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Effetto dòmino

di Sergej - mercoledì 18 maggio 2022 - 2377 letture

L’equilibrio attualmente posto negli Stati Uniti è un equilibrio tra due debolezze: Trump appena sconfitto alle elezioni, ma ancora con notevoli appoggi politici tanto che i Democratici non sono riusciti a zittirlo; Biden al potere ma con una tale debolezza che fa dubitare dell’efficacia stessa del sistema democratico di selezione delle classi dirigenti negli Stati Uniti. La guerra in Europa è il risultato di questa doppia debolezza.

Sotto Trump si erano rafforzati in Europa gli schieramenti nazionalisti. La dottrina dell’annullamento del progetto europeo era portato avanti in questo modo.

È stato il rafforzarsi della Russia in Siria ad aver fatto scattare i campanelli d’allarme, prima a Londra e poi a Washington? L’eliminazione dell’orchestra dell’Armata ex Rossa, di ritorno da un tour in Siria deve essere stato un campanello d’allarme molto chiaro per Putin. Con la sconfitta in Afghanistan, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno segnato - dopo la perdita di Shangai - il punto più basso della loro storia. La Gran Bretagna ha compiuto la mossa della Brexit, dando una spallata al progetto europeo e riconquistando una libertà d’azione che sembrava aver perduto. Subito dopo l’Afghanistan ha trasferito il “grande gioco” dall’Asia all’Europa. Mentre gli Stati Uniti hanno ricevuto l’Australia quale alleato locale in Asia per l’offensiva anti-cinese. Il caso della perdita delle commesse per i sottomarini nucleari da parte dei patetici francesi è emblematico del giro di boa che è stato impresso alla direzione della politica occidentale nell’area.

Chi sta muovendo le pedine attualmente in Europa è la Gran Bretagna (con dietro gli Stati Uniti a finanziare), mentre in Asia si muovono gli Stati uniti, con il supporto di Australia/Inglesi.

Nel quadro europeo, la vicenda ucraina segna la fine dei Trattati di Yalta e seguenti, e quelli di Stoccolma ai tempi di Gorbaciov. In questa ridefinizione, in cui niente può essere come prima, la Russia investita dall’espansionismo occidentale nei Paesi slavi ha alla fine reagito con un residuo della propaganda sovietica (i “nazisti” da combattere) e del nazionalismo cresciuto negli ultimi decenni (la difesa dei “russi” d’Ucraina). Credo sia stato molto chiaro in Putin la realtà dell’attacco in atto: dell’Occidente nei confronti della Russia.

Il “piano” europeo, se mai c’è stato un piano - era quello di attrarre la Russia coinvolgendola nel sistema economico finanziario e sociale europeo. Stato europeo assieme agli altri Stati europei, con un certo predominio del “motore” tedesco. La Russia è tuttavia un territorio molto esteso, non facilmente assimilabile, e diviso in due entità: una parte a occidente (al di qua degli Urali) con caratteristiche industrialiste e occidentali; e una parte (al di là degli Urali) ricco di risorse ma con una facilità di comunicazione con la Cina. Per l’Europa, ancora una volta, la Russia è risultato essere un boccone troppo grosso.

A questo punto si è innescata la crisi della Brexit, la politica della Gran Bretagna che ha fatto esplodere i bubboni. Putin è caduto nella trappola, ormai con le spalle al muro, e ha iniziato la guerra. Ne è seguito un effetto domino.

Effetto domino

L’effetto domino è sempre stato una delle jatture che più al mondo ha sempre temuto la diplomazia europea. L’esperienza della Prima guerra mondiale è ancora evidente, e insegnata nelle scuole di diplomazia. Con il sistema della deterrenza nucleare sembrava che - almeno per quanto riguarda l’Europa - si potesse evitare il pericolo. Che invece ora torna a funzionare - e possiamo solo immaginare l’orrore dei diplomatici nel vedere come gli automatismi iniziano a funzionare, a scattare come tagliole.

In tutto questo contesto sembrerebbe che si stia muovendo sotterranea una “macchina”, che aveva subito negli ultimi decenni una serie di colpi. L’ideologia della globalizzazione aveva avuto tra i suoi obiettivi da colpire, quello degli apparati statali. Secondo il pensiero post-tatcheriano, reaganiano e triviale, la burocrazia statale (e il welfare) doveva essere abbattuto in modo da lasciare Stati agili e quasi senza apparati; tutto il potere alle company. Con la pandemia c’è stata la rivincita degli apparati statali nei confronti non solo della storia ma anche delle company: se le company hanno potuto diffondere i loro prodotti (che siano vaccini o streaming video) lo debbono al controllo e all’approvazione degli Stati. Che in Oriente utilizzano l’esercito a scopi interni. In Occidente la legislazione e i controlli (almeno come spauracchio). L’era bianca delle company sembra tramontata, gli apparati tornano in sella - con i loro vecchi sistemi e i vecchi progetti di espansione. Compresi i report di analisi imperiali.

Gli Stati Uniti rispolverano i vecchi piani di espansione nello Spazio, e i progetti anti-Russia e anti-Cina. (Quelli anti-Europa sono stati già utilizzati, sono bastate poche settimane per far piazza pulita della faccenda europea). Non sono attualmente le élite della globalizzazione a comandare, non sono i manager delle e-company della rivoluzione digitale. Queste sono state messe da parte in un batter d’occhio.

Non sono neppure i vecchi Stati, le cui regole interne e gli apparati sono stati scombussolati dall’entità del conflitto e dei problemi.

La guerra è quella della coalizione di un apparato burocratico-statale anglo-americano, contro gli altri apparati, con lo scopo del controllo della propria parte, e possibilmente lo scompaginamento delle altre entità. Sono costruzioni sociali che hanno solo in parte a che fare con gli Stati e dunque con le regole politiche esistenti all’interno di questi Stati (ad es_ in Occidente, il sistema democratico e parlamentare). E che sarebbe molto interessante riuscire a determinare e studiare. Essi si sono formati con una precisa necessità, e servono (utilmente) alla struttura statale. L’abbattimento della parte burocratica e della parte welfare è servita a mettere in maggiore evidenza questo sostrato, a dargli forza, e ora sembrerebbe aver preso il predominio profittando dell’occasione.

Avevamo già visto in nuce questo apparato in funzione anche noi qui, in Europa: quando questa tentava di rafforzarsi, contenendo la concorrenza americana a suon di regole e protezionismo ambientale e sulla “qualità” dei prodotti. Un tentativo presto scoperto dal competitor americano, che ha provveduto in breve a uccidere l’avversario (utilizzando un killer ben disposto). Lo Stato, si è visto, poteva utilizzare il proprio apparato burocratico nella guerra commerciale, così come sarà costretto a usarlo nella pandemia e poi subito dopo per la costruzione e la gestione della guerra.

All’interno dei nostri Stati abbiamo creato dei Moloch, dei mostri. Occorre riuscire a guardare in faccia i mostri - solo così possiamo non averne paura.


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