Sei all'interno di >> :.: Primo Piano | Attualità e società |

Due pesi e due misure

L’assassinio del piccolo Tommaso Onofri vicino a Parma e la feroce soppressione di Jennifer, una ragazza incinta di nove mesi, a Venezia. L’articolo di Agostino Spataro pubblicato su “La Repubblica” del 12 maggio 2006

di Agostino Spataro - giovedì 18 maggio 2006 - 4288 letture

Le cronache di questi mesi ci offrono una casistica allarmante di episodi di una efferatezza inusitata, esercitata sugli esseri più inermi quali: donne, bambini, anziani.

Nulla di nuovo sotto il sole: la violenza, essendo prima di tutto un atto di viltà, va a colpo sicuro e preferisce esercitarsi sui deboli. Così è sempre accaduto, e accade, in ogni latitudine di questo mondo che sempre più si affida alla violenza per risolvere le sue contraddizioni, grandi e piccole.

Vi ricorrono i governi di grandi nazioni, figurarsi se non vi debbano ricorrere i singoli individui! Ma, a parte il discorso generale, desidero qui rilevare alcuni casi nei quali emerge un dato da censurare: l’uso maldestro di tali episodi per riproporre, anche sulla stampa, odiosi clichés a sfondo razzistico, segnatamente antisiciliano.

Fra i tanti, cito i due più recenti: l’assassinio del piccolo Tommaso Onofri vicino a Parma e l’ancor più feroce (perché premeditata) soppressione di Jennifer, una ragazza incinta di nove mesi, a Venezia.

Di entrambi i delitti si conoscono nomi e cognomi dei responsabili, eppure molti giornali e tv, non solo locali, si sono abbandonati, informando sul delitto di Parma, a riferimenti geo- antropologici e territoriali che facilmente si prestano ad un’interpretazione razzistica delle responsabilità dei singoli indagati. Soprattutto in zone dove imperversano leghe e comitati di salute pubblica contro “terroni” e “marocchini”.

Per essere ancor più chiari: mentre per l’orrenda morte di Tommy si è sottolineato oltre misura un dato, assolutamente pleonastico, relativo alla regione di appartenenza e gli assassini venivano qualificati come “siciliani”, in quello di Jennifer non c’è stato il gran battage (quasi che il seppellimento di due innocenti vivi fosse meno grave) e al nome dell’assassino non è stato accostato alcun riferimento territoriale o d’altra natura.

Insomma, gli stessi giornali, sovente gli stessi giornalisti che hanno usato quel “siciliano” ad ogni piè sospinto, per informare del delitto di Venezia hanno ritenuto, giustamente- io dico- che non fosse necessario specificare che quel crudele assassino sia un “veneto”, un cittadino “dell’industrioso nordest”, ecc. Perché questa differenza di approccio? Le risposte dovrebbero venire da chi l’ha praticato. Tuttavia, bisogna constatare che se è stato giusto omettere la “regionalità” dell’assassino della ragazza sepolta viva (col loro figlio che portava in grembo) è stato sommamente ingiusto e vergognoso l’uso ripetuto dell’aggettivo “siciliano” nell’altro caso.

Spiace rilevarlo, ma questi colleghi hanno usato due pesi e due misure, enfatizzando sentimenti ripugnanti piuttosto diffusi in certi ambienti e mandato alle ortiche la deontologia professionale e morale. Per altro, l’assassinio di Jennifer è stato mollato a soli tre giorni dal rinvenimento del cadavere, mentre ancora si scrive su quello di Tommy.

C’è come una voglia di far dimenticare il delitto di Venezia e un accanimento, quantomeno sospetto, su quello di Parma, ma quello che più indigna sono i toni e l’approccio culturale.

Quasi che il delitto di Venezia fosse stato compiuto da gente civile, mentre quello di Parma dai soliti terroni. In tanta amarezza, è doveroso segnalare la grande lezione di civiltà e di maturità che è venuta dai genitori del piccolo Tommy i quali, partecipando ad una delle tante fiaccolate svoltesi in Sicilia, non hanno espresso “alcun tipo di risentimento nei confronti dei siciliani...” e dichiarato che “le belve ci sono qui e ci sono anche a casa nostra”. Come, appunto, il barbaro assassinio di Venezia ha dimostrato.


- Ci sono 1 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Due pesi e due misure
14 giugno 2006, di : Sardo

Il fatto di aver messo in risalto la meridionalità del mostro di Parma, credo sia più un opzional(che chiaramente tanti non perdono occasione di esercitare, come quando un grande e rispettabile vignettista, bontà sua, mise al posto della Sardegna l’orecchio che i Sardi avrebbero mozzato all’ostaggio). Sinceramente ciò che più stride davanti agli occhi della Giustizia è la diversa gravità con cui i due eccidi vengono sentiti e riportati dai media.

Uno talmente terribile ed ingiustificabile, quello di Parma, da meritare la prima pagina per mesi e mesi. L’altro quello di Jennifer e del bimbo che portava in grembo(era al nono mese ma se fosse stata al primo la gravità era identica), viene liquidato come un qualcosa di fastidioso, quasi in fondo che la povera Jennifer, poco più che bambina lei stessa, se la sia cercata quella sorte, in fondo cosa le costava abortire avrebbe risolto tutti i problemi ma invece ha rifiutato una prassi normale(per tanti progressisti e realisti) ha voluto agire con mentalità oscurantista e pseudo-clericale, in fondo la belva,(non padre non marito, sepellire vivi una ragazza ed il frutto che portava in grembo è uno dei delitti peggiori che possano essere perpetuati, di conseguenza un tale essere perde qualunque diritto nei confronti della società, figuriamoci se gli debba restare in capo la patria potestà su un essere umano) ha scatenato tanta ferocia e crudeltà col nobile intento di difendere la sua ex famiglia legale.

E’ non è certo un caso isolato, mi viene alla mente il caso della quindicenne ammazzata dal parente ventiseienne sposato, che pur di trovare un’attenuante ha detto la ragazza era la sua amante, ed i media non si sono risparmiati a più riprese ad identificare la belva crudele come l’amante della vittima, commettendo anche reato penale, è vergognoso che su reti nazionali passino certi messaggi di arretratezza culturale.

Sinceramente mi chiedo se in casi come questi, restituire simili soggetti alla società sia giusto, mi chiedo se i figli e la stessa moglie debbano essere condannati alla crudeltà di dover sopportare ciò che chiaramente più disprezzano perchè non può essere altrimenti.

Ma la società perbenista, buonista progressista, evoluta culturamente non si può far certo far carico della malasorte di tanti poveri cristi. Sino a quando l’etica non entrerà nei media dalla porta principale, il tram tram o tam-tam della maggior parte della classe giornalistica non potrà che essere questo, non sto criticando i singoli ma un sistema informativo DIPENDENTE da tanti fattori, sino a quando non si spezzaranno queste catene non ci potrà essere una vera informazione che agisca nell’esclusivo interesse della collettività.