Direttori di sé stessi, ma ben retribuiti

Dall’assoluzione di Maniaci alle intercettazioni. Passando per Santoro

di Adriano Todaro - mercoledì 14 aprile 2021 - 1555 letture

ASSOLTO PINO MANIACI ‒ Il giornalista Pino Maniaci, noto per le sue campagne antimafia, è stato assolto dall’accusa di estorsione, ma condannato a un anno e 5 mesi di carcere per diffamazione. Si conclude così la vicenda del direttore della emittente Tv Telejato, iniziata nel maggio 2016. Come riporta l’Ansa, secondo l’accusa, Maniaci avrebbe preteso favori e denaro da amministratori locali minacciandoli, in caso di rifiuto, di avviare campagne mediatiche negative nei loro confronti. Il processo nasce da una indagine della Dda di Palermo sulla mafia di Borgetto, paese della provincia di Palermo. L’inchiesta, portò all’arresto di 10 esponenti del clan. Secondo l’accusa, il giornalista, a cui venne notificato il divieto di dimora a Palermo e Trapani, avrebbe ricevuto somme di denaro e agevolazioni dai sindaci di Partinico e Borgetto e da un assessore comunale di Borgetto. In cambio avrebbe assicurato una linea soft della sua tv sull’operato delle Amministrazioni comunali. Maniaci incappò nelle maglie della giustizia per caso. Da una intercettazione ambientale, a carico di un sindaco, in diretta sarebbe venuta fuori la consegna di una somma di denaro al giornalista. Circostanza che insospettì gli investigatori che decisero di metterlo sotto controllo. Inizialmente Maniaci venne rinviato a giudizio insieme ai mafiosi. I suoi legali chiesero però lo stralcio della sua posizione che venne separata e trasmessa al giudice monocratico. Il reato di diffamazione, per cui l’imputato è stato condannato, vede come parti offese il giornalista Michele Giuliano e il pittore Gaetano Porcasi. Maniaci si è sempre detto innocente sostenendo di essere stato coinvolto nell’indagine per le sue inchieste sulla cattiva gestione dei beni confiscati alla mafia che vedeva coinvolte la presidente della sezione misure di prevenzione Silvana Saguto. Secondo quanto dichiarato dal suo avvocato ‒ Antonio Ingroia, ex pm a Palermo ‒ «i guai di Pino Maniaci sono iniziati dal momento in cui ha cominciato ad indagare sulle distorsioni del Tribunale Misure di Prevenzione di Palermo, quando questo era presieduto dalla dottoressa Silvana Saguto. Ad oggi la situazione è questa. Silvana Saguto è stata condannata in primo grado dal Tribunale di Caltanissetta per reati gravissimi. Pino Maniaci è stato assolto dai reati gravissimi per i quali era stato accusato. Giustizia è fatta».

SANTORO PARLA ‒ Michele Santoro, 70anni, già famoso conduttore tv, da tempo se ne stava zitto. Recentemente, però, ha rilasciato un’intervista a Nello Trocchia de Il Domani e non è stato certo indietro sui giudizi di conduttori televisivi e dirigenti Rai. Secondo Santoro, la Rai «Più che servizio pubblico, parlerei di servizio di ordine pubblico. La Rai è indietro. Sono rimasti due monumenti, Vespa e Berlinguer, che vanno in onda per il cognome che portano». L’informazione? «Non doveva fare così schifo come ha fatto nel racconto della pandemia. Il pensiero critico non trova cittadinanza, il dibattito politico, culturale e scientifico viene ridotto alle linee imposte dal governo». L’unica trasmissione che Santoro salva è Report ma, in Tv oggi, «non c’è comunque nessuno in grado di cambiare l’agenda politica, di incidere veramente». Piazzapulita della 7 «ha qualche similitudine con i miei programmi, ma quello che non trovo è lo spirito con il quale andavamo in onda noi, quello di dire qualcosa di diverso. Giletti, a modo suo, fa una sorta di tv popolare, però mena. A volte ripete cose che mi piacciono meno, però rispetto al potere ha un atteggiamento più irriverente, da cane da guardia».

DIRETTORI DI SÉ STESSI ‒ Sul Fatto, Gianluca Rosselli ha riportato gli stipendi dei cosiddetti “direttori di sé stessi” di casa Rai. Sono quei direttori inviati in Rai dalle forze politiche, spesso essi stessi trombati dalla politica, cui vengono assegnati direzioni di scatole vuote solo per giustificare il lauto stipendio. Il quotidiano cita i casi di Francesco Pionati, giornalista politico del Tg1 inventore del “panino” maggioranza-opposizione-maggioranza. Oggi in forza alla Rai di Napoli, con uno stipendio di 215.360 euro lordi annui. Poi c’è Fabrizio Maffei (240 mila euro) dal 2016 “membro della commissione preposta al progetto di mappatura del personale giornalistico”. Poi Fabrizio Ferragni (215.589 euro) e Luca Mazzà (240 mila euro), alla guida di due canali “fantasma”: il primo guida il canale in lingua inglese, che non ha mai visto la luce, il secondo alla guida del canale istituzionale. Nel mirino del Fatto anche Giovanna Botteri (211.666 euro), inviata in Cina, dove però la sede Rai è chiusa. Appena nominata capo-struttura di sé stessa, l’ex presidente Monica Maggioni (240 mila euro).

INTERCETTATE INTERCETTATE QUALCOSA RESTERÀ ‒ Aperto un fascicolo da parte del ministero della Giustizia sull’inchiesta della Procura di Trapani sulle Ong, nell’ambito della quale – secondo notizie di stampa – sarebbero stati intercettati anche più giornalisti nelle comunicazioni con le fonti. Come riporta l’Ansa, dopo le disposizioni date dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, è stata formalmente inviata all’ ispettorato generale la richiesta di "svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari, formulando all’esito valutazioni e proposte”. Anche l’Ordine dei giornalisti protesta con il suo presidente, Carlo Verna. Secondo Verna «saranno attuate tutte le iniziative a tutela del segreto professionale…. L’Ordine Nazionale dei giornalisti segue con attenzione la vicenda delle intercettazioni che hanno riguardato giornalisti impegnati nel racconto di vicende legate ai migranti e al centro di un’inchiesta della procura di Trapani». Verna così continua: «Siamo di fronte allo sfregio del segreto professionale… Emblematica l’intercettazione di una giornalista che parla con l’avvocata. Dove arriverà questo Paese, alle cimici nei confessionali? È un fatto che riguarda la qualità della democrazia. Ci appelleremo al Presidente della Repubblica, che oltre ad essere il supremo garante della Costituzione è anche il numero uno del Csm, e alla ministra della Giustizia. Per fortuna nostra e delle istituzioni si chiamano Sergio Mattarella e Marta Cartabia».


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