Elezioni. Tutta colpa del trend

Profonde dichiarazioni da parte degli esponenti dei partiti dopo le elezioni. Grande scoperta a sinistra: è necessario ripartire dalle urgenze sociali e non fare scissioni

di Adriano Todaro - mercoledì 17 giugno 2009 - 2179 letture

Sono proprio felice di vivere in questo Paese. Un grande Paese dove il traffico di Portici viene bloccato dai carabinieri per consentire a Noemi, genitori e Mercedes di recarsi al seggio elettorale e dove un ossequioso presidente blinda il seggio. E così Noemi è sola, al riparo da sguardi indiscreti e può votare in tutta libertà per papi Silvio. I fotografi l’attendevano all’entrata e lei è sfilata in mezzo a loro con grande signorilità vestita, ci dicono le cronache, di nero. Non sappiamo se è stata applaudita come è in uso in questi tempi per i personaggi invidiati, ma certo che si deve essere sentita al centro dell’attenzione pubblica.

A ben guardare, Noemi è il ritratto di questa Italia ottimista e sorridente, un’Italia resoldor. Il dopo elezioni, come al solito, ha rappresentato tanti siparietti più o meno comici. Quelli che hanno vinto hanno vinto di più, quelli che hanno perso, hanno perso meno del previsto. Le dichiarazioni, poi, sono sempre più all’altezza del grave momento che attraversiamo. Momenti gravi per la disoccupazione, per i numeri del Pil, per i precari, per i morti sul lavoro, per gli spazi democratici che si restringono, per gli immigrati cacciati e colpevolizzati, per la montante xenofobia che travalica, ormai, in tutti gli strati sociali? Macché, cosa avete capito. L’Italia non è questa. L’Italia, quella che amiamo, è quella di Noemi, dei dibattiti televisivi, delle soap opere, dei telegiornali fatti da giornalisti in ginocchio. E allora ecco che le dichiarazioni dei politici sono perfettamente in simbiosi con questo Paese.

Uno afferma che “L’astensionismo del sud e delle isole non ci ha permesso di fare il grande balzo, ma il governo tiene anzi aumenta il vantaggio sull’opposizione scavalcando il Pd nelle sue roccaforti”. Un altro risponde: “Sì, è vero, siamo in lieve flessione ma considerando il trend europeo abbiamo retto, il progetto resta valido e Berlusconi ha capito di non poter essere il padrone assoluto del Paese”. Notate la profondità di pensiero di questi personaggi. Si parla di grande balzo irrealizzato per colpa dell’astensione e di trend europeo che fa sempre fine buttare là, ogni tanto, qualche termine inglese. Spostandoci più a sinistra, si riconosce di aver fallito il superamento del quorum, “ma si capisce che c’è un grande bisogno di una sinistra che riparta dalle urgenze sociali nonostante una scissione di troppo”. Ma va! Non sapevo che la sinistra doveva ripartire dalle urgenze sociali non facendo scissioni. E così un altro risponde che “Non abbiamo superato lo sbarramento, ma per un partito nato appena quindici giorni fa questo è un risultato eccellente, nonostante una scissione obbligata, ora tutti quelli alla sinistra del e nel Pd lavorino per un’alternativa all’alternativa di governo”.

Chiaro? Non troppo? Ve lo spiego io: in pratica si dà degli imbecilli agli elettori che hanno votato a sinistra che non hanno capito che prendere il 3 per cento è un “risultato eccellente”. E che adesso bisogna lavorare. Ecco questa è una cosa positiva. Lavorare, bisognerebbe proprio mandarli tutti a lavorare, non nelle federazioni, però, in fabbrica. E’ vero, fabbriche ce ne sono poche. Ma ci sono tanti pomodori da raccogliere e questa è la stagione buona.

Le due formazioni più grosse (si fa per dire) a sinistra del Pd, se non si fossero scissi, avrebbero più del 6 per cento e sarebbero presenti nel Parlamento europeo. E invece no. Sono fuori. Che sia colpa del trend? Dubbio amletico.

Intanto, a dimostrazione, che esiste la Provvidenza veniamo a sapere che Emanuele Umberto Reza Ciro Renè Maria Filiberto di Savoia, candidato Udc sembra non ce l’abbia fatta. Siamo costernati perché lo vedevamo bene a Strasburgo. Comunque è giovane si rifarà. Intanto ha imparato a ballare, col tempo imparerà a parlare. Poi suo padre potrà sempre insegnarli altro. Lavorare no perché da generazioni i Savoia non lavorano, ed è poco fine farlo. Gli insegnerà, piuttosto, a combinare affari loschi e ad uscire dalle larghe maglie giudiziarie.

E’ questa la nuova Italia, quella delle bandane e delle feste con aerei di Stato, delle veline e dei tentativi di suicidio delle madri delle aspiranti veline non accettate, l’Italia dei fuoristrada e dei telefonini, l’Italia del trend, delle mission, l’Italia dei parcheggi in doppia fila, dei furbi che non pagano le tasse, dei commercialisti compiacenti, dei visi abbronzati e delle gnocche rifatte, l’Italia che non ne può più dei clandestini che “rubano il lavoro” e delle ministre che salutano a braccio teso.

A proposito: c’è stato un dirigente di uno dei partitini di sinistra, che dallo 0,6 per cento è passato allo 0,8. Subito è arrivata la pomposa dichiarazione: “Il nostro piccolo partito è l’unico che cresce a sinistra”. Contento lui…


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