E ora riformiamo la sanità

Quello che avrebbe dovuto fare la politica nel riportare alla luce tutte le criticità del sistema sanitario l’ha fatto un virus che ancora circola e semina morte.

di Luigi Boggio - giovedì 30 aprile 2020 - 2150 letture

Quello che avrebbe dovuto fare la politica nel riportare alla luce tutte le criticità del sistema sanitario l’ha fatto un virus che ancora circola e semina morte.

Non sappiamo ancora per quanto tempo in attesa del vaccino. Nel frattempo spetta ad ognuno di noi salvaguardarci e salvaguardare anche gli altri negli spostamenti e nel fare le piccole spese quotidiane. Siamo in una fase di passaggio delicatissima per uscirne anche se infuriano le polemiche su ogni cosa che il governo fa. Comprendo che Conte non si è attrezzato per fare miracoli per questo ci dovrebbero pensare altri che predicano bene e rozzolano male.

Nell’attesa del vaccino bisogna preparare tutti gli altri passi per non fare precipitare il Paese nella disperazione e sconforto per la ripresa. In questo contesto di azioni si dovrebbe iniziare a discutere per il superamento di alcune criticità venute fuori in particolare la modifica del capitolo V della Costituzione e le leggi per la nomina dei direttori generali, il rapporto tra ospedali e territorio, pubblico e privato.

Quando parliamo del privato bisogna valutare anche il ruolo delle assicurazioni e quello che sta avvenendo nella contrattazione nazionale di alcune categorie con l’istituzione dell’assistenza sanitaria integrativa.

Per il completamento del capitolo V ci sono depositati dei disegni di legge in Parlamento del Pd e dei 5S che prevedono una clausola di supremazione dello Stato sulle Regioni con il parere preventivo della conferenza Stato-Regione. Non sarà facile ma bisogna farlo per come sono andate le cose in questo dramma virale.

È vero che i tempi sono quelli che sono trattandosi di una modifica costituzionale ma non bisognerà indietreggiare di un centimetro. Nel contempo, non trattandosi di leggi costituzionali, occorrerà mettere mano alla legge che ha aziendalizzato l’organizzazione sanitaria e conferito poteri assoluti ai direttori generali, espressione diretta dei partiti o dai vari gruppi di potere. Oltre è stato eliminato ogni forma di controllo degli atti ed emarginato il ruolo dei comuni.

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Questa è una parte non secondaria nel quadro di un nuovo rapporto territorio-ospedale. Tutti ne parlano, ma si dovrà capire che è un passaggio fondamentale per la prevenzione e le prime cure.

E qui viene fuori il ruolo dei medici di base che in collegamento con le strutture specialistiche dei distretti per venire incontro alle giuste esigenze sanitarie delle popolazioni dei distretti.

Quindi una nuova visione che accantoni la cultura ospedalcentrica superata e non più rispondente ai tempi delle ondate virali e infettive. L’ospedale dovrà essere visto come la parte finale di una moderna organizzazione che abbia al centro, questo sì, la ricerca e una nuova generazione di ricercatori e di personale medico e paramedico, non in fuga, ma presenti in tutte le strutture e ben pagati. Lo stanno già dimostrando in prima fila e nei laboratori.



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