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EUROPA: La visione Draghi

Finalmente uno che ha un progetto per un’asfittica UE

di Emanuele G. - venerdì 13 settembre 2024 - 336 letture

Ci voleva l’autorevolezza di Mario Draghi per svegliare l’UE da un letargo davvero pericoloso. Un letargo che comporta due effetti peniciosi: uno interno e uno esterno.

Quello interno affrerisce ad un’UE essenzialmente ferma e stanca. Un’UE che sembra aver esaurito del tutto lo slancio che gli diedero Schumann, De Gasperi, Spaak e Adenauer. Un’UE chiusa in se stessa nei meandri di un burocratismo eccessivo e una legiferazione fin troppo lenta.

Al contrario, sul piano esterno l’UE non esiste. Non ci siamo. Ma l’abbiamo una politica estera e di difesa in comune? Troppi recitano a soggetto con il risultato di minimizzare una politica estera vera e propria dell’UE. Il che ha trasformato l’UE in un nano nel contesto geopolitico mondiale.

Su questi crinali si basa l’autorevole intervento di Mario Draghi, la mente più lucida e propositiva che abbiamo in Europa. Ricordiamo brevemente i punti salienti del rapporto Draghi. Un rapporto di ben 400 pagine che se letto in maniera giusta potrebbe essere il toccasana per un’UE in stato catatonico e afasico.

Il rapporto diviso in due tomi prende in rassegna tutte le problematiche inerenti l’UE e la sua azione. Si tratta di un’analisi rigorosa (capire dove sta il marcio) e una visione (finalmente!). Lungo le 400 pagine Draghi inquadra chi, cosa, quando, perché, come e quindi dell’UE attuale. Senza fraintendimenti e senza peli sulla lingua.

Le parole chiavi di questo rapporto sono le seguenti:

01) L’innovazione. Qui c’è bisogno di uno scatto d’orgoglio da parte dell’UE che in questo strategico settore appare perdente rispetto agli altri partners internazionale. Avere una forte innovazione significare aumentare di molto la capacità di presenza dell’UE sullo schacchiere internazionale. Cioé iniziare quel passaggio da periferia a centro.

02) Adottare un piano congiunto decarbonizzazione-competitività. Finalmente si lega un asset strategico che può dar lustro all’UE. Ridurre la dipendenza dal carbone significa andare a colpire un busillis dell’UE e cioé quello del costo delle materie prime in funzione della competitività. Come possiamo essere competitivi se il prezzo dell’energia elettrica è 2-3 volte superiore a quello americano? Bisogna, altresì sviluppare una maggiore regolamentazione del mercato e dei trader in modo da aumentare la competitività. Naturalmente questo significa potenziamento dell’industria per le tecnologie pulite e l’automotive.

03) Aumentare la sicurezza e la riduzione delle dipendenze. Se c’è maggiore sicurezza questo significa tutelare gli investimenti e il commercio. Naturalmente questo significa una maggiore attenzione alle scorte di materie prime creando di fatto un catena di produzione più forte e strategica. Questo andrà a favore dell’UE nel suo insieme e di ciascuno dei paesi che ne fanno parte.

Dopo aver messo in risalto le parole chiavi, Draghi passa in esame le cose che non vanno al fine di liberare l’UE dai lacciuoli che ne impediscono il protagonismo a livello internazionale.

a. Non c’è una visione chiara dell’UE. Si vuole maggiore cooperazione fra gli stati ma poi l’UE decide su un dato argomento, ma poi gli stati mettono in opera misure nazionali. Il che crea conflitto riducendo di molto l’operatività dell’UE nel suo insieme e quindi la sua autorevolezza a livello mondiale.

b. Le risorse umane sono un grave problema. Infatti, pur spendendo somme ingenti la produttività delle risorse umane rimane scarsa. Con l’aggravente che si aggiungono misure fiscali che deprimono ancora di più la competitività generale dell’UE. Bisogna ottimizzare tutto questo quadro per avere un’UE più performante e presente sullo scenario geopolitico mondiale.

c. Tutto è confuso nell’UE. Si assommano politiche fiscali e contributive che diminuiscono la nostra competitivià. Tutto questo perché il sistema Europa è lento e disaggregato. Infatti il processo decisionale è lento e improduttivo. Pensate che la media decisionale è di ben 19 mesi. In questo lasso di tempo il mondo corre, eccome. Le c.d. economie emergenti fanno passi da gigante lascianto al pit-stop l’UE.

In breve non c’è altro da aggiungere. Se l’UE si vuole salvare deve partire da un processo di severa autocritica e di costruzione di una vera Europa politica. Quando un Presidente dell’UE? Quando un esercito europeo? Quando autentici ministri? Quando un vero lien fra UE e gli stati membri? Insomma un lavoro gigantesco che va fatto se si vuole dare un presente e un futuro all’UE e ai suoi cittadini.

Si acclude il RAPPORTO DRAGHI.


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