Elezioni in Romania
Il liberismo ha portato in Romania la stratificazione violenta tra subalterni e oligarchi e le promesse di un miglioramento qualitativo dei subalterni è ormai una fiaba a cui nessuno crede più.
Elezioni democratiche (?) n Romania
Nel primo turno delle elezioni presidenziali del 24 novembre, in Romania, il candidato indipendente di destra Calin Georgescu ha vinto le elezioni con grande sorpresa dell’oligarchia che vorrebbe portare la Romania verso l’Occidente atlantista. La posizione geografica la rende un valido strumento di minaccia da usare contro la Russia. In Romania si sta costruendo la base NATO più grande d’Europa sul Mar Nero. Mihail Kogqlniceanu è la base NATO in costruzione vicino alla città di Costanza e occuperà circa tremila ettari del territorio rumeno, essa potrà ospitare soldati con famiglie, la capienza massima sarà di diecimila persone. La base sarà operativa nel 2040 e si investiranno 2,5 miliardi di euro. Il popolo rumeno nel frattempo vive nella povertà, è costretto a trasformarsi in migrante a basso costo e nel contempo la Romania ha cominciato a conoscere il sui “inverno demografico”. Il tasso di natalità è di 9,49‰ ed è molto più basso del tasso di mortalità 11,84‰. Nel 2022 il tasso di natalità per donna è stato 1,81.
Il liberismo ha portato in Romania la stratificazione violenta tra subalterni e oligarchi e le promesse di un miglioramento qualitativo dei subalterni è ormai una fiaba a cui nessuno crede più. La propaganda non può cancellare la vita reale e le speranze disattese. La vittoria al primo turno delle presidenziali di Calin Georgescu è il sintomo di un disagio evidente, a cui le oligarchie rispondono lanciando discredito sulla democrazia. Ancora una volta il risultato non rispondente ai desideri dei plutocrati e delle classi a seguito è respinto e su di esso si lanciano ombre, poiché, pare, secondo l’interpretazione degli atlantisti, che la sconfitta sia dovuta a influenze russe. Il popolo rumeno, come tutti i popoli europei, è trattato e valutato al pari dei bambini a cui bisogna insegnare come votare, e se il risultato non corrisponde a quanto previsto, le solite accuse di condizionamento e di brogli conducono alla richiesta di riconteggio dei voti e alla ripetizione del Primo turno. Venerdì prossimo la Corte costituzionale si pronuncerà in tal senso.
Se i popoli votano secondo i voleri delle oligarchie si è in democrazia, se invece smentiscono le loro previsioni vanno rieducati ai loro desideri. Questa è la democrazia europea. Tutto questo è inquietante, in quanto si insegna ai popoli che le regole sono solo uno strumento per ad uso dei più forti. Vince la logica di Trasimaco [1], ovvero il diritto e la legge sono solo espressione delle classi al potere, è il denaro a redigere le regole.
Si diseduca al rispetto delle leggi democratiche e specialmente, si scava tra subalterni e governo uno iato abissale, nel cui vuoto possono infiltrarsi forze autoritarie e nostalgiche. Il caos regnante e la possibilità di mutare i risultati non possono che condurre i rumeni ad abbandonare il voto quale mezzo etico e politico con cui partecipare alla vita democratica, la quale è tale, solo se le regole sono rispettate e ci si confronta sui programmi e si analizzano le cause sociali e culturali dei risultati.
La Romania si avvia a diventare una colonia atlantista, pertanto deve rispecchiare i desideri imperiali dei padroni. Si ripete in Romania quanto abbiamo visto accadere in altre elezioni, ovvero se vincono i candidati atlantisti il risultato è corretto; la sconfitta, poi, ha una interpretazione unica: i russi hanno condizionato il voto e il popolo incapace è caduto nella trappola russa.
La realtà, probabilmente è altra, il disagio economico, la privatizzazione dei servizi e le spese militari portano i popoli a votare le opposizioni. Ci si rifiuta di leggere il dato, perché non si vogliono cambiare le politiche liberiste e atlantiste. Forse il popolo rumeno non vuole basi NATO, ma la difesa degli interessi sovrani. Difendere gli interessi patri significa lavorare per il benessere del popolo, per l’indipendenza e per la difesa della tradizione culturale. Nessuna guerra contro nessuno, ma i popoli europei stanno gridando il loro “no” alla guerra e al liberismo, ma la Versailles europea chiusa nei suoi cancelli non ascolta, continua a costruire basi militari per le guerre che verranno.
[1] Platone, Repubblica, Libro I
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