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Dove vi è filosofia libera vi è civiltà, è il nostro "dies Natalis"

La filosofia è anarchia, anzi insegna l’anarchia comunitaria. Essa è autonomia sempre disorganica al potere, si tratta di una senza solitudine, perché conserva l’essenza relazionale storica dell’umanità potenziandola.

di Salvatore A. Bravo - mercoledì 25 dicembre 2024 - 258 letture

Filosofia e libertà

La filosofia è per sua costituzione anarchica. L’anarchia è comunitaria e comunista ed essa ha il suo centro operativo e politico nelle individualità in relazioni e autonome mai suddite a nessuna istituzione. L’anarchia emancipa il soggetto umano dal potere che lo rende funzione irrilevante di un sistema.

Nel sistema liberale le soggettività vivono il cattivo infinito della libertà che si ribalta in spasmodica oppressione. La libertà di saccheggiare e depredare si traduce in lotta mortale tra le soggettività. Si segue la logica del frattale: la lotta divenuta la materializzazione del cattivo infinito si estende dai singoli in uno stato di irrazionale competizioni ai gruppi umani per espandersi in modo sincronico alle istituzioni, ai gruppi economici e alle nazioni. La corsa verso la distruzione è lo smascheramento dell’Apocalisse del mercato. I sintomi dell’Apocalisse sono tra di noi, ma attendono di essere letti e pensati per essere trasformati in dialettica della progettualità. I soggetti che nel cattivo infinito si ritengono liberi divengono funzioni che con le loro azioni irriflesse sostengono l’ipostasi del mercato. Si è aggiogati al mercato con le sue leggi economiche, le quali restano impensate, pertanto sono rese “feticci” e divinità plurali e mai tra di loro coordinate a pensate, ad esse il “suddito liberato dalla verità e da ogni inibizione etica” si inginocchia.

Le divinità sono plurali; i feticci vissuti come autonomi dal pensiero umano sono gli zombi resi autonomi e che ora danzano sulla carne dei sudditi e ne succhiano in modo vampiresco la linfa vitale: il pensiero e la prassi. La filosofia si pone in radicale antitesi rispetto alle divinità-feticcio. La Filosofia non conosce istituzione, essa per sua costituzione è disorganica ad ogni istituzione, può frequentarle ed esserne parte, ma conserva la sua essenza vitale e dinamica.

La filosofia è anarchia, anzi insegna l’anarchia comunitaria. Essa è autonomia sempre disorganica al potere, si tratta di una senza solitudine, perché conserva l’essenza relazionale storica dell’umanità potenziandola.

I filosofi mediante il pensiero testimoniano che l’essere umano è tale, se in modo autonomo dialettizza il cattivo infinito con la razionalità autonoma che non conosce padroni e padrini. Si pensa la realtà storica e politica col coraggio dell’autonomia e assumendosi il rischio della solitudine. Quest’ultima è tragica e depressiva, se è subita ma la solitudine scelta e vissuta come occasione per conoscere la propria forza spirituale e il sistema si ribalta in libertà razionale e relazionale. Il sistema di dominio si sente sempre minacciato da tali individui, per cui, come nel nostro tempo, li rende organici al sistema rendendoli “accademici” e nel contempo riduce la filosofia conosciuta e visibile al grande pubblico ad “attività critica fine a se stessa” e mutila della verità e della progettualità. I filosofi che scelgono la via dei ghiacci e dei deserti non diventano tali per miracolose intuizioni, essi sono all’interno del tessuto del pensiero che si compone di relazioni plurali. Il pensiero autonomo rielabora la comunicazione con la mediazione dei concetti e con la solidità di personalità autocentrate nel pensiero, ma in grado di riconoscere il valore di ogni pensiero altro. L’anarchia del filosofo è in questo processo che lo umanizza, poiché riconosce nell’autonomia la necessaria rilevanza ontologica, logica ed etica di ogni relazione.

Ogni grande filosofo affonda la profondità del pensiero nella comunità, pertanto attraverso il filosofo libero e autonomo conosciamo il mondo a cui appartiene senza la linearità dei rapporti di causa ed effetto. Nel pensare il proprio tempo si “crea il nuovo”. Il filosofo dimostra che ogni essere umano può percorrere il difficile percorso che conduce alla filosofia, ma il primo passo è il congedo dalle rassicuranti appartenenze che si pagano con la dipendenza fatale e necrotizzante della creatività umana. La filosofia è prassi comunitaria senza dipendenze.

L’umanità è capace anche di queste grandezze e in un’epoca che esalta solo miserie, rancori e squallidi calcoli rammentiamoci che l’umanità è costituita anche dai filosofi, I quali sono i punti di espressione di comunità anonime e creanti che al loro interno sono vive per l’apporto di tutti i suoi componenti. Il filosofo è un uomo tra gli uomini, in lui si materializza l’eccellenza umana patrimonio di ogni essere umano.

L’anarchia comunitaria e comunista è dunque una costante della storia umana e delle idee. Sta ad ognuno di noi scegliere la via che porta alla libertà e al superamento del cattivo infinito che rende l’essere umano, e noi, misero e inchiodato alla rupe della sterilità creativa e politica. Dove vi è filosofia libera, vi è civiltà, è il nostro dies Natalis senza tramonto. La storia umana è in questa lotta dell’umanità contro il cattivo infinito che appare nella storia, esso è posto dall’umanità stessa, e dunque è una possibilità negativa della medesima, solo gli esseri umani possono disinnescarlo con la ragione e con la totalità etica del loro esserci. I filosofi sono il segnale della salute di una comunità, per cui ciascuno di noi può contribuire alla nascita di filosofi e di filosofie, poiché essi non sono creature miracolose, ma è l’intera comunità che si muove finalisticamente verso di essi.


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