Elogio della schiavitù

L’inumanità degli antichi e quella dei moderni

di Alberto Giovanni Biuso - domenica 5 novembre 2006 - 3008 letture

Metropolitana di Milano. Vedo qualcosa che si muove dentro il vagone ed emette suoni di rancore e disperazione. È un uomo privo di gambe, un puro torso che si trascina mendicando.

Strade di qualunque città d’Italia. Decine, centinaia, di donne le riempiono. Il colore della loro pelle varia –ucraine, nigeriane, albanesi…- ma tutte subiscono un’esistenza fatta di umiliazione, selvaggia violenza, ubbidienza completa a magnaccia sadici e avidissimi.

Afghanistan, Irak, Territori palestinesi. Soldati statunitensi e israeliani armati fino ai denti sottomettono, terrorizzano, uccidono bambini, donne, vecchi. Ogni giorno, da anni.

Forme diverse della sostanza del presente. Di una civiltà che dietro la retorica dei grandi valori -solidarietà, egualitarismo, giustizia- nasconde una pratica quotidiana tanto crudele quanto volgare. I Greci non proclamavano ideali di eguaglianza e fratellanza universale ma di fatto consentivano agli schiavi di «possedere beni ed effettuare transazioni legali» (C.Solís Santos, in I Greci. Storia Cultura Arte Società, a cura di S.Settis, vol. II/3, Einaudi, Torino 1998, pag. 713); in età classica «gli schiavi in effetti non erano del tutto privi di diritti e non erano affatto considerati, a differenza di quanto si legge talvolta, come semplici cose, come una parte di proprietà» (F. Gschnitzer, Ivi, vol. II/2, pag. 403) mentre nelle nostre società umanitaristiche sono ampiamente tollerate le più strazianti forme della schiavitù.

Gli Elleni sembrano anche politicamente più avanzati, per la capacità di distinguere l’interesse privato da quello pubblico, per la volontà di non subire pericolosi conflitti di interesse. Fra di loro chi aveva da difendere i propri beni e aziende non poteva né doveva confonderli con il bene di tutti, con la sfera della politica. Nietzsche sostiene che «quei sovrani, mercanti, funzionari, agricoltori, soldati, che forse si credono al di sopra di voi: sono tutti schiavi» e «quali che siano le forme dello Stato e della società che ne risulteranno, tutte saranno eternamente forme di schiavitù» (Frammenti postumi 188I-1882, 21[3]), o quelle ipocrite del presente che tollerano e favoriscono lo spettacolo feroce e disumano della schiavitù imposta da gruppi criminali o quelle comunitarie e moderate del mondo greco.

Se l’obiettivo è fare di ogni uomo un libero, non lo si conseguirà certo in nome della falsa democrazia occidentalista, che proclamando di portar progresso e pace scatena, invece, l’odio, il sangue, l’ingiustizia.

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Elogio della schiavitù
7 novembre 2006, di : Giofilo

Qualcuno potrebbe rispondere: ma la virtù non stava nel mezzo? Ma forse la virtù, per come noi la intendiamo, non è propria degli uomini.
Elogio della schiavitù
15 novembre 2006

L’uomo è quell’essere che dopo essere andato a caccia nella foresta, poi adotta i cuccioli delle sue prede, impegnandosi in cure quasi parentali..

Perchè?