Emerito de che?

Gli sproloqui di Re Giorgio e del subcomandante

di Adriano Todaro - mercoledì 27 aprile 2016 - 3621 letture

Nel nostro Bel Paese, da un po’ di tempo a questa parte, va alla grande essere “emeriti”. Sei presidente di un tal ente? Ebbene, sei emerito. Hai fatto il professore per vent’anni? Sei emerito. Sei stato precario per vent’anni? Non sei un cazzo. Sei presidente della bocciofila? Subito ti autonomini emerito. Sono talmente tutti presi con questa definizione che anche il ragioniere Filippetti, Scala C, terzo piano, si era messo in testa di diventare “emerito” del condominio. Naturalmente c’era stata un po’ di bagarre nell’assemblea condominiale ed avevo litigato con il ragioniere perché ad un certo punto avevo sboccato dicendogli: “Sì, è vero, sei emerito. Anzi, sei un emerito pirla!”.

Dare del “pirla” ad uno, nel milanese, è come dargli dello stupidotto, dello sciocco o giù di lì. Comunque non è del ragioniere che vi voglio parlare ma piuttosto di un vero emerito. Intanto, però, sappiate che si diventa emerito solo dal settembre 2001. Prima niente. Poi si sono fatti una legge e, da quel momento, sotto con gli emeriti.

E non possiamo cominciare che dal più emerito di tutti, Re Giorgio di Savoia. Intanto diciamo che come emerito ha diritto ad un ufficio a Palazzo Giustiniani e l’utilizzo dei voli di Stato. La legge recita che è emerito "chi conserva il grado e la dignità di un ufficio che ha cessato di esercitare". Sul grado non metto lingua. Sulla dignità avrei qualcosa di obiettare. Vediamo un po’ di fare un passo indietro. Cosa ha fatto Re Giorgio quando era solo presidente della Repubblica e non ancora emerito? Beh, intanto ha firmato tutte le porcherie dell’Omino di Arcore. Vogliamo fare un succinto elenco? Succinto, però, eh.

Napolitano ha promulgato senza batter ciglio il Lodo Alfano (sospensione dei processi alle più alte cariche dello Stato dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale); la legge sul legittimo impedimento (sospensione dei processi nei confronti dei Ministri e del Presidente del Consiglio. Legge dichiarata in parte incostituzionale dalla corte e poi bocciata da un referendum); la legge sullo scudo fiscale (possibilità per chi deteneva capitali illegali all’estero di poterli riportare in Italia, senza conseguenze legali, pagando solo il 5%. Una legge avanzatissima: chi paga le tasse subisce una pressione fiscale fino al 70%, chi evade paga il 5%).

Un vero garante della Costituzione. Talmente garante che firmava tutto quello che l’Omino Repellente gli proponeva. Ora voi capite bene che dopo tutto questo lavoro poteva non essere emerito? In queste settimane, prima si è battuto contro il referendum “pretestuoso” (e subito lo statista Mai Eletto Renzi l‘ha definito "magistrale"), poi, per non farsi mancare nulla, ha voluto deliziarci del suo sommo emerito pensiero sulle intercettazioni: “Vengono pubblicate intercettazioni manipolate, pezzi di conversazione estrapolate dal contesto. Come è successo al mio consigliere Loris D’Ambrosio che ci ha rimesso la pelle con un attacco cardiaco. E io certe cose non le dimentico”.

Neppure noi. E considerato che è emerito ci spieghi – in modo emerito, s’intende – le telefonate fra lei e Mancino, ci dica qualcosa della trattativa Stato-mafia. Magari da ex presidente e attuale emerito ci illumini: perché ha calpestato più volte l’articolo 74 della Costituzione?

Una volta lei era a capo dei cosiddetti “miglioristi” ed io, a Milano, ne ho conosciuti tanti di questi. Anche quelli che hanno fatto fallire l’Unità e sono stati tutti sistemati nel sottogoverno, cooperative, enti soprattutto inutili. Lei voleva fare un unico partito con Craxi, le dava fastidio la questione morale di Berlinguer. Oggi Berlinguer è morto, Craxi pure, lei c’è ancora, sull’Unità ci scrive Cicchitto e il suo partito – che cambia la Costituzione con costituenti emeriti come l’emerito indagato Verdini – ha ben 124 indagati fra presidenti di Regione, consiglieri comunali, sindaci, parlamentari ecc.

Non è un bel risultato? Pensi quanta strada ha compiuto dal 1956 quando plaudiva ai carri armati sovietici a Budapest. Dai carri armati a Verdini il passo non è breve ma in compenso è un passo emerito come tutto ciò che lei compie.

E soprattutto, considerato che ormai suo figlio è sistemato, Clio è tranquilla, lei è appagato, ha un bell’ufficio, usa gli aerei di Stato, può disporre di paginate su Repubblica e il Corriere, perché non si dà una bella calmata e si mette a riposo? Visto che ha una emerita e veneranda età e spesso straparla, ma il fisico regge ancora, che ne dice di andare a giocare a bocce? Che ne dice di andare a fare il volontario in qualche comunità di tossicodipendenti?

Sarebbe proprio la conclusione di una vita intensa, spesa per far grande l’Italia. Magari se dovesse decidere di risparmiarci altre emeriti moniti e di andare alla bocciofila, si porti dietro un comunista d’altri tempi, il subcomandante Fausto. Può sempre servire avere a portata di mano un ex comunista. Magari lo nomini emerito considerato che va in giro a presentare i libri del successore di don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione: "In Cl ho ritrovato un popolo”, ha detto. Certo che trovare il popolo alle feste magnone del conte Dado Ruspoli è un po’ difficile… Questo nel cervello deve avere un po’ di Idrolitina.

Mi sembrate una bella coppia di fatto. Una coppia emerita. Anzi, due vecchietti emeriti. Ah, a proposito. Due operai sono morti mentre lavoravano nelle cave di Carrara e qualche giorno fa, altri due morti sulla strada Nola-Villa Literno. Ci pensi bene. Se lei è emerito, loro cosa sono stati nella loro pur breve vita? Per me quattro pirla che sono morti lavorando. Lei ha ricevuto ben 28 onorificenze da tutto il mondo. Una è l’Ordine al merito del lavoro per i cittadini che si sono segnalati nell’agricoltura, nell’industria, nel commercio, nell’artigianato, nell’attività creditizia e assicurativa. Ora, non mi sembra che lei abbia mai zappato la terra, abbia commerciato, abbia fatto l’artigiano o stipulato polizze assicurative. E allora questa onorificenza perché non la dona ai quattro operai morti?

Quando vengo a sapere dei morti sul lavoro, vorrei andare davanti al Parlamento italiano e urlare a squarciagola: “Siete dei pirla!”. Poi, però, mi hanno detto che la Cassazione ha stabilito che dare del pirla è lesivo dell’onore. E allora ripiego e do del pirla agli operai.

Tanto loro è una vita che sono considerati dei pirla e poi, nella fattispecie, questi sono pure morti.


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