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E’ nato prima l’uovo o la gallina? –Riscrittura-

"Nella fattispecie i due corni del dilemma da valutare sono: deve nascere prima il programma politico di legislatura o il presidente del consiglio (che poi lo deve elaborare e realizzare) per conformare un buon governo?"

di Gaetano Sgalambro - domenica 16 maggio 2021 - 1972 letture

Da: Faceboock - Gaetano Sgalambro, 16 maggio 2018 - ·

E’ di questo tipo infantile il dilemma posto da certi nostri politici e dai politologi che sta appassionando il ceto medio italiano, come dimostrano gli insistenti dibatti sui talk show, sui media e sui social. Laddove il mondo operaio e del lavoro in genere -cose di non poco conto!- è assillato da ben altri problemi reali.

Nella fattispecie i due corni del dilemma da valutare sono: deve nascere prima il programma politico di legislatura o il presidente del consiglio (che poi lo deve elaborare e realizzare) per conformare un buon governo? Ciò con riferimento al fatto reale che, proprio in questo momento, alcune formazioni politiche stanno approntando il “contratto” di programma per la nuova legislatura senza conoscere (o fare conoscere) il nome del presidente del consiglio.

Il che lascerebbe inevitabilmente presagire, a detta dei nostri più dotti pensatori politici, che ci troveremo ad avere un “Primo ministro minus habens” al posto di un “Primo ministro maior …“, come democraticamente (?) si dovrebbe pretendere.

Addirittura, per un superesperto appena sentito in tv, questo contratto di programma politico (in fieri) è gestito a mo’ di “feticcio” per nascondere le debolezze delle parti contraenti, le quali così facendo sono state costrette a declassare il ruolo primario del presidente del consiglio a quello di una “semplice derivata del programma”. La profondità delle intuizioni psicologiche raggiunta dai nostri esperti politici, peraltro ossequiata da tutti i moderatori dei talk show politici, è inintelligibile ai soggetti semplicemente normali!

Ciò detto, se si raffronta tanto ciarlare al relativo silenzio sulle preoccupanti condizioni socioeconomiche del paese se ne trae un’amara conclusione e una disarmante previsione.

Infatti, dev’essere sempre sottaciuto che da diversi decenni ci stiamo avvitando in una crisi sempre più ingravescente, dovuta a una classe politica priva di competenze tecniche e culturali, nonché di risorse etiche, che sta dilapidando sempre di più il grande capitale umano del paese, paralizzandone, così, anche il futuro.

Entro un attimo nel merito della questione in oggetto per rilevarne altri due aspetti, suggestivi di un preoccupante substrato politico e culturale. Primo: la preminenza del pensiero del leader, capo del governo o dello Stato che sia, rispetto alla elaborazione dei contenuti dei programmi di legislatura, è propria dei regimi totalitari o di una democrazia che è stata implementata in un paese che ha pochi uomini validi, perché poco alfabetizzato. Come avvenne settant’anni fa, circa, nel nostro.

Secondo: un solo uomo, per quanto capace, non può elaborare un progetto programmatico di legislatura della qualità e della complessità necessari ai paesi democratici moderni e maturi. Per elaborarlo occorre il prolungato impiego di elevate competenze tecniche interdisciplinari, operanti in modo sinergico, e politicamente guidate dal consumato management del corrispondente partito.

L’assoluta disconoscenza dei concetti suddetti è il vero buco nero della nostra politica e della nostra cultura democratica.

Semplificando quanto detto, si può dire che senza programmi ben progettati e ben finalizzati non può esistere politica seria, né, successivamente, si potranno scegliere i politici che ne abbraccino seriamente i contenuti (nel tempo debito) e che abbiano le competenze per realizzarli (dai ministri al presidente del consiglio!).

Purtroppo la politica italiana non ha mai sperimentato programmi di tal portata, né uomini politici capaci di realizzarli e quindi non ha mai potuto fare propri i paradigmi di una tale visione prospettica. E’ rimasta ferma al dilemma dell’uovo o della gallina di Bertoldino.

Nelle situazioni migliori vede la gestione del presente e del futuro del paese non come quella di una complessa impresa aziendale, fatta di enormi risorse umane, economiche, strumentali, la quale, pur operando in un mercato globale ad altissima competitività, deve perseguire obiettivi civili, sociali ed economici d’interesse generale, ma come la gestione di un grande condominio, con rattoppi da apporre qua e là, con privilegi da spostare da questo a quello, per svolgere la quale è sufficiente individuarne il presidente-amministratore.

Non si è molto lontani dalla realtà se si dice che il paese repubblicano sia progredito da solo, improvvisando alla meno peggio, l’oggi per il domani, lungo direttrici politiche molto approssimative.


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