi di ciò che avviene dentro i letti degli altri. Altrettanto dovrebbero fare i media: la morbosità nasce proprio da questo atteggiamento confessionale o permissivista.
La sessualità è un fatto naturale! La religione che si occupa di questo argomento è contro natura!
Gli eccessi dell’occidente e la costrizione musulmana sono frutto di questo "interesse" della religione alla sessualità.
Perchè la religione deve occuparsi della sessualità? Perchè in alternativa dovrebbero farlo i mass media, nuova religione all’alba del terzo millennio?
La sessualità è la massima espressione della libertà. Evolversi non significa cancellarla o esaltarla morbosamente. Qualsiasi evoluzione che non tenga presente questa componente dell’essere umano distrugge lo scopo stesso per cui veniamo al mondo: dar vita attraverso l’atto sessuale ad altri esseri che in un ideale viaggio nel tempo possano vedere l’alba di un domani che noi non potremo vedere.
L’oscurantismo islamico verrà un giorno sconfitto dagli stessi musulmani. L’alternativa occidentale non è però più edificante: la reazione alla pornografia (reazione malsana alle costrizioni) sta generando individui incapaci di amare, tesi esclusivamente a vivere una vita in cui il piacere di un orgasmo è sostituito dall’appagamento del desiderio di possesso di beni materiali. L’orgasmo per l’automobile di lusso nuova, quello per la TV al plasma, quello per il cellulare di ultima generazione, e così via l’elenco sarebbe lunghissimo.
Un barba a qualsiasi deità vera o presunta vi dico che alla fine tutto torna: rigor mortis docet.
DUECENTO MILIONI DI DONNE SPARITE Un rapporto denuncia gli orrori del genocidio nascosto
MUTILAZIONI-sono 2 milioni le bimbe e ragazze vittime ogni anno di mutilazioni genitali
STUPRI-Un quinto delle donne del pianeta è vittima di stupro o tentato stupro nel corso della vita
OMICIDI-Tra 1,5 e 3 milioni di bambine e donne sono uccise ogni anno perchè femmine
PROSTITUZIONE-Tra 700mila e 4 milioni di donne sono costrette a prostituirsi ogni anno
Ad occuparsi per la prima volta del problema è il Centro per il controllo democratico delle Forze Armate (Dcaf) di Ginevra, una fondazione internazionale che si batte da anni per un mondo più sicuro. Le statistiche parlano chiaro: circa 200 milioni di donne,ragazze e bambine sono "demograficamente scomparse". Un eufemismo che nasconde uno dei più scioccanti crimini contro l’umanità: la sistematica eliminazione delle femmine,solo in quanto tali,vittime di omicidi,fame povertà e discriminazioni di ogni tipo. L’inoppugnabile "soluzione finale" per molte, inizia già prima di nascere. "Almeno 60 milioni di bambine sono state cancellate in seguito ad infanticidi o aborti selettivi di feti femmine"-spiega Amartya Sen, premio Nobel per l’economia 1998 che si avvale dell’OMS. In paesi quali Cina, Corea del sud, India e Nord Africa le pratiche anti-bambine sono all’ordine del giorno. Tanto che nell’ultimo censimento cinese il rapporto maschio-femmina è stravolto.Stessa cosa in India. . / .
. / . Ma la condanna in base al sesso prosegue anche dopo la pubertà. Ogni anno 3 milioni di donne e ragazze sono uccise perchè femmine.Ovvero più dei 2,8 milioni di individui stroncati dall’AIDS e dei 1,2 milioni falciati dalla malaria. Per non parlare delle 5mila donne che ogni anno muoiono bruciate in incidenti domestici da cucina provocati dalla famiglia dello sposo quando la dote è considerata insufficiente. Dalla Cambogia agli USA e dalla Thailandia alla Svizzera,la violenza domestica resta,in assoluto la più diffusa. Tanto che tra una percentuale oscillante del 40-70% delle donne assassinate intorno al mondo sono vittime di mariti o fidanzati. LA MAGLIA NERA APPARTIENE AI PAESI ISLAMICI.
Il 47% delle donne uccise in Egitto sono eliminate da un parente dopo uno stupro che "infanga la reputazione della famiglia". In Pakistan almeno tre donne vengono freddate ogni giorno in "omicidi d’onore" che restano impuniti al 100% perchè come denuncia l’attivista Nahida Mahbooba Elahi "la polizia li giudica affari privati e si rifiuta regolarmente di perseguirli". . / .
. / . Nel 2005 la violenza sessuale contro donne continua ad affliggere una donna su cinque, e non solo nei paesi in via di sviluppo, portando il totale delle donne violentate ad oltre 700 milioni; 25 milioni solo negli USA. Un netto peggioramento si è registrato anche nel commercio illegale di "schiave del sesso" che oggi affligge tra i 700mila e i 2 milioni di donne e ragazze vendute ogni anno tra i confini internazionali. Nonostante le crociate internazionali, in aumento un po ovunque i casi di mutilazione ( infibulazione) genitale: 6mila al giorno per un totale di circa 130milioni nel mondo. Nei paesi dove solo i maschi hanno accesso alla Sanità, sono 600mila le donne che muoiono durante il parto: una cifra uguale al genocidio del Rwanda nel 1994 ma ripetuta anno per anno. Secondo il Dcaf qst quadro sconcertante è strettamente legato alla mancanza di potere politico rosa in un mondo dove le donne costituiscono oltre i due terzi dei 2,5 miliardi di persone costrette a vivere con meno di 2 dollari al giorno, nonchè il 66% degli analfabeti. Dove nonostante le battaglie decennali del femminismo hanno in mano soltanto l’1% delle terre del pianeta,il 14% dei seggi parlamentari e il 7% dei ministeri di governo.
da Corriere della sera
Una simile piaga sociale, esula dalle solite partigianerie politiche e/o partitiche, poichè è l’aspetto decisamente umano ( o disumano) quello che colpisce e ferisce. Ma qualcosa ( ancora poco per la verità) stà cambiando:
ALCUNE MODIFICHE ALLA LEGGE CHE TORNA ALLA CAMERA. L’INFIBULAZIONE SARA’ UN REATO SI’ QUASI UNANIME DEL SENATO. Articolo su un quotidiano, durante la precedente legislatura.
"Per 4mila bambine africane che vivono in Italia la legge arriva troppo tardi,ma per le altre migliaia che rischiano di essere infibulate il testo approvato dal Senato potrebbe essere risolutivo. L’assemblea di Palazzo madama ha dato il suo sì al disegno di legge anti-infibulazione che la camera aveva approvato lo scorso maggio. Ora bisognerà attendere un altro passaggio parlamentare. Il sì di Palazzo madama è stato unanime.Unici astenuti i senatori di Rifondazione e a titolo personale, una parlamentare della Margherita. ........In tutti i casi in cui viene eseguita per fini di lucro. I medici scoperti a praticare l’infibulazione,oltre la pena rischiano anche la cancellazione dall’ordine per un max di 10 anni.La legge Italiana colpirà i colpevoli anche nel caso in cui l’infibulazione viene eseguita all’estero. Ma la legge contiene anche una parte propositiva. Lo Stato si impegna ad avviare una serie di campagne di informazione rivolte agli immigrati. Campagne che cercheranno di raggiungere le comunità africane che vivono in Italia dove l’infibulazione è ancora una pratica radicata.