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Emergency: Nessuno escluso

Dieci storie sulle attività condotte da Emergency in Italia.

di Redazione - mercoledì 11 gennaio 2017 - 4483 letture

Adriano, la vita in strada
 Marghera

Steso su un fianco, davanti alla saracinesca abbassata di un negozio, con le spalle al pontile dove ogni giorno una miriade di turisti attende il vaporetto. Pantaloncini corti, camicia di cotone. Ha un libro appoggiato proprio accanto alla testa. Un po’ più giù, le scarpe e la sua piccola borsa di nylon nera: tutto ciò che gli rimane.

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Mario, la casa che non c’è
 Bologna

Sono le 9 di mattina e il centro d’ascolto dell’Antoniano di via Guinizzelli è già affollato di senza tetto in fila per la distribuzione gratuita della colazione. Il cancello elettronico del centro si apre e noi entriamo col nostro camper nel cortile interno. Siamo circondati da italiani e stranieri.

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Janet, la scelta difficile
 Castel Volturno

Penso di essere incinta. Vorrei fare il test di gravidanza. Non voglio questo bambino”. Incontriamo Janet lungo la Domiziana, una strada statale lunga 27 km, costruita nel 95 d.C. dall’imperatore Domiziano, come variante dell’Appia per collegare Napoli e Roma. Quando ci avviciniamo col nostro camper, Janet mostra un po’ di ritrosia.

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Maria, la vita sommersa
 Napoli Ponticelli

“Continuavo a dire al mio medico che stavo male e lui è addirittura arrivato a dirmi che ero pazza, che avevo bisogno di uno psichiatra! Com’è possibile che ho dovuto incontrare Emergency per sapere di avere il Parkinson, l’ipertensione e un fibroma all’utero?”

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Mamadou, la voglia di farcela
 Puglia

“Finalmente ho un contratto vero!” esordisce Mamadou sventolando una cartellina trasparente a mo’ di trofeo. E il sorriso che si accende sul suo viso arricchisce l’espressione fiera che lo ha sempre contraddistinto. “Lavorerò in una fabbrica qui vicino Bologna. Ho chiuso con il lavoro nei campi del sud Italia”

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Amadou, il lavoro da schiavo
 Polistena

Per le stradine che da Polistena scivolano giù diramandosi nella Piana di Gioia Tauro bisogna prestare molta attenzione. Soprattutto verso fine giornata quando nella fioca luce serale i braccianti africani tornano a casa in bicicletta. Per alcuni, la casa è una fabbrica dismessa. Per altri, un insieme di container o casolari abbandonati e sparsi nelle campagne.

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Hamid, l’infanzia perduta
 Priolo

Hamid non parla. È appena arrivato qui al centro per minori non accompagnati di Priolo, in provincia di Siracusa, dopo esser sbarcato al porto commerciale di Augusta. Si lascia visitare ma non risponde a nessuna delle domande che proviamo a fargli.

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Emmanuel, il sostegno psicologico
 Augusta

Arrivano scalzi. Non appena mettono piede sulla banchina del porto commerciale di Augusta, infilano un paio di ciabatte di plastica distribuite dalla protezione civile. A volte non hanno neanche quelle ciabatte e li vedi camminare sull’asfalto rovente, in file ordinate.

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Ahmad, la fuga dalla guerra
 Rosolini

Ahmad sta tornando a casa dopo una giornata passata a lavorare. Quel nuovo lavoro gli piace e lo gratifica. Ma soprattutto gli consente di garantire un buon tenore di vita per sé e la sua famiglia. Da ormai diversi mesi lavora a Kismayo come assistente infermiere per una importante ong straniera.

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Mimmo, la lotta contro l’indifferenza
 Canale di Sicilia

“Stamattina sveglia alle 4. Di fronte al Responder, la nave di Moas per la ricerca e il soccorso dei migranti, un peschereccio con circa 400 persone a bordo. Ci avviciniamo. Inizia il recupero. Dalla stiva spingono fuori quattro corpi senza vita. Uno di questi è un ragazzino.

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