Diario di un tranquillo lunedì da cani

Fra poche ore chiudono i seggi elettorali e io non so ancora per chi votare. Sono triste, disperato e ho dormito male

di Adriano Todaro - martedì 26 febbraio 2013 - 1977 letture

Sono le 5,35 di lunedì 25 febbraio. Non sono riuscito a dormire per i tanti pensieri che mi furriavano per la testa. Lunedì è sempre una fatica, il giorno più triste, peggiore di tutti gli altri giorni. Il tempo non aiuta di certo: grigio e freddo, tempo del nord con fiocchi di neve. Sono in cucina e metto il caffè sul fuoco mentre mia moglie continua a dormire, alla grande. Ho sempre invidiato la capacità che hanno le donne perché, anche nei momenti di tensione, riescono sempre a comportarsi in modo più razionale che noi maschietti. Dovrei farmi la barba ma sono inverso, non ho voglia. E’ lunedì. Il lunedì con i seggi ancora aperti ed io a votare non ci sono ancora andato.

Stanotte ho avuto degli incubi. Ho sognato l’Omino gonfio e marrone che mi violentava, un altro, con il loden sotto un sole torrido, che mi sgridava perché mi ero incastrato fra le porte girevoli del Monte dei Paschi di Siena, il Pier Luigi che smacchiava i leopardi e poi uno che aveva sulla testa tutta la Lombardia e mi urlava nelle orecchie di trasformare il sogno in realtà. E la mia preoccupazione era proprio questa che il sogno diventasse realtà. E allora ho cercato di pensare ad altro ma non c’è stato verso. Uno dopo l’altro mi apparivano donne e uomini di questa campagna elettorale: bocche spalancate, urla, grida, i visi trasformati, le vene del collo gigantesche. Ad un certo punto mi è apparsa la Santanché, enorme, con le braccia lunghissime che mi fagocitava, mi inghiottiva in un sol boccone mentre Za-la-Mort Sallusti con una schifosissima schiuma che colava dalla bocca, continuava a ripetere "Sono stato graziato... sono stato graziato... sono stato graziato..." e il cugino Ignazio, con il forcone in mano, che mi punzecchiava le chiappe mentre ghignava oscenamente.

E così ho deciso di alzarmi ed ora sono qui, in cucina. Devo recarmi ai seggi. Vado? Non vado? E se vado, per chi voto? Un paio di giorni orsono ho trovato nella mia casella postale una lettera di quello che ha la Lombardia sulla testa. Ora dovete ammettere che deve essere scomodo andare in giro con una Regione in capo. Voterei per lui solo perché mi fa pena, sempre in giro con la ramazza e gli occhiali con la montatura rossa. In una foto ride e stringe i pugni. Sembra un bimbo-vecchio sul vasino nell’attimo dello sforzo.

Ma non sono il solo che non ha dormito. Sono sicuro che non ha dormito Antonio Ingroia e neppure Beppe Grillo. Si stanno giocando tutto. Gli altri, quelli di lungo corso, hanno dormito benissimo. D’altronde spesso si addormentano anche in Parlamento quindi... Prendete ad esempio il Celeste Furmigün. Lui si è alzato pimpante, ha recitato le sue rituali preghiere, inginocchiato ai piedi del letto. Poi ha fatto una parca colazione perché lui ha fatto il voto di povertà e sta pensando a cosa indossare. Mi si noterà di più con una giacca color salmone o nera? E se mettessi l’abito di Roberto Cavalli con disegni astratti rossi e blu su fondo bianco? E la cravatta, come la scelgo? A righine o quella azzurra di Marinella? E poi il Celeste non deve dimenticare le creme di bellezza perché sarà intervistato senza dubbio e lui deve fare bella figura, anche se quei cattivoni di giudici comunisti l’hanno definito come uno "al vertice di un’associazione a delinquere".

E’ vero, le creme costano ma sono indispensabili per le rughe. Ogni barattolo di Genescience per il viso costa dalle 150-200 euro. Embè, che ci fa? Tanto mica paga Formigoni. E io non mi sono ancora fatto la barba. Chissà com’è che i politici, anche la mattina presto, sono pimpanti, io mai. Boh! Comunque sia, le ore passano ed io sono ancora pieno di dubbi.

Ora c’è anche il ricatto del voto utile. L’unico, a sinistra, è quello per il Pd. E così se non vincerà, la colpa non sarà dal comportamento che hanno tenuto, negli anni, i dirigenti di questo partito, quanto piuttosto il mio voto. Non potrò girare per le strade che subito verrò additato come colui che ha fatto vincere l’Omino. Certo una bella responsabilità. Si potrebbe ribaltare il ragionamento: l’unico voto utile è quello dato ad Ingroia, oppure a Grillo. Se non vincerà la responsabilità è di tutti coloro che hanno preferito votare Pd. E poi: utile? Utile a chi? Prima di tutto il voto deve essere utile a me. I voti vanno conquistati, con la coerenza, il comportamento retto, l’onestà intellettuale e non solo. Ma quando leggo che in Sicilia (e non solo), nelle liste del Pd ci sono ancora personaggi squalificati che fanno campagna elettorale, ho i miei dubbi sul voto utile dato al Pd. E l’articolo 18? Il conflitto d’interessi? Il taglio delle pensioni? Le spese per gli armamenti? L’appoggio alle opere inutili come il Tav e tanti altri corridoi e Pedemontane? I tagli ai disabili? E le Tv di Berlusconi che non bisognava toccare? E le leggi immorali contro i migranti firmate dal nostro Napolitano? E la Lega che era "una costola del movimento operaio" come sosteneva la Volpe del Tavoliere? E le leggi, vergognose, che in Parlamento si potevano non far passare ma grazie alle assenze dei deputati del Pd passavano? E i soldi che ha ricevuto Bersani da padron Riva dell’Ilva e il voto favorevole sulla legge per salvare il diritto dell’Ilva ad inquinare? E tanto altro ancora senza dimenticare il "pacchetto Treu" che in realtà si è trasformato in un "pacco" per tanti lavoratori e i soldi dati alle scuole private e al Vaticano. Bersani non era né su Marte e neppure a Bettola. Era in Parlamento e al governo!

Adesso Pier Luigi dopo aver, per mesi, pettinato le bambole, passa a fare il pompiere e bellamente dichiara: "Siam mica qui a spegnere le candeline con l’estintore!". E mentre cerca l’estintore, o le candeline, il suo spin doctor, Miguel Gotor, gli suggerisce di fare scouting tra i grillini. Debbo confessare che sono stato preso dal panico. Scouting che vorrà mai dire? Poi mi hanno spiegato che significava "esplorare". Ma poteva il Pier Luigi di Bettola usare una locuzione così comune? E perché mai il Pd vuole fare scouting fra i grillini? Non sarà perché ha paura di perdere? No di certo, risponde deciso Gotor: "Come dice San Paolo: giusta è la battaglia e andiamo avanti con il nostro passo". In Tv, tempo addietro, a Bersani avevano chiesto chi avrebbe messo nel suo Pantheon personale. La risposta era stata: "Giovanni XXIII ". Insomma, siamo in pieno campetto dell’oratorio.

Ora io non ho nulla contro San Paolo di Tarso o Giovanni XXIII, persone degnissime. Ma non si poteva citare qualcun altro? Chessò, Di Vittorio? Berlinguer (Enrico, non Luigi)? Oppure Pertini, Calamandrei, i fratelli Rosselli? Mi viene in mente cosa diceva proprio un cattolico come Giuseppe Dossetti: "Il governo è figlio del Parlamento, il Parlamento è figlio del suffragio popolare, mentre il partito è un parvenu figlio di ignoti cui è bene rinfrescare la memoria sulle proprie origini". E mi vengono in mente, in questo triste lunedì, le parole premonitrici di Berlinguer: "I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune...". Lo diceva il 28 luglio 1981, dieci anni prima di Tangentopoli, quando non c’era ancora né Scilipoti né Mirello e neppure Penati. E chi non era d’accordo con queste analisi? Massì, lui, il nostro re, Giorgio Napolitano che in un articolo le definiva "Tendenze nettamente reazionarie".

I partiti continuano ad essere "macchine di potere". Più di 100 raggruppamenti si sono presentati a queste elezioni tutti desiderosi di farmi vivere meglio. Tutti vogliono il mio voto. E io non ho ancora deciso. Vogliono il mio voto e fanno le manfrine. L’Omino incontra, per caso, al Corriere della Sera, il Pier Luigi e giù sviolinate: "Auguri presidente...". "Ancora poche ore e poi ci riposiamo...". "Fra poco è finita...". L’Italia è il Paese dei presidenti. Sono tutti presidenti. L’Omino inamidato, ad esempio, è stato presidente del Consiglio. Ora non lo è più, ma tutti lo chiamano presidente, anche il Pier Luigi. Voglio svelarvi un piccolo segreto: anch’io sono stato presidente, presidente del condominio. Poi una congiura delle ali estreme mi ha fatto cadere ed ora, non capisco, nessuno più mi chiama presidente. Boh!

Presidenti e dottori. L’Oscar si è dimesso perché si è scoperto che non aveva né lauree e neppure un misero master che non si nega a nessuno. Ad Oscar, la laurea, dovrebbero dargliela ad honorem. D’altronde in Italia siamo tutti dottori. Cosa volete che sia per uno che millanta di aver cantato allo "Zecchino d’oro"?

Qualche tempo fa avevo scritto che era mia intenzione "scendere in campo". Per fortuna non l’ho fatto perché io la laurea non ce l’ho. Cosa potrei scrivere nel mio curriculum? Che a 15 anni sono andato in fabbrica a lavorare e ho fatto le serali? Che non ho neppure un avviso di garanzia? Che non ho mai partecipato allo "Zecchino d’oro" anche perché sono stonato come una vacca spagnola? Chi mai mi voterebbe? E poi leggo che il Celeste presidente della Lombardia, pasteggiava a champagne. Io, con il vino della Coop.

Basta! Il tempo corre e io non ho ancora deciso. Guardo fuori della finestra. Nevica debolmente, il cielo è grigio, scuro, l’aria sa di ruggine. E non so per chi votare. Mi viene voglia di buttarmi nel cesso e di tirare la corda.


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