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È morta a 93 anni Hebe de Bonafini, co-fondatrice e leader delle Madri di Plaza de Mayo

di Redazione - lunedì 21 novembre 2022 - 1787 letture

Domenica 20 novembre 2022 è morta in Argentina Hebe de Bonafini, una delle fondatrici e la leader delle Madri di Plaza de Mayo, associazione che riunisce le madri dei cosiddetti desaparecidos, le persone che furono sequestrate e molto spesso torturate e uccise dagli agenti del regime militare di Jorge Videla, tra il 1976 e il 1983. De Bonafini è morta in un ospedale di La Plata, nella provincia di Buenos Aires, dove era ricoverata per una malattia cronica.

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Hebe de Bonafini

De Bonafini era nata il 4 dicembre del 1928, proprio a La Plata. Durante la dittatura di Videla perse due figli e una nuora, e nel 1977 contribuì alla fondazione delle Madri di Plaza de Mayo, in cui lei e altre madri di persone scomparse si riunivano ogni giovedì dagli anni Settanta per protestare e chiedere indagini.

Dopo la fine della dittatura l’associazione si divise in due e i due gruppi assunsero posizioni via via più distanti: de Bonafini si fece portavoce di quello che sosteneva una linea politica estremista, marxista e antiamericana. Fece dichiarazioni molto contestate, tra cui quella in cui si disse contenta degli attentati alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. L’associazione, che negli anni è diventata sempre più influente, ha appoggiato la presidenza di Nestor Kirchner (2003-2007) e di Christina Kirchner (2007-2015, attuale vicepresidente), a cui de Bonafini è sempre stata molto vicina.

Fonte: Il Post


È morta all’età di 93 anni Hebe de Bonafini, una delle personalità più importanti dell’Argentina e del mondo intero per la sua stenua difesa dei diritti umani.

Hebe è stata una delle fondatrici nel 1977 del movimento delle Madri di Plaza de Mayo (in spagnolo Madres de Plaza de Mayo), l’associazione delle madri dei desaparecidos, ossia i 30mila cittadini argentini fatti sparire durante la dittatura militare di Videla tra il 1976 e il 1983.

Il nome dell’organizzazione viene dalla centrale Plaza de May a Buenos Aires dove si affaccia il palazzo presidenziale argentino e dove le donne già dal 1977 iniziarono a manifestare sfidando il regime, per chiedere dove fossero finiti i loro figli, scomparsi dal giorno alla notte: chiunque si opponesse alla spietata dittatura veniva fatto sparire, torturato e rinchiuso in uno delle centinaia di centri clandestini di sterminio, per poi essere ucciso o gettato, ancora vivo, in mare con uno dei cosiddetti “voli della morte” (in cui le persone narcotizzate venivano caricate su aerei e gettate in mare, come si è saputo poi negli anni a seguire).

Le Madres oggi in Argentina sono molto rispettate perché furono le prime ad iniziare a squarciare il velo di segreti e omertà che circondava le sparizioni delle e dei giovani attivisti contro la dittatura. E infatti, la settimana prima del ricovero avvenuto a metà ottobre, Hebe de Bonafini, come ogni giovedì degli ultimi 45 anni, aveva marciato insieme alle altre Madres in Plaza de Mayo.

I suoi due figli desaparecidos non sono mai stati trovati.

Il presidente argentino Alberto Fernández ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale in onore di una “combattente instancabile”.

fonte: RaiNews.


Hebe de Bonafini nel ricordo di un ragazzo che l’incontrò dopo la morte di Carlo Giuliani

Ci ha lasciato Hebe de Bonafini, fondatrice e leader delle Madres di Plaza de Mayo che da quasi mezzo secolo sono impegnate nella ricerca dei loro figli desaparecidos, sequestrati, detenuti, torturati illegalmente dai militari durante gli anni del fascismo che imperversò in Argentina tra il 1976 e il 1983.

Ho incontrato Hebe più volte, anche presso la sede delle Madres a Buenos Aires, ma una è stata fondamentale per la mia formazione politica. Eravamo a Genova venerdì 20 luglio 2001, poco più di un’ora dopo l’uccisione di Carlo Giuliani. In Piazzale Kennedy, sul lungomare, ci trovammo per un’assemblea spontanea del Movimento. Migliaia di attiviste e attivisti sconvolti da quella morte decisero di confrontarsi, ancora una volta pacificamente, per capire cosa stava succedendo, perché lo Stato ci stava uccidendo, perché la democrazia italiana era stata sospesa.

Eravamo scossi da quel che stava accadendo, cercavamo volti amici, ci abbracciavamo in cerca di consolazione e allo stesso tempo per trovare la forza di andare avanti, di continuare le nostre lotte per un mondo più giusto, finalmente libero dal giogo liberista. Nessuna repressione poliziesca, nessuna violenza di Stato ci avrebbe costretto a rinunciare alle nostre lotte. E per molti di noi così andò. Proprio grazie ad Hebe.

Le facemmo spazio appena arrivò in piazza. Fu abbracciata da una moltitudine di persone che le si strinsero accanto, all’improvviso mute quando prese in mano il microfono. Iniziò ricordando che quel ragazzo ucciso, Carlo, non avrebbe dovuto morire così. E questo era naturale. Ma ricordando l’esperienza argentina ci introdusse a quella che le Madres chiamavano «Aparición con vida», uno slogan coniato nel 1980 che siglava un’accusa feroce al governo argentino: nessuna istituzione democratica poteva definirsi tale se uccide o fa sparire chi fa politica.

Hebe perse due figli e una nuora per mano dei militari. Noi quel giorno perdemmo Carlo, uno di noi. E così ci introdusse all’altro significato di quel termine. «Aparición con vida» – ci disse, vado a memoria – “vuol dire anche che chi muore genera nuova vita, come è successo con noi madri”. Prima che i loro figli fossero desaparecidos Hebe ricordò infatti: “Io stessa, altre madri, tante famiglie, non ci occupavamo mai di politica, pensavamo solo alle nostre famiglie, alla nostra vita. La sparizione e la morte dei nostri figli ci trasformarono in attiviste per i diritti umani prima e protagoniste della lotta al liberismo poi”.

Hebe ci descrisse così quella cosa straordinaria che riassunse con una frase: “Come io sono stata generata dai miei figli, sono certa che l’assassinio di Carlo porterà tantissime persone ad essere generose verso il prossimo, ad occuparsi degli altri, a mettere la politica al centro delle loro vite”. Nonostante poche ore dopo venissero nuovamente massacrati dalle forze dell’ordine, i ragazzi e le ragazze che l’ascoltarono lenirono il loro dramma, capirono che non tutto finiva quel torrido pomeriggio di estate e che la Storia, la loro e quella del conflitto di classe, avrebbe continuato il suo corso e che avrebbe avuto bisogno dei loro corpi, della loro passione e delle loro intelligenze.

Oggi Hebe non c’è più, se ne va nel momento di crisi massima del liberismo, tra guerra, economia in default, crescita delle diseguaglianze, repressione. Il sistema capitalista è fallito, come è evidente ormai a tutti, ma proprio ora rischiamo di più, a causa della violenza che inevitabilmente esprimerà prima di lasciare il passo ad un regime che ci auguriamo sia migliore. Noi, intanto, continueremo a fare memoria delle parole di Hebe e delle sue azioni.

(Cristiano Lucchi)

Fonte: Pressenza.


Hebe de Bonafini: Faro infinito / di Mariano Quiroga

Ci sono persone che sono modelli per tutta la vita. Hebe de Bonafini è di quelle che per di più continueranno ad essere modello per tutta la morte.

Poche persone simboleggiano così concretamente la lotta incrollabile e incorruttibile. Dalla scomparsa dei due figli Jorge Omar nel febbraio 1977 e Raúl Alfredo nel dicembre dello stesso anno e dalla scomparsa della moglie di Jorge, María Elena Bugnone Cepeda nel 1978, non ha mai smesso di difendere i diritti umani e di condannare i genocidi dell’ultima dittatura, non solo quelli militari, ma anche civili, giudiziari ed ecclesiastici.

Hebe è stata presidente dell’ Asociación de Madres de Plaza de Mayo dal 1979, anche se una parte delle Madres si è staccata dall’Associazione e ha creato la Línea Fundadora nel 1986.

Nota per non avere peli sulla lingua e per chiamare le cose con il loro nome, la sua mancanza di protocollo le ha anche permesso di aprire tutte le porte necessarie per il bene della sua causa.

Solidale, impegnata, coerente e con una forza che le ha permesso di sostenere un ritmo di lavoro e di dedizione impossibile da sostenere per noi comuni mortali. Forse era questo il segreto: l’immortalità.

La sua figura divide le acque in Argentina, per alcuni odiata e detestata, mentre per altri è stata un faro che illumina e ci indica la direzione. Mobilitando, ponendo domande e ispirando.

Un mondo senza Hebe è inimmaginabile, non ha senso. Ecco perché da oggi in poi, più che mai, dobbiamo accogliere i suoi insegnamenti e lasciare che illuminino le nostre giornate di fronte alla confusione, al pessimismo o alla debolezza.

Fonte: Pressenza



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