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Dov’è finito il lungomare?

Un dossier dei Verdi rivela dati allarmanti sull’incidenza dell’antropizzazione sulle coste italiani. Un patrimonio di ineguagliabile bellezza in via di scomparsa

di Emanuele G. - venerdì 5 settembre 2008 - 4201 letture

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Lungomare di Lignano-Sabbiadoro - foto storica

Nel corso dei decenni le coste italiane hanno subito una trasformazione urbanistica intensa, tale da cambiarne radicalmente non solo la morfologia, con gravi conseguenze dal punto di vista ambientale e paesaggistico, ma anche di modificare le abitudini ed i comportamenti di milioni di cittadini e delle famiglie italiane.

Nei film degli anni ‘60 dai ‘Vitelloni’ di Fellini a “Una domenica di agosto” di Luciano Emmer potevamo vedere come erano le nostre spiagge ed i lungomari, dove gli italiani passeggiavano, si incontravano e nascevano gli amori. Il lungomare era un luogo di socialità, di incontro, dove passeggiare, sedersi e ammirare il mare ed il tramonto: era un luogo romantico.

Ma nel corso degli anni la cementificazione selvaggia e la privatizzazione degli arenili ha portato alla scomparsa del lungomare, sostituito dal ‘lungomuro’. In molte importanti città italiane di mare il lungomare non esiste più a causa del cemento delle cabine, dei muri degli stabilimenti balneari, dei porti, di attività commerciali e industriali.

Le immagini satellitari, scattate nelle ore notturne, possono dare un’idea della copertura luminosa dei litorali antropizzati, ormai preda di traffico, urbanizzazione ed infrastrutture. Le immagini mostrano chiaramente come il 40% delle coste mediterranee sia “artificialmente” occupata, anche se ci sono notevoli differenze tra i diversi paesi. In’Italia, ad esempio, la percentuale di copertura si aggira attorno al 60-70% un dato estremamente preoccupato (dati UNEP 2006).

I Verdi lanciano una campagna per la difesa delle ‘passeggiate a mare’ in Italia e chiedono a tutti i cittadini di inviare segnalazioni e anche foto sulle situazione più scandalose di scomparsa dei lungomari nel nostro Paese. Le segnalazioni possono essere inviate all’e-mail soslungomare@verdi.it.

E’ questa un’anomalia esclusivamente italiana dove il lungomare, tutelato e valorizzato nel resto d’Europa e del mondo, sparisce per far posto al lungomuro. Bisogna lavorare per salvare le nostre passeggiate a mare, luoghi dove poter ammirare il mare, il tramonto, luoghi romantici che vanno recuperati e tutelati. Rottamiamo il cemento da quei litorali più compromessi per restituire ai cittadini la bellezza del paesaggio marino

Il mare in gabbia

I 7.375 chilometri di litorale italiani costituiscono un patrimonio naturale e sociale inestimabile. Sono 15 le regioni italiane che affacciano sul mare: si va dai 1.900 chilometri della Sardegna e ai 1.484 della Sicilia ai soli 35 chilometri del Molise che è la regione con il tratto costiero più ridotto. Il dato degli stabilimenti balneari disseminati lungo le nostre coste è impressionante. Sono, infatti, oltre 7 mila: in pratica uno per ogni chilometro di litorale, anche se in zone di grande affluenza turistica questa concentrazione cresce in maniera esponenziale ed insostenibile. La regione con il più alto numero di stabilimenti è la Liguria, dove su 135 chilometri solo 19 sono “liberi” e tre attrezzati. Segue l’Emilia Romagna dove 80 chilometri su 104 sono occupati da bagni privati: la sola provincia di Rimini su 40 chilometri di costa ha la bellezza di circa 700 bagni. A Roma (lido di Ostia) l’85% delle spiagge è occupata da stabilimenti e il lungomare non esiste. A Fregene identica situazione, mente a Torvaianica (provincia di Roma) 8 Km ininterrotti di case edifici impedisce la visuale e l’accesso al mare. In Campania sono 80 i km di spiaggia privata. In Sicilia il caso simbolo è quello della cancellata della spiaggia di Mondello e la saturazione dell’arenile da parte delle cabine è totale.

A Maiori, nel cuore della Costiera amalfitana, una delibera comunale ha di fatto privatizzato tutto il litorale: 830 metri su 850, non prevedendo nemmeno un metro di spiaggia gratuita. Si calcola che almeno 1050 km di spiagge, sono occupate da stabilimenti. Circa il 28 % delle coste. Ma agli stabilimenti dobbiamo aggiungere le infrastrutture, i campeggi ed i villaggi turistici, le opere abusive residenziali, e soprattutto gli agglomerati urbani costieri realizzati a ridosso dell’arenile: come nel caso di Torvajanica (Pomezia – Roma) dove circa 9 km di costa/spiaggia sono completamente nascosti da file ininterrotte di palazzi, stabilimenti e ville. Il dato sull’occupazione delle aree demaniali marittime in Italia si aggira intorno al 60% del totale del litorale.

Per andare al mare bisogna pagare. Una violazione di legge.

Prezzi salatissimi, interminabili muri di recinzione che troppo spesso nascondono anche solo la vista del mare, vere e proprie palazzine di cemento alzate sulla sabbia, innumerevoli attività che nulla hanno a che vedere con la balneazione, ostacoli fisici ed economici inducono la maggior parte delle persone a credere che le spiagge e gli stabilimenti siano circoli privati. Invece si tratta di concessioni pubbliche di terreno, vincolato e protetto che noi (lo Stato) abbiamo dato in concessione a privati per realizzare limitate strutture per la balneazione, cabine, bagni ecc., fornire servizi e mantenere pulito e fruibile l’arenile. Il risultato è che le spiagge sono sempre meno accessibili per chi non voglia pagare prezzi altissimi. Il mare, in molte parti del nostro litorale è ormai “oscurato” da barriere e strutture di cemento e le spiagge libere sono una ‘specie in via d’estinzione’. La situazione italiana dal punto di vista dell’uso del demanio marittimo è una vera e propria anomalia che non ha eguali nel mondo. La forte privatizzazione degli arenili ha portato i cittadini a non poter godere del diritto di andare al mare senza pagare un biglietto d’ingresso. Una famiglia italiana ogni giorno è costretta a pagare, spesso solo per farsi un bagno, un biglietto d’ingresso a un costo medio di 15-20 euro.

A questa vera e propria anomalia tutta italiana ha provato a porre rimedio una norma approvata dal Parlamento su proposta dei Verdi e di cui il primo firmatario è stato Angelo Bonelli: “Art. 1, comma 251, legge 296/2006 è fatto "obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine della balneazione”.

L’Italia è l’unico caso al mondo che si paga per farsi un bagno al mare! Cosa fare? Resistere, resistere, resistere! Facciamo rispettare i nostri diritti e chiediamo che siano puniti gli abusi. Per questo sul sito dei Verdi www.verdi.it è possibile scaricare il Manuale di autodifesa del bagnante, un utile strumento per conoscere e far valere i propri diritti. Lo scopo del manuale è quello di fornire alcune indicazioni per la tutelare dei i diritti elementari del bagnante, quelli che né l’arroganza di alcuni, né le sanatorie, hanno ancora aggredito. Un vademecum che vuole essere anche un piccolo contributo per una rinnovata voglia di riprenderci il mare che ci appartiene e che norme antiquate e di stampo medioevale, hanno concesso in esclusiva a poche decine di soggetti concessionari balneari”, con la complicità di una certa classe politica e di istituzioni “distratte”. Nella scorsa legislatura siamo riusciti a cambiare la legislazione: adesso, però spetta a tutti noi vigilare affinché i diritti dei cittadini siano rispettati.

L’erosione delle coste.

Se da una parte la pressione antropica si spinge sempre più vicino al mare, dall’altra il fenomeno erosivo delle coste rosicchia ogni anno nuove fette di territorio. La cementificazione del letto di fiumi e torrenti assieme alla costruzione di dighe e la deviazione artificiale dei corsi d’acqua ha, infatti, diminuito del 90% la quantità di sedimento che raggiunge il mare negli ultimi 50 anni. Questo impedisce l’apporto di sabbia e detrito necessario a mantenere vitali le nostre spiagge: ogni anno spariscono dai 30 centimetri ai 10 metri di litorale sabbioso. Italia, Spagna e Grecia conducono la lista mediterranea per l’erosione costiera: le spiagge si sono ridotte del 40% nell’ultimo mezzo secolo.

Alcuni esempi : di scomparsa di lungomare e di comparsa dei ‘lungomuri’.

Lazio

• Ostia 85% delle spiagge sono occupate da stabilimenti e il mare non è visibile

• Fregene non esiste lungomare la solo strutture private balneari

• Torvaianica 12 chilometri di case costruite sulla costa impediscono qualsiasi visuale del mare

Toscana

• Livorno 50% della visuale del mare impedita da strutture balneari

• Marina di Carrara gli stabilimenti impediscono la vista

• Viareggio il mare non sei vede , e si vede solo a Piazza Mazzini 65% il mare non si vede

• Marina di Pietrasanta 70 % il mare non si vede

• Forte dei Marmi 70 % il mare non si vede

Liguria

• Genova 70% il mare non si vede

• Arenzano 80% il mare non si vede

• Alassio 60-70 % il mare non si vede

• Luano 60%

• Varazze 60%

• Ceriale 60%

• Albissola 60%

Sicilia

• Catania 60 % mare non si vede

• Mondello ancora presente la cancellata e fitta presenza di cabine che ha occupato tutto arenile

• Siracusa 60% presenza porto e cementificazione costa

Abruzzo

Pescara 50 % in fase di peggioramento

Emilia Romagna

• Rimini 40 % mare non visibile, a Rimini vi è la più alta concentrazione di stabilimenti

• Cervia 60% mare non visibile

• Milano Marittima 60% mare non visibile

Puglia

E’ la regione con la più alta visibilità del mare 70%

A cura di Angelo Bonelli - Federazione dei Verdi

SI ALLEGA IL MANUALE DI AUTODIFESA DEL MARE


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Dov’è finito il lungomare?
17 settembre 2008, di : sally

Per quanto riguarda Ceriale ed Alassio dove sono appena stata in ferie devo dire che il mare si vede quasi sempre!! Ceriale e’ tutta una passeggiata lungomare e ad Alassio, tranne che in alcuni rari pezzi dove non c’e’ passeggiata e’ quasi tutto un "lungomare" (dalla passeggiata Ciccione fino alla chiesetta dei marinai) - concordo invece per Fregene che e’ un vero schifo! Oltre al fatto di non esserci la passeggiata, non sono MAI riuscita a vedere come fosse il mare a causa delle continue palizzate di recinzione! Lidia