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Elezioni: perdere 760 mila voti e non sentirli

Renzi ha creato il vuoto, ha massacrato i valori di un partito e i risultati si vedono

di Adriano Todaro - mercoledì 26 novembre 2014 - 4175 letture

C’è un termine, in siciliano, che sentivo spesso dire a mio padre, immigrato da Grammichele, provincia di Catania, in un paese della Brianza, dove sono nato: vrucculùsu. In pratica vanaglorioso, smargiasso e borioso. Mi è venuta improvvisamente in mente questa parola dopo aver ascoltato e letto le parole di Matteo Renzi a commento dei risultati elettorali relativi all’Emilia e alla Calabria.

Afferma il piccolo statista di Rignano che "La non grande affluenza è un elemento che deve preoccupare ma che è secondario". Secondario? Il Pd, il partito di cui lui è segretario politico perde 769.336 voti. Su 5,3 milioni di elettori alle urne si presentano solo in 2,1 milioni. In Emilia a votare ci va solo il 37,6%; in Calabria il 44%. E lui lo chiama "elemento secondario"?

Siccome, però, il linguaggio del presidente del Consiglio che nessuno ha eletto, vira sempre su concetti da "Bar Sport" ecco che precedentemente a questa dichiarazione aveva scritto un tweet: "Male affluenza, bene risultati: 2-0 netto, 4 regioni su 4 strappate alla dx in 9 mesi Lega asfalta Forza Italia e Grillo. Pd sopra il 40%". Non dice, però, che in Emilia, ad esempio, è la prima volta che il partito sta sotto il 40%.

Uno che dice queste cose non è vrucculùsu? Non è uno smargiasso borioso? E’ vero che la violenza e la povertà del linguaggio ha fatto grande Berlusconi, ma il boy scout fiorentino dà un tocco diverso, un tocco di modernità, con frequenti metafore sia calcistiche che basate sul nulla che fanno presa sugli spiriti candidi e creduloni.

Non è solo bugiardo questo vecchio democristiano, è anche baro perché pur non riuscendo a far nulla in Parlamento, declama di fare tante cose, è veloce con la lingua e, in continuazione, mostra chi sono i veri ostacoli alla modernità, alla sua grande riforma, quelli che non vogliono cambiare verso. Una volta sono i "professoroni", un’altra i "gufi rosiconi", un’altra ancora i sindacalisti "chiacchieroni", gli operai che manifestano e li lanciano le uova ma, niente paura, "noi nel frattempo cambiamo l’Italia".

Su questo ha ragione il narciso. Quello che non è riuscito a fare il Delinquente Abituale, lui ci sta riuscendo. Sta cambiano l’Italia e, da tempo, ha cambiato il Pd. Gli iscritti a questo partito diminuiscono sensibilmente man mano che aumentano i personaggi inquisiti, ha fatto scappare tante persone (sia iscritti che votanti), ha creato il vuoto, il deserto, ha creato così una grande occasione alla Lega dell’altro Matteo appoggiato dai gentiluomini di Casa Pound. Possibile che Renzi non si ponga una domanda basilare dopo gli ultimi risultati elettorali? Com’è che nella regione da sempre più rossa, più tollerante, quasi il 30% delle persone hanno votato per i neofascisti?

Certo non è solo colpa sua. Come dimenticare con quanta pervicacia hanno cercato di far morire il vecchio partito? Ve lo ricordate il Veltroni che affermava che era necessario un "partito leggero"? Se va avanti così è veramente leggero, talmente leggero che fra poco non si vedrà più.

E c’è una seconda domanda importante che Matteo Renzi non si fa o non si vuole fare. Perché così tanta gente decide di non andare a votare? Quel voto così duramente conquistato, con il sacrificio, la lotta, le migliaia di morti. Non è che non ci vanno perché non hanno più fiducia di nessuno? Non è che guadagnano solo i partiti che sanno parlare alla pancia della gente invece di fare le cene con gli industriali? Vedi mai che non vanno a votare perché non hanno più speranza, sono stanchi e disperati?

Il sistema è agonizzante, la crisi economica non dà scampo, le percentuali di povertà e di disoccupazione sono terribili, le città sono invase da fiumi e fango ogni qualvolta si mette e piovere. Ma Renzi non va a vedere il fango di Genova, non va a vedere cosa è successo nella regione dove Stefano Bonaccini ha vinto, dice lui tutto glorioso, con il 49,5% (ma con il 37,5% dei votanti), non va in Calabria a vedere i territori inquinati, la desolazione delle campagne, la ’ndrangheta imperante, i politici che cambiano casacca ogni qualvolta arriva un nuovo vincitore per perpetuare il loro potere.

Mario Oliverio, ex bersaninano calabrese, ha vinto con il 61,4% del 44% dei votanti. Grande vittoria? La maggior parte di chi entrerà nel nuovo Consiglio regionale è un trasformista. In Consiglio regionale ci sarà una sola donna, Flora Sculco, figlia d’arte di tal Enzo, prima della Cisl poi con il centro-destra ora con Oliverio. Con lei ci saranno persone inquisite ed esperti cambiatori di casacca. Ci sono ex socialisti passati alla destra quando Berlusconi "tirava" ed oggi che applaudono Oliverio detto "Mario ’o lupu" e ci sono Pd di lungo corso e impresentabili.

Il Movimento 5 Stelle esce anch’esso male da queste elezioni. Rincorrendo spesso la Lega su temi osceni, ha depauperato i voti presi precedentemente mettendo così in secondo piano l’ottimo lavoro che spesso compiono chi è in Parlamento, ormai unica opposizione. Naturalmente anche Grillo dice che "il M5S ha vinto" ma in Calabria non arriva neppure al 4% e anche se in Emilia guadagna voti, nulla a che vedere con le percentuali delle politiche del 2013 (24,6%) e delle europee 2014 (19%).

Domenica si svolgeranno le primarie del Pd per poi decidere chi mettere capolista alle elezioni del Veneto, della Liguria, in Puglia, in Campania. Sergio Cofferati si presenta in Liguria. Era stato paracadutato come sindaco di Bologna senza nessun legame con quella città e dando prova di non essere all’altezza e oggi lo presentano in Liguria. Legami con quella regione? Ci abita, visto che la seconda moglie è ligure. Gli altri sono tutti vecchi marpioni della politica, spesso europarlamentari, come appunto Cofferati mai stanchi di apparire, di passare da un incarico all’altro. Altro che rinnovamento e rottamazione!

Subito dopo i risultati elettorali, Matteo Renzi ha affermato che "Negli ultimi 8 mesi ci sono state 5 elezioni regionali, che il mio partito ha vinto a 5 a 0...". Ecco, appunto, "il mio partito". Forse è questo che hanno pensato i disertori delle urne: se è il tuo partito, votatelo.


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