Dopo quasi 25 anni chiude Metro. Cambia il direttore della Gazzetta del Sud
Fanno la fame i giornalisti a partita Iva – La parola dell’anno è “rispetto” – Mediaset si preoccupa dei dipendenti
CAMBIA DIRETTORE LA GAZZETTA DEL SUD – Il quotidiano La Gazzetta del Sud cambia direttore responsabile. Si dimette Alessandro Notarstefano, dopo 12 anni di direzione, ed entra Nino Rizzo Nervo che ha iniziato la sua carriera giornalistica proprio in questo quotidiano. Nervo è stato direttore della Tgr Rai, del Tg3, del TgLa7 e del quotidiano Europa. Per sette anni ha fatto parte del Consiglio di amministrazione della Rai ed è diventato presidente della Scuola di Giornalismo radiotelevisivo di Perugia. Nel governo Gentiloni ha svolto il ruolo di vice segretario generale della presidenza del Consiglio. La Gazzetta del Sud è ben radicata a Messina ed è il primo quotidiano in Calabria con redazioni a Reggio, Cosenza, Catanzaro e Vibo. Ha anche un network di radio e Tv nonché un centro stampa, a Messina, dove si stampano varie testate nazionali. Ha una tiratura cartacea attorno alle 12 mila copie giornaliere.
GIORNALISTI AUTONOMI – Possiamo dire che fanno la fame. Parliamo dei giornalisti cosiddetti “autonomi”, un modo elegante per indicare quei giornalisti che non sono dipendenti di giornali o radio e Tv. Praticamente quelli senza contratto, freelance e collaboratori vari. Dal 2023 sono aumentati dell’1% passando da 46.910 a 47.178. Per chi lavora a partita Iva gli importi medi sono pari a 15.995 euro lordi annui; quelli dei collaboratori si attestano a 11.404 e il maggior numero dei contribuenti si colloca nella fascia di età tra i 40 e i 49 anni.
PAROLA DELL’ANNO – L’Enciclopedia Treccani ha scelto, come parola dell’anno 2024, la parola "rispetto". Il Dizionario dell’italiano Treccani definisce il “rispetto” come un «sentimento e atteggiamento di stima, attenzione, riguardo verso una persona, un’istituzione, una cultura, che si può esprimere con azioni o parole». In realtà spiegano Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, condirettori del Vocabolario Treccani, in un comunicato ripreso da Adnkronos – «dovrebbe essere posta al centro di ogni progetto pedagogico, fin dalla prima infanzia, e poi diffondersi nelle relazioni tra le persone, in famiglia e nel lavoro, nel rapporto con le istituzioni civili e religiose, con la politica e con le opinioni altrui, nelle relazioni internazionali. Il termine rispetto, continuazione del latino ‘respectus’, va oggi rivalutato e usato in tutte le sue sfumature, proprio perché la mancanza di rispetto è alla base della violenza esercitata quotidianamente nei confronti delle donne, delle minoranze, delle istituzioni, della natura e del mondo animale». Purtroppo, spiegano i ricercatori, la parola viene usata spesso, impropriamente, nella polemica politica come premessa di attacchi verbali aggressivi, offensivi e violenti, o all’espressione uomini di rispetto, tristemente nota per aver indicato gli affiliati alla mafia.
MEDIASET SI PREOCCUPA DEI DIPENDENTI – L’azienda del fu Berlusconi e guidata ora dal figlio Pier Silvio si preoccupa del benessere psicologico dei suoi 3 mila dipendenti. I dipendenti, ora, possono usufruire di un servizio di supporto psicologico online attraverso la piattaforma «unobravo». Nello spot si legge che «Il lavoro occupa spazio. Ma il nostro benessere mentale merita il suo». A quanto sembra una persona su due soffre di ansia e insonnia mentre «9 persone su 10 ritengono essenziale che l’azienda promuova il benessere psicologico».
DOPO QUASI 25 ANNI, METRO CHIUDE – Il 3 luglio 2000 è uscito il primo quotidiano gratuito in Italia su un’idea venuta dalla Svezia. Metro appare, per la prima volta, nelle stazioni di Roma e, poco dopo, a Milano. Dapprima distribuita dagli “strilloni” e, in seguito, dai “dispenser”. Il 23 dicembre 2024 è arrivata la lettera di chiusura del quotidiano ai dipendenti del quotidiano. È terminata così l’avventura del quotidiano gratuito che aveva fatto da apripista ad altre testate. L’editore-direttore, Salvatore Puzzo, ha firmato le lettere di licenziamento ricordando «che la casa editrice è in liquidazione da agosto 2024; l’agenzia fotografica LaPresse ha risolto unilateralmente il contratto; la tipografia non è più disponibile a stampare le copie del giornale; la società di hosting del sito web è prossima a staccare la spina; i conti correnti bancari sono stati prima congelati poi pignorati; la concessionaria di pubblicità si è dichiarata indisponibile a proseguire l’attività nel 2025...», quindi, non rimane che la chiusura. I giornalisti, da parte loro, comunicano «Mentre sono state avviate le trattative – con il sostegno sindacale dell’Associazione Stampa Romana e dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti – per garantire la massima protezione alle colleghe e ai colleghi, come Cdr ci teniamo a riavvolgere il nastro di questo brutto finale… Il suo arrivo ha portato anche delle innovazioni giornalistiche – il ‘Metro style’ – che oggi sono divenute imprescindibili: dalla sintesi dei testi alle infografiche, dall’attenzione a tutte le sensibilità alla paritaria rappresentazione di genere. La freepress – a dispetto dei falsi miti – non ha “rubato” lettori a nessuno, innescando invece un virtuoso effetto democratico di allargamento dei fruitori di informazione e di incentivo alla lettura… Una storia forse troppo bella per un Paese miope come il nostro. Per questo si è fatta via via terra bruciata intorno alla freepress ed è iniziata la parabola discendente, complice il dilagare dei cellulari e delle ‘squid-news’ on demand, con il declino generale della carta stampata. Il colpo definitivo però, in una mesta spirale di immeritato avvitamento, è venuto dall’improvvida gestione degli editori nostrani che hanno accompagnato Metro al capolinea».
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