Domandarsi
L’uomo è come una grande cucina completa di tutti gli ingredienti per preparare i piatti migliori, l’uomo ha tutti gli strumenti per trasformare la sua avventura terrena nella più affascinante delle avventure.
Il libero arbitrio equivale al potere decisionale dell’individuo? L’individuo può dunque autonomamente scegliere il proprio comportamento, essere libero arbitro del proprio pensare, agire, decidere? Che cosa è la libertà? E’ libertà nel pensare, nell’agire, nel decidere?.
Allora libertà e libero arbitrio dovrebbero coincidere nel senso che senza il libero arbitrio non ci può essere la libertà, però senza la libertà ci può essere il libero arbitrio.
Nei campi di concentramento nazisti, (quelli più vicini a noi nella memoria storica), dove la perdita di libertà era assoluta si verificarono episodi di autentico eroismo che non possiamo e dobbiamo dimenticare, generati dal potere del libero arbitrio. Quindi esso ha un valore maggiore della libertà perché è il valore della coscienza.
L’uomo di oggi si sottostima per sfuggire alla propria coscienza la quale permette di agire attraverso il libero arbitrio.... volentieri mi considero in una posizione di inferiorità, di subalterno, cosa mai potrei fare da solo? E’ necessario per me seguire la corrente, perdere di vista la"magia" della vita, la stupenda sacralità della vita, è necessario farsi ricattare dagli eventi, dal comportamento degli altri.
Eppure se solo attivassi il mio libero arbitrio sarei libero da ogni ricatto, forse non ci fa direttamente conoscere il senso ultimo dell’esistenza però è l’unico vero impegno umano di noi esseri umani.
Di fronte ad un qualsiasi problema, dilemma, situazione, noi possiamo chiederci "è giusto fare questo?", qualunque sia la risposta ci deve essere da parte nostra la profonda consapevolezza delle nostre responsabilità per quello che decidiamo di fare.
L’applicazione del libero arbitrio è la più alta manifestazione di libertà della persona, io smetto di agire o meglio di reagire in base al comportamento dell’altro ed incomincio ad agire secondo il mio comportamento... con te che mi hai offeso, derubato, picchiato o tradito, posso ancora dialogare, non saranno le tue menzogne, le tue mascalzonate, a farmi alzare un muro invalicabile, sarai tu che ora dovrai confrontarti con il mio rispondere.
L’uso del libero arbitrio nel "bene" si sovrappone all’evangelico "porgere l’altra guancia", un insegnamento che l’ottusità di una società in cerca di stereotipati modelli vincenti può valutare come un’azione passiva e non di forza quale essa è.
Certo vale anche il contrario, intercambiando i termini l’equazione non cambia, però in questo caso devo assumermi le mie responsabilità senza voler addossare la colpa a nessuno.
Hai tradito tua moglie? Non hai neanche il coraggio di ammetterlo, decidi invece di separarti...signor giudice mia moglie dorme con sette pigiami, mia moglie non pulisce la casa e quella poveretta tutto il giorno a far faccende e a lavare i tuoi calzini.... Oppure... no, non è possibile andare avanti così, dobbiamo portare il babbo, la mamma, alla casa di riposo perché vedi là li guardano meglio, neanche fossero pecore al pascolo, io sono stanca...Io sono stanco.
Esempi del vivere quotidiano, fin troppo quotidiano, ingiustizie che ci saranno sempre, bugie dette e pensate per assecondare il nostro umano egoismo; ma quando parlo di coscienza io considero solo una coscienza costruttiva, la coscienza del "giusto", quella che non distrugge, non uccide, non prevarica, la coscienza del rispetto, l’unica coscienza "ecosostenibile", che ci è stata data per farci vivere in un mondo migliore.
La nostra società ha perso i giusti parametri di riferimento ed annaspa per uscire da un impasse pericoloso per la nostra futura sopravvivenza, la classe politica spesso ignorante e arrogante è di poco aiuto. Nella babele delle offerte commerciali dei diritti individuali riprendiamoci quello che è autenticamente nostro, parlo della libertà di decidere il nostro destino attraverso microdecisioni quotidiane stabilite sulla base della forza della giustezza; che gli specchi ci servano non per arrampicarci ma per scrutarci in modo da illuminare le nostre zone d’ombra.
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