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Drei

Regia di Tom Tykwer. (Ger/2010, 119 min.) Con Sophie Rois, Sebastian Schipper, Devid Striesow

di Orazio Leotta - domenica 12 settembre 2010 - 4864 letture

Ultimo film in concorso alla 67° Mostra del Cinema di Venezia, questa commedia ma non troppo, che spazia fra arte e bioetica, tra piscine e strade berlinesi, che affronta il tema della crisi di coppia, non necessariamente del matrimonio, ma proprio dell’amore a due, quello tradizionale, in un contesto in cui si prende atto che a star soli è sicuramente difficile vivere, che in due è bello, forse, ma non sempre.

E’ in una Berlino, città certo non conservatrice, anche architettonicamente, in cui torni dopo qualche anno e ne vedi stravolti i quartieri totalmente ridisegnati, che si snodano le vicende dei protagonisti, Hanna e Simon, coppia moderna e mondana, lei giornalista, lui critico d’arte.

L’armonia apparente regna tra i due: sesso, lavoro, una quotidianità serena. Ma Hanna incontra Adam e pure Simon incontra Adam e iniziano una relazione, ciascuno all’insaputa dell’altro. Nonostante il segreto, i legami della coppia cominciano a vacillare, si crea una sorta di cappa, di confusione, di nube che ben si adatta al cielo berlinese, una sorta di “fantasma della libertà”.

La scena madre è quando la coppia scopre nel medesimo istante, di essere l’amante dello stesso uomo e dopo un primo periodo di sbandamento (fra l’altro lei è incinta e non si sa di chi) ci si ritrova tutti e tre, nello stesso letto. Ma siamo proprio sicuri che tre è il numero perfetto? O forse in fondo è un numero, almeno in amore, che non esiste?

Certo è sorprendente sentire in conferenza stampa la Rois (l’unica eterosessuale dei tre, nella vita reale) che si scaglia contro la famiglia tradizionale, ritenendo superato il tradizionale desiderio di sposarsi e avere un figlio, perché i veri desideri degli uomini vanno al di là degli stereotipi. Le vie dell’amore, magari non saranno infinite, ma nemmeno quelle limitate che gli eterosessuali conoscono. Antichi desideri si, ma da raggiungere con nuove possibilità e quanto più ci si allontana dalla nascita per approssimarsi alla morte che si sviluppano nelle persone quelle sensazioni, quelle prese di coscienza, di poter sperimentare tutto ciò che ancora non si è fatto.


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