E’ tornato Re Artù

Ferryboat, hotel, edilizia, calcio, stampa, tv. Ogni città ha la sua esclusiva figura di potere. Messina non si sottrae a questa moda italiana.

di Piero Buscemi - venerdì 15 gennaio 2010 - 12046 letture

Quando abbiamo visto la moltitudine di persone che stazionava in via del Vespro, a fine giugno, che non fosse la preparazione di una nuova manifestazione contro la realizzazione del ponte, lo si era evinto dalle magliette nere con lo scudo giallorosso sulla schiena.

Quei messinesi erano troppo concentrati sul futuro della locale squadra di calcio e l’annuncio che la società sarebbe passata dalle mani del Gruppo Franza a quelle di Alfredo Di Lullo, padrone della Ilford srl, azienda romana che opera nel settore delle lavanderie industriali suscitava maggiori interessi, rispetto alle voci provenienti da altri palazzi romani, che ancora una volta, in questo lembo d’Italia avevano deciso di rimetterci le mani.

Siamo tornati a scambiare qualche opinione con Saro Visicaro. Lo avevamo incontrato quattro anni fa (vedi https://www.girodivite.it/Dalla-Terra-alla-Luna-il-Ponte.html). In quattro anni, ne sono accadute di cose: proviamo a riassumerle con questa breve intervista.

Girodivite: Tornare a parlare della città di Messina, comporta sicuramente una discriminazione culturale sulla priorità dell’argomento da trattare. Partiamo da due punti fermi: Messina ha adesso un sindaco, dopo il periodo del commissariamento; Franza ha ceduto la squadra di calcio. Queste due novità, quali “dietrolequinte” nascondono, secondo te?

Visicaro: Se fossimo in una situazione trasparente e ordinariamente democratica le attuali amministrazioni, guidate a Messina dal centrodestra con il sindaco Buzzanca e con il presidente della provincia Ricevuto, avremmo una chiara e visibile inversione di tendenza. Non è invece affatto così. Buzzanca tutela e favorisce i traghettatori privati, soci dell’ex sindaco di centrosinistra Genovese. I Franza sono favoriti non soltanto nella questione traghettamento e trasporti, ma in tutte le loro attività finanziarie (più che altro finanziarie) e in tutte le attività paraindustriali. Il Governo di centrodestra sta completando la dismissione del trasporto ferroviario pubblico a favore del trasporto privato. Sulla questione calcio non sono molto convinto che i Franza abbiano “ceduto” la società. In questo caso, finalmente, la magistratura è stata rigorosa con la conseguenza che la società è passata di mano in tribunale. Gli attuali proprietari sono personaggi che meriterebbero un approfondimento coraggioso che la stampa locale neppure si sogna di fare. Sullo sfondo c’è sempre la questione – solo rinviata – dello sfruttamento degli impianti sportivi e della speculazione dei centri commerciali. I Franza lavorano sottotraccia e devono solo trovare un punto d’incontro con il sindaco. A questo ci pensa l’assessore Scoglio che è anche – guarda il caso – legale dei Franza.

Girodivite: La questione del Ponte è nuovamente di moda. L’amministratore delegato Pietro Ciucci della società stretto di messina s.p.a. e oggi presidente dell’Anas, ha fatto approvare il bilancio 2008 con un utile di esercizio di 10.933 euro. Questo a sua detta, detterebbe le basi per la ripresa delle attività inerenti la costruzione del Ponte. Cosa c’è di vero e come si sta preparando la città a questa nuova ondata di trasformismo?

Visicaro: L’affare Ponte è oggi una questione che riguarda gli espropri dei terreni, dietro i quali ci sono esponenti politici di primo piano a cominciare dal sottosegretario Crimi, che frutteranno montagne di danaro. Con questi presupposti stanno iniziando tutte le attività di progettazione e riprogettazione con incarichi stratosferici e immancabili mazzette. Tutto ciò durerà un tempo infinito senza che la costruzione vera e propria sia avviata. La battaglia è sugli studi tecnici, che avranno più occasioni di mungere la “vacca”. I risultati delle elezioni agli ordini professionali locali hanno già dato delle indicazioni chiarissime. Permettetemi di fare una critica al movimento contro il ponte. Qui non si vuole ripetere l’esperienza che ha portato alla chiusura delle centrali nucleari. Un movimento molto trasversale e meno ideologico. Nello Stretto c’è invece una gran voglia dei piccoli partiti a rappresentare tutto e tutti. Ciò porterà alla inevitabile sconfitta.

Girodivite: Intanto i Franza, liberati dal giocattolo “calcio”, dopo aver invaso lo Stretto con i megatraghetti scandinavi, si sono dedicati ad un nuovo trastullo, quello dei costruttori. La questione della piazzetta S.Agata ne è l’esempio. Puoi riassumerci la vicenda?

Visicaro: I Franza, in verità, sono nati come piccoli costruttori. Il nonno dei fratelli Pietro e Vincenzo era un piccolo appaltatore proveniente da Scaletta Zanclea che trovò fortuna negli anni ’60 – ’70 con i rimboschimenti e le piccole costruzioni. Fu il ministro Gullotti, grande manipolatore della DC siciliana, che avviò la fortuna dei Franza legandoli indissolubilmente alla propria famiglia, che è oggi quella di Genovese. Nel 1967 fu creata la Tourist Ferryboat che stoppò i fratelli Matacena creando l’attuale monopolio di fatto. E con esso il potere assoluto in tutta la città. A S.Agata, dove c’era la vecchia villa dei genitori di Olga Mondello, sta nascendo una maxi speculazione edilizia dove è anche previsto un nuovo approdo per i collegamenti marittimi veloci (aliscafi). Nello scandalo c’è quindi anche l’aborto di una regolare gara pubblica che vedeva i Franza perdenti rispetto a FS e Usticalines e l’improvvisa loro presa di possesso del servizio (provvisorio?) nel mese di agosto con la complicità della capitaneria di porto e dell’autorità portuale diretta dal cuffariano Lo Bosco.

Girodivite: Parliamo un po’ della provincia messinese. Lo scorso inverno, in sintonia con quelli precedenti e sicuramente quelli presenti (recentissima cronaca di questi giorni), si sono ripresentati puntualmente i problemi della viabilità sulle statali, sia quella tirrenica che quella jonica, dove grazie ad ennesimi smottamenti, per mesi e mesi i collegamenti con i paesini della provincia sono rimasti interdetti. Scaletta Zanclea è stato il caso eclatante ed ha costretto la cittadinanza a gite autostradali per raggiungere Messina, a causa del blocco della viabilità sul Capo Scaletta. Un disagio pericolosamente aggravato in casi di emergenza sanitaria. Scaricarsi a vicenda la competenza tra Ansa, Provincia, Comuni e Regione la fa da padrone. Vuoi aggiungere qualcosa in merito?

Visicaro:Il territorio messinese è geologicamente fragile. Per gli interventi folli della speculazione edilizia, per la sua conformazione geologica, per l’alta sismicità, per l’assedio degli incendi estivi procurati, per l’abusivismo delle discariche e lo smaltimento di ogni tipo di rifiuto, per lo sfruttamento intensivo delle cave. La vicenda di Scaletta Zanclea e capo Alì si è trasformata, paradossalmente, nella folle richiesta di uno svincolo autostradale. Quindi, invece di interventi mirati e a difesa del suolo, nuovi sbancamenti, viadotti e aree da trasformare da agricole in edificabili. Ciò mentre incombe la legge Berlusconi sulla “casa”.

Girodivite: A proposito di spazzatura. Girando in vari paesi della provincia, abbiamo assistito a diversi episodi di incendi notturni di cassonetti e di sacchetti abbandonati. Sappiamo che, in molti casi, è l’enfasi mediatica sulle realtà di Catania e Palermo di queste ultime settimane ad averne fatto una moda, ma scoprire che molte amministrazioni hanno affidato la raccolta a società private “sponsorizzate”, ci fa pensare che le lacune della precedente gestione pubblica, non siano casuali. Che ne pensi?

Visicaro: La spazzatura è l’altro business dopo quello del traghettamento e della sanità. A Messina negli anni ’80 arrivò una società privata di Enna, dietro la quale c’era Riina, che si associò con la compartecipata pubblica. Un intervento della magistratura spezzò parzialmente l’invasione criminale, ma non si andò sino in fondo. Oggi la politica affonda a piene mani nella Messinambiente. Genovese, l’ex sindaco, ha un potere consolidato condiviso con gli uomini dell’attuale amministrazione. Il presidente D’Almazio, inizialmente nominato dal magistrato, è stato mantenuto in quel posto dai commissari dal centrodestra e dal centrosinistra. Potenza della massoneria? Credo proprio di si. Non esistono discariche. Non esiste raccolta differenziata. Lo scandalo degli Ato completa la vergogna. La vecchia discarica di portella Arena, sequestrata decenni fa dalla magistratura, non è stata mai bonificata e rimane li a sottolineare lo scempio della zona Nord e di chissà quali attuali loschi affari.

Girodivite: Chiudiamo parlando della vera “lacuna” culturale, non solo di Messina, ossia quella dell’informazione. In Sicilia attingere notizie sulle varie questioni di interesse pubblico e privato è da sempre cosa ardua ed è ormai un caposaldo dell’arte d’arrangiarsi. La recente beffa sul pignoramento della casa di nascita di Pippo Fava (poi risolto), ha un significato più profondo di una mera vicenda fiscale. Internet è molto utile, come afferma Grillo, ma come pensi si possa fare informazione nella terra dove l’omertà è stata esportata anche ad altre latitudini?

Visicaro: Parlare dell’informazione che non c’è significa scavare nel blocco sociale (cupola?) che ha distrutto e resa pavida questa città. Ancora oggi si parla dell’apatia dei messinesi. Ma poco si parla dell’informazione in generale. Non solo della Gazzetta del Sud, del ruolo di Ciancio, dei legami con zone molto grigie dei servizi segreti e della massoneria. Potremmo soffermarci sul non ruolo dei piccole testate, sulla timidezza delle tv e radio private. I pochi giornalisti coraggiosi vengono schiacciati, un esercito di semi e pro–fessionisti devono sottostare alla legge del “tengo famiglia”. La paura di perdere quei quattro soldi di stipendio li fa diventare paurosi. Si autocensurano, ripetono le veline delle amministrazioni dove, al comune per esempio, un certo Borda Bossana tenuto in quel posto da tutti i sindaci con un contratto da favola, dispensa pillole di sonnifero. L’omertà della gente è omertà, omissione, sudditanza delle redazioni. Un esempio che mi sta a cuore. Quando fu inaugurato l’approdo di Tremestieri, che le lotte durissime dei cittadini scesi in piazza fece realizzare, l’informazione al gran completo strombazzò che “finalmente” era stato risolto il problema del passaggio dei tir nel centro della città. Per un solo giorno tutto il traffico fu così indirizzato in quei due moli liberando la città. Il giorno dopo Franza tornò alla rada S. Francesco abbandonando di fatto Tremestieri. Come per una sorta di ipnosi collettiva tutti, ma proprio tutti, oggi balbettano che a Tremestieri bisognerà realizzare altre 5, 6, 7 invasature. Serve altro?


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