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Emerson Lake & Palmer, 50 anni fa

Il 20 novembre 1970 veniva pubblicato l’album d’esordio del gruppo che avrebbe aperto insieme ad altri del periodo, le porte del rock progressivo

di Piero Buscemi - mercoledì 18 novembre 2020 - 3194 letture

Keith Emerson, Greg Lake, Carl Palmer. L’acronimo che ha dato il nome ad uno dei gruppi più rivoluzionari della musica rock, se si può considerare soltanto rock la produzione discografica dei tre musicisti, iniziata con l’uscita dell’album Emerson, Lake & Palmer il 20 novembre del 1970.

Difficile, se non ingiusto collocare questo gruppo dietro l’etichetta di un riduttivo "rock", anche se accostandoci l’attributo di progressivo. Ingiusto perché quegli anni ’70 hanno rappresentato la rivoluzione di stili, di sonorità di ricerca, di voglia di soddisfare e placare quella voglia di estrosità di tanti musicisti che cercarono, non sempre riuscendoci, ad arrampicarsi tra le note per esternare al mondo una risposta culturale attraverso la musica, non facilmente comprensibile e facilmente accostabile a chi non ebbe il coraggio di osare a oltrepassare i confini di armonie meno compromettenti e rischiose.

Difficile anche perché ci troviamo davanti a tre mostri sacri, volendo usare una terminologia tipica quando si nominano artisti che hanno superato di gran lunga la media internazionale. Pensare a Keith Emerson, un’icona con la tastiera sotto un volto d’artista più vicino a uno dei tanti figli dei fiori di quegli anni, ma che da un’impostazione ed una tecnica classica del suo pianoforte, era in grado di conquistare la sensibilità degli ascoltatori con un’intrigante, imprevedibile e creativa divagazione quando le sue dita si poggiavano sull’organo o sul sintetizzatore.

Greg Lake, la melodia del gruppo che si fa voce. Le ballate composte con la sua chitarra.Quasi un freno d’equilibrio da porre davanti all’eccessiva estrosità compositiva di Emerson. Ed infine Carl Palmer, il batterista che ha dovuto rivoluzionare il suo stile di suonare, passando dalle esperienze hard rock giovanili ad una tecnica più sofisticata con l’utilizzo delle spazzole, segno inconfondibile della musica jazz.

Ci sono dei momenti storici della musica che bizzarre alchimie riescono a combinarsi tra loro dando vita a collaborazioni e ad incontri epici di artisti che riescono a fare emergere la vena creativa, involontariamente soffocata o adombrata da esperienze musicali utili, ma a volte riduttive per fare esplodere quella personalità che trasforma la musica in opera d’arte. Keith Emerson veniva dalla sua esperienza con il gruppo The Nice, l’unico forse ad avere avuto lo spazio sufficiente per esteriorizzare e navigare tra il jazz, il rock e la musica classica. Greg Lake era tra i fondatori dei King Crimson, considerati da molti critici musicali gli incontrati ideatori del rock progressivo.

Queste esperienze però rappresentarono quella sorta di tirocinio artistico che sarebbe sfociato in quell’incredibile e indimenticabile produzione musicale che da quel primo disco, del quale celebriamo i cinquanta anni dall’uscita, giunse fino al 1978, producendo sette album. Il gruppo tornerà a sfornare musica solo negli anni ’90, dopo oltre un decennio di silenzio. Black Moon (1992) e In the Hot Sea (1994) rappresentano un tentativo di riunione del gruppo in tempi in cui il rock progressivo era già tramontato.

L’uscita di quell’album d’esordio Emerson, Lake & Palmer sconvolse il panorama musicale di quell’anno, non dimentichiamo che nel 1970 furono pubblicati dischi che sicuramente meritano di essere ricordati, Déjà Vu di Crosby, Stills, Nash & Young (marzo 1970), Let It Be de The Beatles (maggio 1970), Abraxas dei Carlos Santana (settembre 1970), Atom Heart Mother dei Pink Floyd (ottobre 1970), Led Zeppelin III dei Led Zeppelin (ottobre 1970), Tea for the Tillerman di Cat Stevens (novembre 1970) e tanti altri che meriterebbero di essere citati.

Quelle mescolanze di sonorità che li spinsero a rivedere in chiave rock brani di Béla Bartók, pianista e etnomusicologo ungherese, di Leoš Janáček, pianista ceco e Johann Sebastian Bach, con i brani The Barbarian e Knife Edge, consentirono all’estrosità e alla tecnica raffinata di Keith Emerson di trascinare Greg Lake e Carl Palmer su quegli inesplorati sentieri che la musica in quegli anni ha saputo percorrere senza l’obbligo incondizionato di un consenso di critica e commerciale che è diventato sempre più condizionante nei decenni successivi.

Innovatori in ogni ordine di idea che si possa accostare a questo aggettivo, furono i primi ad utilizzare il sintetizzatore Moog Modular, sono stati i detentori di uno stile musicale unico, riconoscibile che ha saputo influenzare altri artisti ma così personale da rappresentare un esclusivo marchio di fabbrica da palesarli sin dalle prime note di qualsiasi disco che avessimo ipoteticamente occasione di ascoltare al buio.

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Emerson Lake & Palmer

Emerson, Lake & Palmer (20 novembre 1970, pubblicato nel Regno Unito)

Lato A

- The Barbarian (strumentale) – 4:27 (musica: Béla Bartók, arr. Emerson, Lake & Palmer)
- Take a Pebble – 12:32 (Greg Lake)
- Knife Edge – 5:04 (testo: Lake, Dik Fraser – musica: Leoš Janáček, Johann Sebastian Bach, Keith Emerson, arr. Emerson, Lake & Palmer)

Lato B

- The Three Fates (strumentale) – 7:46 (musica: Emerson)
- Clotho – Royal Festival Hall organ
- Lachesis – Piano solo
- Atropos – Piano trio
- Tank (strumentale) – 6:49 (Emerson, Carl Palmer)
- Lucky Man – 4:36 (Lake)


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